MISTER CHOCOLAT

“Mister Chocolat” di  Roschdy Zem è la storia del primo grande divo nero della storia dello spettacolo.

Nato schiavo a Cuba e fuggito poco più che bambino in Francia, Chocolat era diventato un clown e con il bianco Footit aveva formato la più celebre coppia comica della “Belle Epoque”, tanto famosa da diventare una vera e propria icona commerciale finita su vignette, fumetti, giocattoli, pubblicità e persino una marca saponette (ma anche in un’opera di Tolouse Lautrec) facendo così dei due clown i precursori teatrali di fenomeni come Stanlio e Ollio e Charlot.

Più che un film sul razzismo e l’integrazione (anche se questi temi – con qualche forzatura – ci sono finiti dentro) “Mister Chocolat” è la storia di un uomo che dalla povertà assoluta raggiunge il successo e la ricchezza montandosi la testa, sopravvalutando il suo stesso talento e perdendosi tra sesso, droga, alcool e gioco.

Ma è anche la storia dell’uomo che andando ad assistere i bambini in ospedale inventò di fatto la clowterapia, è la storia di un’epoca, del circo dei nani e ballerine, dei neri visti ancora come fenomeni esotici che suscitano curiosità più che razzismo e delle “esposizioni coloniali” con le ricostruzioni dei villaggi africani e i cartelli “vietato dare da mangiare ai selvaggi”. Una storia in cui ad essere discriminato, questa volta, è il bianco: il clown Footit, il professionista e la mente del duo che i calci nel sedere li dà sulla scena ma li prende nel privato (visto che la star è il nero che si gode la vita e il successo mentre lui resta sempre solo), ma anche il suo straordinario interprete James Thierrie, che finisce inevitabilmente in ombra accanto al dirompente Omar Sy (“Quasi amici”) nei panni di Chocolat.

Thierrie, degno nipote di Charlot (è figlio di Victoria Chaplin), oltre ad assomigliare in modo impressionante al nonno ne ha ereditato anche le abilità circensi: è sua, infatti, la regia degli irresistibili numeri di clowneria proposti da Footit e Chocolat che rimandano inevitabilmente a “Luci della ribalta”, il film di Chaplin dedicato a un vecchio clown e ambientato proprio negli anni raccontati dal film.

Particolarmente gustosa la scena in cui i fratelli Lumiére (interpretati da una vera coppia di fratelli) girano un cortometraggio con protagonisti i due clown francesi, facendone così anche i primi comici della storia del cinema. Una scena che si specchia sui titoli di coda, quando arrivano le vere immagini degli sketch girati dai Lumiére.

Precedente La fogna all'occhiello del Comune di Terni Successivo UNA PICCOLA IMPRESA MERIDIONALE