NILLO E L’ANIMA GEMELLA

1.
 
Non ci credeva mica, il vecchio Nillo, all’anima gemella.
 
L’aveva spiegato il giorno prima anche ad Agnese, il saggio Nillo, che non si può passare la vita a cercare l’altra metà della mela, perché pure se la trovi, due mezze mele messe insieme fanno solo una mela marcia.
 
Ci aveva lavorato dieci anni, il saggio Nillo, per diventare Uno.
 
Quando Inta se ne era andata con un altro, dopo due anni vissuti in simbiosi, il giovane Nillo aveva visto crollare all’improvviso tutto ciò in cui aveva creduto, tutto ciò che credeva di aver costruito. Tutto.

Aveva dovuto ricominciare tutto da zero e aveva giurato a sé stesso che mai – mai più! – avrebbe permesso ad una sola persona, per quanto importante, di determinare la sua felicità.

Ché una volta che la tua dolce metà decide di staccarsi nuovamente dalla mela, non è detto mica che si prenda solo il 50% della polpa, capita pure che si porti via tutto e ti lasci con un seme davanti e uno di dietro.

E allora no, non ci stava Nillo ad affidare la sua vita ad una donna. Aveva deciso che qualsiasi cosa fosse riuscito a costruire, sarebbe stata sua e di nessun altro. E aveva mantenuto fede alla promessa, nei piccoli come nei grandi amori.
 
E ci aveva anche sofferto, Agnese, in quei cinque anni che erano stati insieme, per quest’autonomia nillesca, per questo suo rifiuto di completarsi in lei.

In quei tre anni che li separavano dalla separazione, però, i loro percorsi sentimentali erano stati molto diversi.

Lei, una volta rinunciato a Nillo, si era messa alla ricerca disperata di un’altra metà della mela, ma aveva incontrato solo mezzi uomini. O almeno così gli erano sembrati, forse perché erano mezzi amori. Aveva attraversato flirt e fidanzamenti mantenendo sempre la stessa insoddisfazione e le stesse frustrazioni che l’avevano allontanata da Nillo, e forse anche peggiori.

Ello, invece, le cicatrici – volente o nolente – aveva dovuto leccarsele da solo, e aveva scelto di affrontare la solitudine a viso aperto. D’altra parte c’era già passato, dentro quell’abbandono e quel senso vuoto e non aveva intenzione di incontrarci ancora la stesa disperazione, la stessa sensazione di azzeramento.

Sbagliare in amore è legittimo, probabilmente inevitabile. Ma cerchiamo almeno di variare gli errori, si era detto.
 
In quegli ultimi tre anni era stato innamorato, illuso, deluso, corteggiato, fidanzato, lasciato, aveva perso delle occasioni e si era infilato persino  – chi se l’avrebbe mai detto?  – in una storia con una donna sposata. Ma non si era mai sentito davvero solo. E non aveva fatto due volte lo stesso errore.
 
Alla fine era riuscito a sentirsi, per la prima volta, felicemente single. Singolo, non solo.

C’era un sacco di bella frutta in giro ed era bello tuffarsi nel cesto, osservare, sfiorare, magari accennare qualche passo di danza con un’arancia, una noce, una susina. Ma le mezze mele, no quelle non le cercava di certo, anzi le evitava accuratamente, se ne teneva bene alla larga!
 
Ormai si era fatto questa idea: una mezza mela è una mezza persona, e due mezze persone insieme non possono combinare niente di buono.
 
“Lascia stare l’idea romantica del completamento” aveva detto ad Agnese. “Se io avessi solo gli occhi e tu solo la bocca non potremmo né guardarci né baciarci!”.
 
Adesso, però, cari miei sventurati lettori, dovete sapere che il vecchio Nillo, dopo anni di disillusione e pseudocinismo, così – d’emblée – aveva trovato una mela così bella e succosa che gli era venuto subito l’istinto di sbucciarsi tutto e tagliarsi a pezzettini per fare con lei una bella macedonia.
 
La Macedonia del Casale.

II

“Vegliate, perché non sapete né il giorno né l’ora” declamava il diacono dall’ambone.
 
Nillo era seduto sul cuscino di un inginocchiatoio. Da quando era arrivato don Gabriele la messa delle undici si era riempita di gente e posto sulle panche non se ne trovava più.
 
Arriva come un ladro nella notte.

Da un mese quella frase Nillo non la sentiva più come una minaccia, ma come una promessa. Perché non è solo la morte, ad arrivare quando meno te lo aspetti, adesso Nillo lo sapeva: anche la felicità arriva come un ladro nella notte. E proprio in una notte la felicità aveva bussato – inattesa – alla sua porta.
 
