ON THE ROAD

(Il giro della Toscana in 48 ore e 8 tappe)

L’idea c’era da almeno un anno. Attraversare la Patagonia in bicicletta? Una traversata dell’Italia a piedi coast-to-coast? No. Un viaggio in automobile. Da solo. Senza meta.
In cerca di me stesso? Non esageriamo. Diciamo anche semplicemente per vedere posti nuovi, visitare città che non ho mai visto.
L’idea – abbastanza vaga – era quella di andare verso la Toscana. L’occasione concreta me l’ha data lo spettacolo ClochArt della compagnia Occhi sul mondo, andato in scena a Piombino il 29 e il 30 luglio. Il resto lo abbiamo fatto io, Nerina, il navigatore, e l’autoradio: due giorni in viaggio – da martedì mattina alle 12.30 a giovedì mattina alle 12.30. Otto tappe: 4 principali e 4 minori: Tuscania, Porto Ercole, Grosseto, Piombino, Cecina, Pisa, Collodi, Arezzo.

E vi assicuro che per me è stata un’impresa epica. Dico, roba da sentirmi Marco Polo.

Perché

Ho voglia di viaggiare. Parecchia. E il motivo è semplice: non ho mai viaggiato.
Da piccolo si andava a Roma dai parenti, a Vacone, al mare l’estate. Da adolescente ho fatto qualche vacanza in montagna e le gite scolastiche. Da fidanzato si andava praticamente solo in Polonia e ad Assisi. E, insomma, non sono esattamente un viaggiatore. Mettiamoci pure che non ho mai guidato fuori città. Per tante ragioni: perché non mi muovo mai da solo (e quindi di solito mi aggrego agli amici), e forse anche perché – fino all’anno scorso – non avevo un’automobile che mi permettesse di andare lontano: con la vecchia AnnaPanda, classe 1983, al massimo potevo arrivare a Narni.

Ma insomma io sono uno che fino a 29 anni non aveva mai preso l’autostrada, uno che ad Assisi e a Roma ci ha praticamente vissuto, ma non ci è mai andato in automobile, uno che vive da sempre dentro la sua Conca. Che le domeniche se le passa dentro casa, e all’estero è stato praticamente solo in Francia, Polonia, Belgio e Romania.

Insomma mi sono un po’ rotto le palle di stare a casa! E poi ci sono tanti di quei posti che non ho mai visto – anche vicinissimi – che ho deciso di cominciare a recuperare qualcosa. 
In Sicilia, per esempio, non avevo mai messo piede prima della due giorni a Taormina raccontata per immagini pochi post fa. 

E poi ho sempre sognato un viaggio On the road. Un viaggio per viaggiare, non per arrivare da qualche parte. Un viaggio in cui sono protagoniste la strada, l’autoradio e l’improvvisazione.

Solo

Tra le principali spinte ad intraprendere questo viaggio una parte enorme ce l’ha avuta la voglia di stare da solo. Non perché avessi bisogno di stare solo, anzi. Penso di non aver mai ricercato tanto la compagnia come in questo periodo della mia vita. Adesso è difficile che passo due serate senza stare con gli amici, e questo perché probabilmente solo ci sono stato fin troppo. Ma un conto è stare soli, un conto è fare qualcosa da soli. Un conto è la solitudine che subisci, un conto è assumersi la responsabilità della propria vita e fare qualcosa perché hai voglia di farla. E basta. Senza dipendere da nessuno.

Io sto solo a casa, sto solo in ufficio. Vado solo al cinema o a teatro. Ma non ho mai fatto qualcosa da solo: e non parlo soltanto di un viaggio. Fino ad una settimana fa io non andavo nemmeno a pranzo da solo. Piuttosto non pranzavo; o meglio mi mangiavo la classica pizza-tramezzino-supplì al volo.

Quando, un anno fa, sono andato a vivere da solo (e c’è bisogno che dica che questa è stata la grande svolta?), per mesi cucinavo soltanto se avevo gente a cena. Anzi, il primo piede nella casa ce l’ho messo in occasione di un pranzo con mio fratello e due amiche. Fino a quel giorno non avevo avuto il coraggio di mettere piede in quella casa se non per farmi una doccia.

