GRAZIE, GREGORIO!


E’ arrivato un minotauro, a Villalago, per chiudere in grande stile domenica sera l’edizione 2007 del “Makes music festival”, la rassegna di musica d’autore organizzata dall’associazione TeMa di Orvieto e dalla Provincia di Terni nella suggestiva cornice del teatro all’aperto immerso nel bosco.

“Oi rebetiki minotavroi” – l’esclusivo concerto di Vinicio Capossela dedicato alla musica rebetica, portato quasi in esclusiva nazionale a Terni (è prevista solo un’altra data in Italia) – si apre infatti con il cantautore nato ad Hannover ma cresciuto in Campania che  esegue, quasi in assolo e con il volto coperto da una maschera da minotauro, le due canzoni che aprono l’ultimo album “Ovunque proteggi” e dedicate alla mitologia greca e biblica: “Non trattare” (ispirato ai salmi) e “Brucia Troia”. L’omaggio alla cultura ellenica continua poi con il “Medusa cha cha cha” (e ancora una maschera, stavolta quella della Gorgone), cui segue un’elettrizzante versione di “Corvo Torvo” preceduta da un nuovo cambio d’abito.

Fin qui solo un ottimo concerto estivo del più classico Capossela, con poche varianti negli arrangiamenti e una band essenziale costituita da batteria, chitarra elettrica, percussioni, contrabbasso, tromba e Theremin, uno strumento che suona le onde elettromagnetiche emettendo una sorta di ululato di grande suggestione e già usato per il radioracconto “I cerini di Santo Nicola”.

Aspetta che si spengano le telecamere, Vinicio (ai giornalisti viene concesso infatti solo l’incipit del concerto) per far entrare la serata nel vivo, con l’ingresso dei tre musicisti greci che daranno l’impronta al resto della serata: Manolis Pappos, Kaiti Ntali e Vassilis Massalas.

Si parte subito con un rebetico tradotto da Vinicio in italiano, cui segue una quasi irriconoscibile “Con una rosa” (tratta da “Canzoni a manovella”) che il cantautore dedica “alle rose di Piediluco”. Seguono altri classici, totalmente riarrangiati in versione ellenica, come “Morna”, “Corre il soldato” e “Scivola vai via”, con lo showman che ad ogni canzone cambia giacca e cappello, alternandosi al pianoforte e alla chitarra.

Dopo altri due rebetici tradotti arrivano “Non è l’amore che va via”, “Signora Luna” (con una luna piena davvero imponente che svetta sopra il palcoscenico) e le emozioni di “Ultimo amore”, tra i capolavori assoluti del genio Capossela.

Dopo un altro inedito e “Contrada Chiavicone”, è “Marajah” a scatenare il pubblico: non appena Vinicio la intona mezza platea si riversa sul palcoscenico e il concerto d’autore si trasforma in una vera e propria festa danzante con Capossela che canta persino in russo per un omaggio a Vladimir Vysovskij, del quale aveva già inciso, anni fa, “Il pugile sentimentale”.

Quando, infine, arriva “L’uomo vivo”, canzone dedicata alla resurrezione e ispirata alla processione pasquale di Scicli, Vinicio indossa una giacca con disegnato il volto di Gesù Cristo e fa accendere due luminarie sopra il palcoscenico.

Il concerto si conclude con una vera e propria filastrocca (“Tipità”) con la quale il frontman presenta tutti i musicisti della band, mentre per il gran finale lascia “Contratto per Karelias”, la canzone che aveva segnato – sette anni fa – proprio l’incontro tra la musica di Capossela e il rebetico.

Richiamato a gran voce sul palco, Vinicio torna da solo, si rimette la maschera da Minotauro e concede “Il ballo di San Vito” facendo danzare ancora una volta la platea. Poi la coda romantica: “Pena dell’Alma” e la struggente “Ovunque proteggi” che chiude in dolcezza una serata indimenticabile e un’edizione di grande qualità del festival di Villalago.

(da Il Giornale dell’Umbria del 31 luglio 2007)

Grazie, Gregorio!

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