FRANCESCO GRILLO

 

All’indomani dell’elezione di papa Francesco, Beppe Grillo nel suo blog ha paragonato il Movimento 5 Stelle a quello francescano. Il Giullare della politica ha anche sottolineato la non-coincidenza della fondazione del Movimento il 4 ottobre e a ricordato la comune “pazzia” che vuole rovesciare i valori del mondo.

Credo che il paragone non sia affatto fuori luogo, ma dovrebbe rappresentare anche un monito per Beppe.

Francesco rifiutò qualsiasi forma di istituzionalizzazione: fondò un non-ordine con una non-regola e dei non-voti. Inventò il termine dei “frati” perché rifiutava di aderire tanto al monachesimo quanto al clero, entrambi già segnati da ricchezza, potere e corruzione. Voleva rovesciare radicalmente i valori del mondo, rivoluzionare la Chiesa stessa: non accettò alcun compromesso: nessuna regola, nessun convento, nessun abito religioso, nessuna gerarchia tradizionale.  Abolì i termini “priore” e “abate” e li sostituì con “ministro” – che significa “servo”. Allo stesso modo Beppe Grillo rifiuta la struttura del partito, i segretari, i rimborsi elettorali, e ha sostituito “deputato” e “senatore”, con “portavoce” e “cittadino”.

Francesco ha creato un sogno, un’utopia che ha segnato la storia e continua ancora oggi. E’ diventato un grande santo e un personaggio amato anche dai non cristiani. Ma ha visto fallire miseramente il suo progetto di radicalità: più il suo ordine diventava potente e influente, più lui veniva isolato dai dirigenti della sua fraternità.

Non lo accettava, Francesco: si arrabbiava, si ostinava a dettare le sue regole: “Comando fermamente per obbedienza” ha ripetuto fino allo stremo. Eppure, alla fine, si è arreso: non ha espulso nessuno, lui: si è espulso da sé. Ha dato le dimissioni da capo dell’ordine e nominato un vicario che è stato presto sostituito da un traditore. Ha visto il suo sogno di povertà diventare un ordine religioso in piena regola: il più importante e potente della Chiesa, tanto da arrivare a gestire persino l’inquisizione.

Lui che comandava fermamente che i suoi frati non diventassero nemmeno vescovi, ha fondato un ordine che ha dato cardinali e persino diversi papi alla Chiesa.

Dopo la sua morte, poi, l’ordine si è spaccato: fratelli contro fratelli, “conventuali” contro “spirituali”, radicali contro moderati.

Come santo è stato il più grande, ma come fondatore di un ordine ha fallito. Così, il più grande comico e il più grande capopopolo che ha avuto l’Italia negli ultimi decenni, rischia di diventare un politico fallito, se non riuscirà a trovare la strada giusta per trasformare un’utopia che ha ancora tanta forza, entusiasmo ed energia, in un sogno svanito, fatto a pezzi da fanatici e traditori.

Sognare nel XXI secolo è decisamente più difficile che farlo nel XIII.

 

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