E anche quando ho scoperto che vivere da soli è bellissimo, comunque ce ne ho messo, di tempo, per fare la pasta solo per me. E ancora oggi confesso che una bottiglia di vino non la apro, se sto da solo. Non ce la faccio: mi bevo il Tavernello, se sto da solo!

Quando nel 1996 andai a San Masseo di Assisi da solo – una delle poche esperienze, insieme ai corsi vocazionali, sempre ad Assisi – in cui sono partito senza nessun altro, ricordo che di fronte a tanta bellezza dicevo: peccato

non poterla condividere con nessuno.

Insomma, è come se non bastassi a me stesso, come se la vita, da solo, non fosse completa. E quindi ho sempre aspettato la compagnia per fare qualcosa di veramente bello.
Quando Eleonora è partita per Santiago de Compostela, camminando per un mese da sola, ho pensato che io mai e poi mai avrei fatto una cosa del genere. Tutora non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello l’idea di farmi una vacanza o un viaggio lungo da solo.
Quindi quella del viaggio in solitaria era un’autentica sfida per me. Non ho pensato nemmeno per un momento di coinvolgere qualcun’altro. Non ho proposto questo viaggio a nessuno e ne ho parlato a pochissimi prima di intraprenderlo.

LA META

Ovviamente non c’era. Però due punti fermi c’erano: Piombino e Pisa. Piombino perché – come ho detto – l’occasione per fare questo viaggio me l’ha offerta lo spettacolo di Occhi sul mondo, che avevo visto il sabato prima a Perugia, ma di cui mi ero perso tutta la prima parte. Pisa perché di tutte le città toscane che non ho visto, era quella che mi interesava di più. Quindi era un must per questo viaggio.



I COMPAGNI DI VIAGGIO

Peugeot 107 Desir, alias Nerina Black Pisiu. L’ho comprata un anno fa, ed era da tempo che volevamo fare un viaggio vero insieme. Dopo che, pochi giorni prima di partire, siamo arrivati a Perugia in 35 minuti, abbiamo capito che non è vero – quel che si dice in giro – che noialtri non siamo capaci a guidare. E allora ci siamo detti che, sì, eravamo pronti. Era tempo di partire.

La musica. Quando ho comprato ma macchina l’autoradio la davo per scontata. Non me ne frega niente dell’aria condizionata – anzi la odio – o di altri optional. Ma senza musica questo viaggio non lo avrei mai fatto. Questo è poco ma sicuro.

La macchina fotografica. Me l’hanno regalata per la laurea, quindi è un’altra grande novità per la mia vita. E’ stata fondamentale. Se non avessi avuto un diario di viaggio mi sarei sentito molto più solo.

Il navigatore satellitare. E’ stato l’ultimo ad unirsi all’allegra brigata. Me lo ha offerto mio padre, la sera prima della partenza. E ho detto: "Perché no?". In realtà so che ce l’avrei fatta anche senza, ma probabilmente anziché un viaggio di 48 in 8 tappe, avrei fatto un viaggio di 70 ore in 4 tappe!

Non posso negare che è stato utile, anche se abbiamo litigato spesso. Innanzitutto lei si sfastidiava (ha una voce femminile, piuttosto pedante) ogli volta che io cambiavo programma, cioè sempre. Iniziava i suoi "ricalcoli" e prima di farle capire che stavamo andando da un’altra parte, ce ne voleva di tempo.

In città però, lo devo dire, si incasina. Se non prendevo in mano io la situazione penso che ogni volta giravamo in tondo per quattro ore.

