LA RIVOLUZIONE DI FACEBOOK

dedicato a Lilia, che ancora non si decide


Caro D.

Perdonami se ti faccio gli auguri con ben due giorni di ritardo.

Il  motivo non è, come avrai subito pensato, il proverbiale ritardo con cui faccio tutte le cose, no.

Bensì trattasi del fatto che nella civiltà di Facebook uno non deve più ricordarsi dei compleanni degli amici, perché tanto c'hai la tua bacheca, ogni giorno, che ti ricorda di chi è il compleanno. Così finisci per fare gli auguri anche a un sacco di semi-sconosciuti, o semplicemente gente a cui non li faresti mai perché sono persone di cui non ti frega nulla anzi magari ti stanno pure sulle palle, ma almeno così compensi la dimenticanza verso coloro che colpevolmente continuano a snobbare il libro delle facce…

E del Libro delle Facce, io – bada bene – sono un sempre più fervido ed entusiasta sostenitore. E non, come potrebbe pensare alcuno maliziosamente e con vivo piglio sarcastico, perché ci rimorchia un sacco (anche se è vero che le ultime tre storie che ho avuto non sono nate su FB ma senza FB non si sarebbero mai sviluppate) ma perché lo considero semplicemente il compimento dell'era internet: il mezzo che come nessun altro è riuscito a sintetizzare e integrare tute le potenzialità che internet ha dato alla nostra civiltà.

Facebook ha superato tutti i luoghi comuni e le degenerazioni che la Rete aveva rischiato di portare nella nostra epoca, e ci ha invece fornito tutti quei servizi che – bada bene – non sono bisogni indotti, ma risposte a domande che facevamo da sempre.

Tanto per sfatare il luogo comune principe delle reti sociali (vedi quanto sono bravo: io non faccio come L'Espresso che su una pagina scrive articoli sulla degenerazione della ingua italiana, e la pagina dopo scrive pezzi molto trend che abusano di parole straniere inutili! Io agisco sul concreto!).

Dieci anni fa su internet conoscevi delle persone sotto falsa identità, la Rete era un luogo "altro" era una "Second Life" (nome, non a caso, di un altro universo internet) dove nasconderti e sublimare le tue frustrazioni creandoti un'identità alternativa e facendo amicizia con persone sconosciute sotto falsa identità.

Non a caso nei forum, nelle chat, nei blog ci si entrava sempre con un nome falso, il cosiddetto nickname. Io credo di essere stato tra i pochissimi a usare nome e cognome sia nel blog che in chat.

Ebbene Facebook ha rovesciato tutto: entri con il tuo nome e cognome, la foto, le generalità. E, teoricamente, ti relazioni solo con persone che già consoci nella tua vita.

Facebook non è un'alternativa alla vita reale, ma è un mezzo di comunicazione: come la posta, il telefono, la mail. Un mezzo che ti semplifica la vita e ti aiuta a viverla più intensamente sia sul piano professionale che su quello umano.

Ti aiuta a restare in contatto, a sviluppare rapporti, ma anche a informarti, ad ascoltare musica, a vedere video, a guarde le foto degli amici. E alla fine i giochini, tanto celebri e tanto cazzeggianti, sono solo una parte marginale del sito; non assumono, cioè, un ruolo egemone.

Poi possiamo parlare della privacy: è vero, tutti si fanno i cazzi di tutti. E che c'è di male? Nessuno ti costringe: su Facebook condividi solo ciò che VUOI condividere. Sei tu che decidi, sei tu il padrone. Hai tantissime risorse a disposizione e non sei costretto a usarne alcuna.

Insomma, Facebook serve a condividere. E cosa c'è di più bello nella vita, che condividere?

Condivide il poeta che scrive per i suoi lettori, condivide il viaggiatore che ha scattato tante foto, condivide il depresso che ha bisogno di sfogarsi, condivide l'innamorato che vuole gridare al mondo quanto è bella la vita, condivide chi ha scoperto una cosa e vuole farne partecipe gli altri. Su Facebook puoi farlo, sempre, e con tante persone. A prescindere da chi tu sia.

Per questo io gli darei il premio Nobel per la pace, a Zuckerberg. Perché Facebook è la vera Rivoluzione Sociale: perché su Facebook sono tuti uguali, tutti sono allo stesso livello, tutti hanno le stesse potenzialità e gli stessi mezzi: il ricco e il povero, l'operaio e il magnate della finanza, il professore universitario e lo studente sedicenne, il giornalista potente e il semplice blogger, il segretario di partito e il giovane militante, il super figone palestrato e il disabile grave, il personaggio famoso e il suo fan.