Amélie l’aveva conosciuta un anno prima, in un’indimenticabile serata natalizia.  Alla piccola Chopin erano bastate un paio di scintille per incendiare il cuore del vecchio Nillo e c’era voluto più di un estintore per spegnere quella passione che, in quel periodo, sarebbe potuta diventare davvero pericolosa.

C'erano stati sguardi, chiacchierate dal vivo e su facebook. C'erano stati sms – tanti – sotto capodanno, che il Nillo scriveva alla piccola Chopin dalla terra di Vlad Dracul. Ogni nuovo messaggio che arrivava dall'Italia sembrava pregustare il momento in cui si sarebbero rivisti. E chissà… chissà, si chiedeva il vecchio Nillo, che cosa sarebbe potuto succedere, al suo ritorno.

Perché l'Amélie ci aveva il ragazzo, e aveva una valanga di anni meno di lui, però qualcosa stava nascendo – lo sapevano entrambi.

Invece, poi, al suo ritorno in Italia non si erano visti. Nel suo ultimo messaggio – il giorno stesso in cui era tornato dalla Romania – Nillo le aveva proposto di andare al cinema. E lei, dopo aver tentennato un poco, aveva detto di no.

Nillo si era ritirato nel guscio come una lumaca, e i due non si erano più visti. Per quasi un anno.
 
Ora, in un angolo del suo cuore Nillo aveva ancora un po’ di brace accesa per quella splendida  fanciulla, ma l’aveva amabilmente coperta di cenere e per fortuna la voglia di guardarsi intorno non gli era mai venuta meno.
 
Dopo piccole e grandi delusioni e quasi due anni di digiuno sentimentale, Nillo  – in quei giorni – aveva vissuto una storia molto intensa e passionale che aveva segnato, per certi versi, persino una svolta nella sua vita affettiva.

Dopo meno di venti giorni, però, il nostro aveva deciso di troncare all’improvviso e di netto quella bella storia. Il motivo non possiamo rivelarlo ai nostri pazienti lettori perché, come direbbe il buon dottor Watson, i fatti sono ancora troppo recenti e le persone coinvolte in circolazione. Ma fidatevi che era un ottimo motivo e peraltro il vecchio Nillo non era innamorato della donzella e questo di per sé sarebbe stata già un ottima ragione per non illuderla continuando in una relazione che non avrebbe comunque avuto futuro.

Nell’euforia della sua festosa singletudine Nillo – in quella settimana – aveva corteggiato almeno tre o quattro ragazze e alla fine aveva deciso di concentrare le proprie mire su una in particolare, con la quale, era ormai deciso, si sarebbe fidanzato domenica sera.

Era così sicuro della scelta e dell’esito della questione, che per tutto il pomeriggio di quella domenica aveva presentato la ragazza in questione come la sua futura fidanzata, le aveva tenuto la mano per buona parte del tempo ed era persino riuscito a strapparle la promessa di un bacio, per quella sera.
 
Ma quella sera, all’improvviso, era tornata Amélie. Così, senza farsi annunciare era ricomparsa nella sua vita in tutto il suo fascinoso splendore.
 
“Vieni a cena con noi?” le aveva detto lui, quasi per educazione. “Sì” aveva risposto lei senza esitazioni.
 
Dovrò cambiare il programma della serata, si era detto Nillo. La sua futura fidanzata avrebbe dovuto aspettare ancora qualche giorno, che davanti ad Amélie, no, Nillo non se la sentiva di provarci.
 
Poi, alla fine di quella serata, Nillo la piccola Amélie l’aveva accompagnata a casa. Ed erano rimasti tutta la notte a parlare, sotto casa di lei.
 
Inaspettatamente.
 
Inaspettatamente il suo cuore aveva cominciato a battere come un tamburo impazzito.

Inaspettatamente il vecchio Nillo aveva cominciato a tremare come una foglia senza sentire freddo. Inaspettatamente si era perso negli occhi e nelle parole di quella ragazzina che aveva, anche lei, preso anche a tremare. E ribadisco, che non faceva freddo. Che l’autunno in quei giorni di metà novembre, era ancora ben determinato a non lasciare il posto all’inverno che – per il momento – se ne stava in un angolino ad aspettare il suo turno senza interferire.
 
“Che cosa mi hai fatto?” diceva Nillo agli occhi di Amélie che non smettevano di sorridere. Poi si erano abbracciati e poi si erano mormorati qualcos’altro che il vostro umile cronista – per quanto curioso e pettegolo – non è riuscito a sapere.
 
Quel che è certo, però, è che si erano salutati all’alba, con un bacio intenso e fugace che in pochi secondi aveva ribaltato tutta la vita del vecchio Nillo.
 

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