LE TAPPE

COLLESCIPOLI – martedì 29 luglio, partenza ore 12.20

TERNI – martedì 29 luglio, ore 12.30 – 12.45

TUSCANIA – martedì 29 luglio, ore 14-16.30

PORTO ERCOLE – martedì 29 luglio, ore 17.27 – 18.30

GROSSETO – martedì 29 luglio, ore 19.10 – 19.30

PIOMBINO – martedì 29 luglio ore 20.45 – mercoledì 30 luglio ore 14.30

CECINA – mercoledì 30 luglio ore 15.30 – 15.45

PISA – mercoledì 30 luglio ore 16.45 – 21.30

COLLODI – mercoledì 30 luglio ore 23 – giovedì 31 luglio ore 2.30

AREZZO – giovedì 31 luglio – ore 6 – 6.45

TERNI – giovedì 31 luglio ore 10.25 – 13.00

COLLESCIPOLI – giovedì 31 luglio arrivo ore 13.45

LA COLONNA SONORA

RADIO 102.5, RADIO 2, RADIO 1, RDS, RADIO DEEJAY, RADIO GALILEO

CLAUDIO BAGLIONI: IO SONO QUI (1995)

with special pleasure: Io sono qui, Le vie dei colori, Fammi andar via, V.O.T.

JAMES TAYLOR LIVE (1993)

w.s.p.: Handy Man, She thinks I still care, Millworker, You’ve got a friend

POGUES: HELL’S DITCH (1990)

wsp: The sunnyside of the street, Lorca’s novena

PATTI SMITH: LAND (1975-2002)

wsp: Dancing barefoot, Gloria, Because the night

CRANBERRIES: BURY THE HATCHET

wsp: Saving Grace, Just my imagination, Dyining in the sun

THE CORRS


IL VIAGGIO

PRIMO GIORNO: MARTEDI’ 29 LUGLIO 2008

Partenza da casa ore 12.20. Un po’ tardino? E’ che – ovviamente – la sera prima avevo fatto un po’ tardino in ufficio. Tipo ero andato a letto alle 6, e quindi svegliarmi prima di una certa non si poteva. Comunque per non smentire la mia capacità di improvvisazione, i bagagli li ho cominciati a preparare alle 11.45 e l’albergo l’ho prenotato alle 12.00. Il più caro. Che non è molto on the road, lo so. Ma era l’unico che aveva qualche posto libero. Ad aprire le danze è Io sono qui di Claudio Baglioni.

Quando arriva Le vie dei colori penso che rappresenta esattamente lo spirito con cui affronto questo viaggio.

O bella mia io vado via
e non ti porto con me
c’e’ un viaggio che
ognuno fa solo con sé
perche’ non e’ che si va vicino
perche’ un destino non ha
Un mattone vuole esser casa
un mattino divenire chiesa
ed il matto che c’è in me
che si chiede che cos’è
vuole diventare qualche cosa
E sara’ una strada senza fine
sotto ad una spada o su una fune
a cercare il mio Far West
a trovare il Santo Graal
una corsa brada oltre il confine
Scalerò le rocce in mezzo al vento
sulle tracce di chi ha perso o vinto
vagheròla mia odissea
nell’idea di te mia dea
tagliati le trecce e vai in convento
C’era un cavaliere
bianco e nero prigioniero
senza un sogno né un mistero
senza fede né eresia
senza le ali di un destriero
senza le onde di un veliero
C’era un cavaliere giallo
che rubò un cavallo alle scogliere
ed un cristallo alle miniere di un metrò
sulle ciminiere disegno’ un castello di corallo
e al ballo tutto il quartiere ando’

C’era un cavaliere rosso
che sali’ sul dosso di bufere
sopra il fosso delle sere di citta’
dietro un cielo mosso di ringhiere
dentro il mare grosso
di un braciere di immensita’

C’era un cavaliere blu
che catturo’ la gioventu’ di primavere
che porto’ chimere in schiavitu’
libero’ le gru dalle lamiere di un cantiere
verso un campo di preghiere laggiu’
Dove arriverai anche tu
camminando le vie dei colori
camminando le vie dei colori

PRIMA TAPPA: TUSCANIA

Dopo poco più di un’ora di viaggio, diretto a Piombino, passo di fronte all’indicazione di Tuscania. Non ci sono mai stato a Tuscania, dunque ci vado. Appena arrivo mi rendo conto che è molto più bella di quanto potessi immaginare, e di fronte ad un antico convento mi ricordo all’improvviso che è qui che hanno girato Il giorno, la notte, poi l’alba, il film su san Francesco e Federico II con Francesco Salvi, che abbiamo proiettato in anteprima nazionale lo scorso anno al festival. E proprio di queste parti è Ilham, la protagonista femminile del film, con cui – durante il festival – avevo condiviso una
nottata molto alcolica e un’ospitata a Radio Galileo da Giorgio.