Sì, anche da questo punto di vista FB è una rivoluzione: perché il rapporto è sempre alla pari. E quindi non sei solo tu a seguire quello che fa la celebrità e a commentarlo, ma capita anche il contrario: c'è anche la celebrità che legge quello che scrive il suo fan, e magari gli fa i complimenti.

Non c'è più il rapporto, impostato prima dal teatro, e portato poi agli estremi dalla radio e dalla televisione, di subordinazione: uno fa, l'altro guarda e ammira. Tutti possono fare, tutti possono ammirare. Non c'è più il  limite posto dall'editoria tra chi legge e chi scrive, tra gli decide quali notizie devono circolare e chi ne usufruisce: tutti fanno informazione libera e senza costi. Non c'è più chi produce un film o un programma televisivo e lo distribuisce e lo trasmette e chi lo guarda: tutti sono attori, tutti sono spettatori. Non ci sono più le stanze del potere dove si discute:  tutti discutono ovunque.

Poi tu mi dirai, perché lo so che lo dirai: a me non frega niente di mostrarmi, lo sai. Anzi, sono una persona molto riservata. Certo, il telefono, però ce l'hai. Magari lo usi poco, magari non mandi sms, magari non navighi, non fai le foto o i videogiochi. Magari lo tieni sempre spento. Però ce l'hai. Perché ti serve – comunque – per contattare ed essere contattato.

Anche a questo serve Facebook. E' l'unico modo che la rete ti offre per essere raggiungibile. Forse non a caso ci sono tante persone che sono registrate su Facebook, ma che Facebook non lo usano MAI.

FB ha compiuto una rivoluzione anche sul fronte della reperibilità: tu dai un nome, un cognome, una mail (che non necessariamente è la tua mail principale) e chi ti cerca riesce a trovarti.

Mi dici niente?

Ti dirò di più: per una personalità morbosamente narcisistica come me, Facebook ha avuto persino un effetto terapeutico. Perché non nego che in passaot ho esagerato col mettere i cazzi miei in pubblico. Avevo creato il mio blog per raccogliere i miei articoli, e invece è diventato presto un diario online che ho usato spesso come confessionale. Beh, sappi, caro amico mio, che certe cose  oggi non le faccio più nemmeno su Facebook.  Tu mii dirai: grazie al cielo sei cresciuto un pochino. Ma no, non è solo questo. Forse, semplicemente, io avevo una grande fame di condivisione e avendo avuto – da due anni a questa parte – una forma di condivisione quotidiana e pienamente appagante non ho più avuto bisogno di certi eccessi.

E' come uno che lo tieni a stecchetto un mese, e quando mangia fa indigestione ma poi se gli dai da mangiare tutti i giorni cose sane magari si mette anche a dieta.

Se per un periodo ho usato il blog come un diario online, ora sto iniziando ad usare facebook come un blog: parlo sempre di meno della mia vita personale, e sempre in modo indiretto, accennato, raramente in modo esplicito, mentre tendo ad usarlo soprattutto come strumento creatività ed espressione civica.

Viceversa, vedo persone profondamente interiorizzate, che proprio grazie a Facebook imparano ad aprirsi agli altri, a condividere i propri pensieri senza paura.

Tu mi dirai che Zuckerberg ha fondato Facebook per sputtanare la fidanzata e questo non è molto bello. E allora? Sono i frutti che ci interessano, non l'intenzione con cui è stato gettato il seme. Ce lo insegna anche in Vangelo, a noi cristiani, questo. D'altra parte lo stesso internet è nato per scopi militari. Diciamoci la verità: poche delle grandi innovazioni tecnologiche sono nate per nobili motivi. E allora? Il Signore si serve del peggio per tirare fuori il meglio!

Ma so bene quale è la tua più grossa obiezione a Facebook: Report gli ha dedicato un'intera puntata. E' il controllo. Facebook e le altre reti sociali di internet vengono utilizzati dai governi e dalle aziende per spiarci e per controllarci.

Beh, sai che ti dico che  a parte il fatto che le controindicazioni ci sono in tutto, a parte il fatto che internet o meno siamo comunque spiati attraverso il telefono, attraverso le telecamere, attraverso il satellite, quindi è del tutto inutile cercare di sfuggire al Grande Fratello, io cred o anche che ci sia molta paranoia diffusa e la deliberata intenzione- da parte di chi detiene il potere – di sputtanare la rete in ogni modo proprio per difendere quel potere. Proprio perché la Rete sfugge la controllo.

