LO SCISMA TERNANO

La “minoranza vaticana” si è riunita il 27 maggio 2015 al Museo Diocesano di Terni con  l’obiettivo non dichiarato ma bene evocato, di uno scisma che divida i “veri cattolici” (quelli di Ratzinger, ovviamente) dagli “eretici” che proliferano sotto papa Francesco.

Secondo i relatori del convegno dall’organizzatore fantasma (inviti, comunicato e locandine non sono stati firmati da nessuna associazione o ente) “La Chiesa Cattolica è per sua natura fondamentalista”. Quindi non hanno senso tutte le aperture al dialogo che hanno favorito – a loro dire – quella “dittatura del relativismo” di cui parlava Ratzinger pochi giorni prima di essere eletto papa.

Il vescovo Bruno Forte viene attaccato perché ha scritto che la Resurrezione “è un’esperienza dei discepoli di Gesù”. Ma le critiche più pesanti sono rivolte ai cardinali progressisti come Kasper. “Siamo a uno scisma di fatto: oggi nella chiesa ci sono modi opposti di intendere la morale, la liturgia, la dottrina. Si dice tutto e il contrario di tutto”. Si evoca il rischio per la Chiesa di “dissolversi nel mondo”. Si contesta la “ricerca delle felicità (“la felicità è solo nella vita eterna”).

Viene (volutamente?) confusa la possibilità offerta ai divorziati di effettuare un percorso di penitenza e riconciliazione con la Chiesa con l’abolizione dell’indissolubilità del matrimonio. Non può mancare l’attacco a “Iovanotti” (sic!) per il celebre passaggio di “Penso positivo”: “Io credo che a questo mondo esista solo una grande Chiesa che passa per Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa”.

Tutti i relatori sembrano considerare Benedetto XVI come il vero papa. Oltre a papa Francesco “cancellano” la memoria di Giovanni XXIII e Paolo VI, citando invece Pio IX, Pio X e Leone XIIII.

Ci si scaglia contro lo sviluppo sostenibile e l’ambientalismo “Nuova religione universale”: “Non si può tollerare l’aborto e poi occuparsi dell’ambiente. Assurdo relativizzare il concetto di peccato”.

Per non parlare della Teologia della Liberazione (“che si sta imponendo sempre di più”). Non è proprio andata giù la beatificazione di Oscar Romero, il vescovo ucciso sull’altare perché si era schierato a difesa del suo popolo. Tanto più che grande protagonista dell’evento è stato Vincenzo Paglia, vescovo di Terni per dodici anni, e per trenta postulatore della causa di beatificazione del vescovo martire e attuale Presidente del pontificio consiglio per la famiglia.

L’apertura e la chiusura del convegno, la moderatrice (assai poco moderata) Paola Persichetti, la affida infatti all’inchiesta giudiziaria in cui è coinvolto l’arcivescovo Paglia: all’inizio la ricorda aggiungendo che “molte persone sono rimaste confuse e disorientate”. In chiusura, invece, si scaglia contro il dipinto della controfacciata della Cattedrale di Terni voluto da Paglia e dall’allora direttore dell’ufficio peri beni culturali della diocesi don Fabio Leonardis: un giudizio universale dove “sono tutti nudi, e con gli attributi genitali di una certa dimensione”. Ricorda i trascorsi hippie di don Fabio (scomparso nel 2008), sostiene che per il volto di Gesù Cristo sia stato usato come modello un parrucchiere ternano che avrebbe avuto una relazione omosessuale con il pittore (!!!!!?????) e che l’opera sarebbe un “esperimento pilota” per non so quale invasione di dipinti gay nelle chiese cattoliche.

Quello che più colpisce è che al di là della perfetta tempistica (la notizia della chiusura delle indagini su Paglia è uscita proprio nel giorno del convegno) è che l’indagine – di natura squisitamente economica – di cui è oggetto Paglia, vada a mescolarsi all’attacco feroce a tutte le riforme e le aperture di papa Bergoglio, di cui lo stesso Paglia si è fatto promotore e portavoce.

La netta impressione è che si cerchi di delegittimare in ogni modo la Chiesa di papa Francesco e i vescovi che meglio la sanno incarnare.

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