TUSCANIA TUSCANIA

Non ci sentiamo da quasi un anno, anche se abbiamo avuto un contatto indiretto tramite il blog di RadioAdesso, dove è pubblicata la puntata in questione. Comunque la chiamo, non risponde. Poi mi richiama, e non rispondo io. Poi la richiamo ancora. Faccio solo in tempo a dire "sono Arnaldo, del Festival di Terni" e cade la linea. Richiamo e il telefono è staccato.

Il mistero permane: non aveva proprio voglia di sentirmi? Era all’estero? Aveva la batteria scarica? Certo è che non si è fatta più sentire. E io nemmeno.

Comunque passeggiando per la città e osservando le splendide mura, mi imbatto nel Museo nazionale. La visita mi rimette in contatto con gli etruschi dopo una ventina d’anni, perché era da quando ero bambino che non ne sentivo parlare. Resto particolarmente affascinato dalle tombe con quelle statue così realistiche.

La visita a Tuscania, dopo una capatina in chiesa, si chiude con un pranzo-piadina & birra in un bar del centro, di fronte ad una buffissima coppia formata da una tuscaniana (si dice così) che chiacchiera con un giovanissimo turista americano in quel finto inglese che solo noi italiani sappiamo fare. Della serie: "I don’t so esattamente dove sta quel posto. Capisci posto? Post!".


Si riparte alle 16.45.

SECONDA TAPPA:
PORTO ERCOLE


Mi sarebbe piaciuto passare a salutare Lilia a Porto Ercole, ma la verità è che non avevo idea di dove fosse Porto Ercole rispetto a Piombino. Dunque, quando vedo il cartello, non mi faccio sfuggire l’occasione e devio ancora. Arrivo in questo piccolo Eden e chiamò Lilia. Ma anche qui la sfiga è più forte dell’amicizia: ha il telefono staccato. Visto che in città parcheggio non si trova salgo sulla collina, fino quasi alla vetta. Lascio la macchina in un’insenatura e comincio a "scalare" la montagna fino a raggiungere il Castello Spagnolo. Poi mi fermo un po’ a contemplare il paesaggio. Confesso che quando devo tornare giù mi sento un po’ come un gatto che è salito sull’albero e adesso non è capace a scendere. Ma trovo il coraggio e piano piano torno sulla strada. E si riparte.

TERZA TAPPA: GROSSETO

Me l’avevano detto, che Grosseto non è un granché. In effetti arrivo (Il Navigator si incazza ancora per la deviazione) e mi metto a cercare – inutilmente – il centro storico. Arrivo alla zona pedonale e poi rinuncio. Mi fermo giusto a fare merenda, al caffé americano. Sono le 19 circa. E’ bello, il bar americano: è proprio americano, con le poltrone a forma di sedile di macchina coatta e le magliette da baseball e video di Madonna. Prendo una donut molto americana e un estathe molto italiano.

QUARTA TAPPA: PIOMBINO


Arrivo sulle note di James Taylor alle 20.45, meno di un’ora prima che cominci lo spettacolo di Occhi sul mondo. Il navigatore mi porta fino in centro, ma per trovare l’albergo devo chiamarlo al telefono. Per una singolare e fortunata coincidenza, l’hotel Centrale si trova esattamente davanti a Porta Torrione, dove andrà in scena lo spettacolo. Parcheggio poco lontano, arrivo in albergo alle 21.00. Giusto il tempo di una bella doccia e di cambiarmi. Scendo in piazza alle 21.30. Faccio il biglietto alle 21.35, alle 21.37 comincia lo spettacolo.

Questa volta me lo gusto di più: e la parte migliore mi sembra proprio quella che mi ero perso.


A fine spettacolo vado a salutare Silvia, che quando mi vede escalma: "Ma tu non c’hai proprio un cazzo da fare? Ma che ti hanno licenziato al giornale?".