Ti sei domandato perché ad ogni puttanata che succede al mondo si cerca di ttrovare ilmodo per criminializzare internet o facebook? Proprio stamattina ho riascoltato una trasmissione in cui ironizzavo sul fatto che dopo il terremoto ad Haiti su Facebook c'erano stati dei gruppi che inneggiavano al terremoto, e qualcuno aveva chiesto di identificarli e denunciarli.

I "mandanti morali del terremoto", li avevo chiamati io. Ti pare logico? Che si parli al telegiornale di queste puttanate e si cerchi anche di criminalizzare la semplice stupidità? Con quale scopo? Semplice, con lo scopo di denigrare un mezzo democratico e che sfugge al controllo del sistema.

Di Facebook si parla solo in negativo: si punta l'accento sui gruppi nazisti o fascisti, sugli sputtanamenti tra ex fidanzati. E si dimentica – volutamente – che ci sono stati aspiranti suicidi salvati da internet e da facebook. E non parlo solo del fatto che è un bellissimo modo per sfuggire alla solitudine: mi riferisco anche a casi di suicidi annunciati su FB e per questo sventati….

Quanto al fatto che le grandi aziende o i governi non hanno bisogno di imporre strumenti di controllo per conoscere le nostre abitudini… beh, mi sembra un'ottima cosa. Pensa a quanti soldi risparmiamo.

Lo sai, tu, quanto costa intercettare un telefono? Se le intercettazioni si possono fare su Facebook la polizia – e quindi noi – risparmierà un sacco di soldi. Se siamo tutti controllati c'è anche più sicurezza, non  hai pensato nemmeno a questo?

Io – come Marco Travaglio – penso che chi non ha nulla da nascondere non deve avere paura di essere spiato. E cosa mi frega se le aziende conoscono i miei gusti? Perché dovrebbe darmi fastidio ricevere pubblicità mirata? La pubblicità è sempre una rottura di coglioni, ma mirata almeno è utile. Perché non dovrei essere contento se anziché arrivarmi la reclame del tampax mi arriva quella del nuovo disco di Jovanotti?

Penso a quel tipo che aveva offeso il suo capo su Facebook e che per questo è stato licenziato.  E penso che era un coglione. Certo, all'idiozia non può rimediare né Facebook né altro. Anzi, no, Io penso che un mezzo così "pericoloso" costringa anche la gente ad aguzzare l'intelligenza, e allora è ancora più sano.

Io al mio capo non ho nemmeno accettato l'amicizia. Non mi sognerei mai di parlare male dei miei datori di lavoro sui internet o su Facebook. Chi non vuole assumersi la responsabilità delle proprie azioni scaricando la colpa su Facebook è solo un idiota.

La maggior parte degli attori che conosco sta molto attento non solo a quello che scrive su Facebook, ma anche a tutto ciò che circola su internet. Li capisco, anche se a volte diventano un po' paranoici, perché per loro l'immagine è tutto. Io invece mi permetto di scrivere praticamente tutto su Facebook. Magari un giorno me ne pentirò. Ma quello che faccio lo faccio con consapevolezza.

Uno degli ultimi post che ho pubblicato sul blog è una stroncatura di Habemus Papam. Pochi giorni dopo ho chiesto un'intervista a Nanni Moretti. Io lo so benissimo che se Moretti legge quell'articolo l'intervista non me la concede ma ho deciso di pubblicarla lo stesso. L'ho fatto con piena consapevolezza, non è il blog ad avermi fregato.

E' come se uno scrive "sono un coglione" sul muro e poi se tutti lo trattano da coglione se la prende con il muro!

Tu mi dici che oggi le aziende prima di assumere qualcuno vanno a vedere su internet per capire che tipo sei. E allora? Che male c'è nel vedere su internet "che tipo sei"? Perché dovrei avere paura di mostrarmi per ciò che sono? Certo che qualcuno ne trarrà le dovute conseguenze e io quelle conseguenze le pagherò ma preferisco correre questo rischio per poter far sapere a tutti il mondo che tipo sono.

Quanto alla diffamazione, resta il fatto che la gente che vuole diffamare, ha sempre trovato e sempre troverà un modo. Facebook è solo un mezzo – molto comodo. Ma certo non un incentivo, quindi mi sembra stupida l'accusa.

Il "post" in bacheca ha solo sostituito la lettera anonima, non ha generato il desiderio di vendetta….

Insomma Facebook – come il resto di internet – non è un corpo estraneo alla nostra società che rischia di minarne le fondamenta, come i detrattori vorrebero farci credere. E' solo una perfetta sintesi e un concentrato della nostra società. Nel male, e nel bene.

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