3 gennaio 2017

Finché c’è vita
si dice
c’è speranza
che è vero, è sempre l’ultima a morire.

E quando poi succede che rimane?

La rabbia.
Il rimpianto.
La mancanza.

Non ci credo che non ci sei più
Lazzaro non può morire
non se ne può andare
un supereroe
non scompare
un amico vero.

Questo dolore
non trova alcuna via di uscita
non serve dire: ha smesso di soffrire
perché non c’è dolore che sia riuscito
a spegnerti l’amore per la vita

Non serve dire sarà sempre con noi
nel nostro cuore
perché ci saresti stato comunque
perché c’eri, anche distante
eri sempre presente
tu che il cuore non ce l’avevi
eppure il tuo
non è retorica dire
che era il migliore.

Ci hai insegnato
che la gioia va presa sul serio
più della sofferenza
che la fede è forza
non sudditanza
che la rassegnazione non esiste
in un guerriero armato d’amore
che anche se passi la vita in ospedale
è bello incontrare gente più sofferente
da confortare.
E che alla fine un piatto di ciriole con gli amici
è sempre il miglior modo di festeggiare.

Ed è banale quel che dico
e mi vergogno
di queste misere parole
ma alla fine
me l’hai chiesto tu
di regalartene qualcuna
come questa
“La tua poesia edifica, è bella”
mi hai scritto.
Mi hai chiesto
di incamminarci insieme su Sentieri
di cui tu solo ora conosci la meta
e in ogni riga che hai scritto, in ogni parola che hai detto
c’era allegria ed eleganza
e tutta la potenza della vita
e io ti ho solo riempito qualche pagina
Tu sei il poeta.

Per Michele Bellucci

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