Sì, è proprio contenta di vedermi.

Il resto della compagnia dimostra un po’ più di entusiasmo e il regista mi rimprovera perché ho pagato il biglietto anzichè fare l’accredito.

Dopo una mezzora di chiacchierata mentre loro smontano tutto, a mezzantotte ci salutiamo e io mi faccio una bella visita nel centro storico cercando una trattoria ancora aperata. Ne trovo una e mi mangio una pizza con birra. Molto buona, la pizza, anche se le dimensioni sono molto ridotte rispetto a quelle che facciamo a Terni.

Dopo cena mi faccio una bella passeggiata sugli scogli. Poi una lunga passeggiata per le vie ormai deserte della città. Quando in albergo avevo chiesto se il posto dove avevo parcheggiato era tranquillo, mi avevano risposto che tutta Piombino è tranquilla. E ne ho conferma quando mi accorgo che c’è gente che dorme con la porta di casa – a piano terra – aperta.
Sento delle voci e mi accorgo che c’è un pub abbastanza affollato. Mi prendo uno cherry brandy sperimentato a Taormina, e me ne torno in albergo. Faccio giusto in tempo a curiosare un po’ su Sky (visto che i miei non ce l’hanno mai avuto, e io a casa non ho nemmeno l’antenna) e poi crollo.

SECONDO GIORNO: MERCOLEDI’ 30 LUGLIO 2008


Mi sveglio alle nove e mi trascino di sotto per fare colazione. Sai com’è, alle 9.30 chiudono, e con quello che pago, non posso permettermi di rinunciare a niente!

Mentre faccio colazione mi arriva un sms di Eleonora Bonoli, collega del Giornale che chiede aggiornamenti sul viaggio. Mi riempio di qualsiasi cosa e torno in camera a dormire.

Mi risveglio definitivamente alle 12.00. Faccio un’altra doccia, mi accorgo che avevo tanto freddo perché c’era l’aria condizionata al massimo. Faccio armi e bagagli, razzia di tutto ciò che si può razziare (caramelle, sapone, spazzolini con dentifricio!) e parto.

Lascio i bagagli in macchina e vado a fare un ultimo saluto a quel bellissimo mare. Non resisto e scendo sul lungomare, per salutarlo da vicino. Non resisto e mi tolgo scarpe e calzini per fare una bella passeggiata sugli scogli. Non resisto e mi tiro sù i pantaloni per mettere i piedini a mollo. Capisco che sicuramente finisce che scivolo e casco dentro l’acqua vestito. Allora prevengo: mi tolgo pantaloni e maglietta e mi butto dentro l’acqua in mutande.

Poi mi regalo un bel bagno improvvisato e molto lungo. Vado pure dove non tocco, perché lì mi sento ancora più libero, anche se so che con la dimistichezza che ho con il mare, mi basterebbe un’onda per affogare.
Perché io non è che non so nuotare, io sono quattordici anni che non faccio il bagno.
L’ultima volta era stato nel 1994. Un bagno di mezzanotte, addirittura. Anche in quell’occasione in mutande, perché improvvisato.

Da allora al mare non ci sono più andato. E quando mi è capitato di andarci, il bagno non me lo sono fatto. Al massimo mi sono bagnato fino ai ginocchi.

L’anno scorso, alle Cinque Terre con Veronica e Alessia, mentre loro facevano il bagno io ero rimasto con jeans, maglietta e scarpe da tennis.

E quando con Costanza – quindici giorni fa – siamo andati a Taormina, mi sono comprato il costume alla stazione Termini, perché non ne avevo nemmeno uno.

Ecco, a Taormina, con quell’acqua così limpida, non avevo resistito, e mi ero fatto il bagno. Per la prima volta dopo 14 anni.

Mi sa che ci ho preso gusto.

Dico, se io che mi vergogno a stare anche a torso nudo, mi sono messo in mutande, è evidente, è perché quella era una parte della spiaggia totalmente deserta. Vicino a me c’era solo una ragazza in topless. Però quando mi sono spogliato stava a prendere il sole. Quindi ragionevolmente non mi ha visto nessuno.
Alle 14 riemergo, resto un po’ al sole per asciugarmi, mi rivesto e riparto. Destinazione: Pisa.

QUINTA TAPPA: CECINA

Ma chi è che mi aveva detto che Cecina era una bella cittadina?

Continuo a farmi questa domanda mentre cammino per il centro storico di questa città più anonima di Anonimus de Anonimis.

Fotografo chiesa e municipio, mi smarco dai quelli che ti chiedono la firma contro la droga, e riparto. Sono le 15 circa, e l’autoradio suona ancora James Taylor.


SESTA TAPPA: PISA 

Arrivo finalmente a Pisa alle 16.45. Parcheggio più in centro che possibile e tutti mi dicono scoraggianti che per la torre ci sono almeno 30 minuti di cammino. E che sono mai trenta minuti per un viaggiatore senza orari?

Spendo un euro di parcheggio e inizio la mia ricerca della Torre. Passeggiando lungo il Lungo Arno telefono a Intina, che dalla Toscana – lei – sta ritornando proprio adesso. Arrivo alla chiesa di San Matteo e vinco un altro tabù, quello della vertigine. Prendo la scala a chiocciola e salgo nel matroneo (si chiama così). A fianco c’è il Museo nazionale. Mi avvalgo del praticamente unico vero privilegio concesso a noi giornalisti ed entro gratis. Osservo con variabile interesse opere scultoree, pittoriche, e poi monete antiche, gettoni di mercanti. Un reliquiario realizzato da Donatello che sembrerbbe essere un autoritratto e che – soprattutto – segna lo spartiacque tra la raffigurazione medievale e ritratto rinascimentale.

Poi mi rimetto in cammino, confortato da una granita attraverso il corso. E dopo una lunghissima ricerca arrivo finalmente alla Torre, verso le 18.30.

Resto in piazza del Duomo fino alle 21 circa. E’ bella proprio, non c’è che dire. Compro anche una cartolina e un paio di souvenir. I meno pacchiani che trovo. E non è una ricerca facile. Mi faccio raccontare da uno dei bottegai di souvenir la storia della torre che quando l’hanno costruita già pendeva, "perché sotto c’è l’acqua, ma se ne sono accorti troppo tardi".

Mentre il bottegaio mi parla non riesco a fare a meno di pensare alla scena di Superman III in cui Superman impazzito raddrizza la torre di Pisa e il bottegaio deve rifare tutti i souvenir.

piccola digressione su Superman III, gli americani e la canzone napoletana

Peraltro quella è una scena molto significativa di come gli americani vedono l’Italia, incapaci di distinguere un toscano da un napoletano. Per loro la canzone è napoletana, e quindi TUTTI gli italiani cantano le canzoni di Pinocchio. Nella versione di Pinocchio interpretata da Martin Landau, per esempio, c’era un tizio che cantava sempre Funicolì-Funicola. In questo filmato tratto da Superman III trovate il bottegaio pisano che canta Quando mammeta te fece.

La cosa curiosa è come hanno adattato questa scena nel doppiaggio italiano. Il frammento che vi ho linkato, che proviene da you tube, è tratto dalla versione originale del film, quindi in inglese, e il bottegaio pisano – come vedete – canta in napoletano.

Se andate a vedere la versione italiana di Superman III vedete che il bottegaio canta  Quando mammeta te fece, però la canta ‘tradotta in toscano’:

Quando la tu mamma t’ha fatto, quando la tu mamma t’ha fatto
vuoi sapere come ha fatto, vuoi sapere come ha fatto…

Mi ero sempre domandato il perché di questa curiosa scelta. La visione della scena in originale mi ha dato la risposta: il traduttore dei dialoghi ha semplicemente cercato di rendere un po’ più credibile e realistica quella scena.

Non è l’unico caso, anzi, capita spesso che quando in un film americano c’è un personaggio che parla italiano, nella versione italiana l’italiano venga ‘tradotto’ in un dialetto regionale per rendere l’effetto.

 



SETTIMA TAPPA: COLLODI

Da Pisa ripaerto verso le nove e mezza con un’idea precisa: andare a cena a Collodi. Il navigatore mi dà una quarantacinquina di minuti, in realtà ci metto più di un’ora da arrivare, consapevole che da Terni continuo ad allontarmi e forse questo non è molto saggio. Ma me ne frego e vado. Arrivo – finalmente – alle 23.00 e cerco un posto per andare a cena: trovo La cantina di Pinocchio che sta quasi chiudendo; chiedo se posso mangiare e mi dicono che ormai soltanto una pizza. Poi invece arriva anche l’antipasto.
Scusate ma a questo punto devo fare pubblicità: perché ho mangiato proprio ma proprio bene. Antipasto toscano e pizza Mangiafuoco. Ultimo cliente, lascio il locale poco dopo mezzanotte e mi fermo a chiacchierare con i camerieri e altri ragazzi. Scopro che Collodi è l’unico paese in Italia ad essere diviso fra due comuni e due provincie: Pistoia e Lucca. A mia volta, parlo un po’ di Papigno, dove Roberto Benigni ha girato Pinocchio.

Lasciata la Cantina faccio un giro per il paese. Osservo – da fuori – il Parco di Pinocchio e arrivo ad una bellisima villa dove hanno appena finito un concerto. Dopo avermi bloccato un tipo mi spiega – con una certa insofferenza – che quella è la casa dove visse Carlo Lorenzini, che era nipote del cuoco.

Infine, mi metto a cercare il paese-paese. Il paese antico, insomma Collodi Castello. Ci arrivo alle una e mi metto a passeggiare per le strade deserte di questo bellssimo paesino tutto in salita.

 

Camminando incontro un vecchietto di 84 anni che sta prendendo il fresco. Cominciamo a chiacchierare e andiamo avanti fino alle due e mezza, quando me ne riparto spiegandogli che mi aspetta un lungo viaggio.

ascolta i proverbi del signor Dante

e così sia – addio

TERZO GIORNO: GIOVEDI’ 31 LUGLIO

Riparto da Collodi alle due e mezza. Intanto ricevo un sms da Riccardo (che non sa dove sono) e una notifica di chiamata da mamma. Se sapesse dove sono e cosa ho intenzione di fare non starebbe tanto tranquilla…

Alle tre e venti cedo al sonno e forse anche di più alla paura che il sonno diventi troppo e il viaggio ancora più pericoloso. Mi fermo in una piazzola di sosta, sdraio il sedile, e mi metto a dormire coccolato dalla radio.

Mi sveglio alle 4.30. Arrivo ad un autogrill, mi lavo la faccia, ricarico il telefonino che è ormai morto da tempo. Riesco a mandare un sms a mamma e papà dicendo che va tutto bene, anche se non ho mai capito se hanno imparato a leggerli, gli sms.

Cerco inutilmente di fotografare o riprendere l’aurora, alle cinque. E’ uno spettacolo meraviglioso.

OTTAVA TAPPA: AREZZO

AREZZO 


Il navigatore mi segnala l’arrivo alle 6.40 quando vedo l’indicazione per Arezzo e non resisto a dare un’ultima tappa a questo viaggio ormai agli sgoccioli, così, il sole lo faccio sorgere ad Arezzo.

La stanchezza, oramai, è davvero tanta. Parcheggio e vado a fare colazione in un bar che sta a prendo or ora. Sono le 6 di mattina. Faccio una passeggiata per il centro stoirco deserto, poi compro il giornale (l’edicolante era la prima persona che avevo visto passare appena parcheggiato) e riparto.

Mi fermo ancora a dormire verso le sette, un’oretta, in un’altra piazzola di sosta. Poi di nuovo in augogrill, nuova lavata di faccia, piccola spesa, e riparto.

L’ARRIVO

Poco prima di lasciare la Toscana ho riacceso la radio e sono capitato quasi subito su Radio Galileo: c’è Giorgio che parla con Giulio Cesare Proietti. Appena il telefonino – di nuovo scarico – me lo consentirà gli manderò un messaggio.

In dirittura d’arrivo passo davanti alla stazione di servizio di Giove e ripenso a tutti i viaggi in pullman da e per la Polonia che sono partiti da qui o sono finiti qui. E alla mia prima sortita in autostrada, proprio per accompagnare Agnieszka, in partenza per casa, a questa stazione di servizio.

Non mi fermo e proseguo. Arrivo a Terni alle 10.20 e vado subito all’Istess perché dovrebbe esserci una riunione. Che, invece, non c’è. Passo a Radio Galileo e faccio gli auguri a Giorgio perché oggi è il suo compleanno. Mi fa parlare un po’ di questa ‘epica impresa’ che, secondo lui, ha poco del vero on the road che andrebbe fatto in autostop, non con il navigatore satellitare!

 

Alle una, finalmente, riparto per Collescipoli. Arrivo a casa, dormo poco, mi faccio una doccia liberatrice e riparto per Terni. Sì, perché oggi non è vacanza. Sarà una dura giornata di lavoro.

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2 commenti su “ON THE ROAD

  1. ka81 il said:

    che bel viaggio ben dettagliato e ben descritto… deve essere stato proprio bello…

    Complimenti

  2. anonimo il said:

    Sono onorato dalla tua citazione, evidentemente una sottile breccia nelle già fatiscenti mura della tua mente devo averla aperta.

    In effetti non sei né Brizzi né Chatwin, però devo ammettere di aver letto il tuo rendiconto senza annoiarmi particolarmente. Senza offesa, hai dato un impulso alla mia attività intestinale, e non appena avrò terminato di scrivere questo commento, mi recherò nella toletta più prossima per emettere copiose deiezioni.

    Ergo le tue parole, oltre ad una funzione narrativa, avranno svolto anche una funzione lassativa. Non è poco.

    Ti sei privato per quattordici anni di una piena esperienza marittima e questo fatto si commenta da solo, Arnaldino. Probabilmente ciò è successo, come tu stesso dichiari, ancha a causa del tuo fisico imbarazzante, molliccio, pallido e lattiginoso come una burrata di bufala campana.

    Presta attenzione, Arnaldo. Ho deciso di rivelarti il mio animo munifico e di elargirti preziosi consigli per rimetterti in forma.

    Innanzitutto, devi ridurre il consumo di carboidrati, soprattutto dei farinacei (pane, pasta, pizza ecc.), e mangiare più proteine. Carne rossa due volte a settimana, carne bianca e pesce a volontà e ogni tanto puoi anche concederti un assaggio di formaggi stagionati.

    Accompagna sempre le portate principali con abbondanti piatti di verdura poco condita, per integrare i sali minerali e favorire la digestione. Quando hai fame durante il giorno, intermezza con yogurt e frutta di stagione. Mangia più volte al giorno in modo sano, fraziona i pasti, così facendo manterrari attivo il metabolismo e brucerai più grassi.

    Evita come la peste i fritti, i dolci, le salse grasse e gli alcolici, e se proprio vuoi una pizza o un piatto di pasta, meglio a pranzo che a cena, il motivo mi pare ovvio.

    Fai attività fisica, è fondamentale per smaltire le riserve di adipe e tonificare i muscoli atrofizzati che ti compongono. Non devi diventare un maniaco del fitness, solo cammina di più, spostati in bicicletta e, tutte le mattine, fai cento flessioni e cento addominali. Bastano venti minuti, Arnaldino. Mi sembra un prezzo esiguo da pagare in cambio di salute e prestanza fisica.

    P.s.

    Quando viaggi da solo, non sei mai vermante solo. Sei libero e sei portato a conoscere altra gente, cosa che non faresti se fossi blindato in un ridotto gruppo di vacanzieri che conosci da sempre. Se viaggi da solo, stai certo che troverai sempre qualcuno con cui condividere cotanta bellezza, senza bisogno di pubblicare mappazze per far conoscere al mondo le tue imprese.

    Arnaldino, cerchi condivisione o cerchi un pubblico?

    Ah, che stupido, è vero che sei un teatrante.

    La risposta vien da sé.

    Alla prossima.

    Anonimus de Anonimis

I commenti sono chiusi.