LE RAGIONI DI SABINA GUZZANTI

Ha ambizioni politiche, “Le ragioni dell’aragosta”, opera terza di Sabina Guzzanti in veste di regista, incentrata su un vecchio gruppo di attori comici – quello di “Avanzi” – che organizza uno spettacolo in Sardegna per sostenere la causa dei pescatori di aragoste.
Una metafora dell’Italia contemporanea e una riflessione sui rapporti umani “che sono la prima e fondamentale forma di politica” secondo l’autrice, che ha presentato il film al multisala Fedora di Terni rispondendo alle domande del pubblico.

In realtà, il valore di “Le ragioni dell’aragosta” sta da una parte nell’esperimento narrativo, che intreccia realtà e finzione rendendoli indistinguibili, dall’altro nell’operazione-revival, che in una sorta di “grande freddo de noartri” vede un gruppo di reduci dello spettacolo ritrovarsi insieme nel segno della nostalgia per ripetere dopo quindici anni gli sketch che li avevano resi famosi: Pierfrancesco Loche, Francesca Reggiani, Antonello Fassari, Stefano Masciarelli e Cinzia Leone. Come in ogni film di questo genere ognuno è un caso umano, con la differenza che qui ogni attore interpreta sé stesso e la sceneggiatura scritta dalla Guzzanti è ispirata proprio alla vita e al carattere degli attori che la interpretano, mentre la regia sceglie lo stile del finto documentario tanto da dover precisare alla fine che si tratta solo di una vicenda immaginaria.
Una virata radicale, per l’autrice di “Viva Zapatero!” che lascia la politica sullo sfondo; almeno sullo schermo, perché dal vivo – invece – Sabina dimostra di essere fin troppo calata nel ruolo della paladina della libertà di parola e non fa mancare gli attacchi ad un sistema fatto di politica, economia e informazione “che impedisce all’Italia di essere un paese civile”.

Invettive  però, le sue, che a differenza di quelle di Beppe Grillo, raramente perdono il sapore squisitamente politico per scendere nelle questioni concrete, e si concentrano – di fatto – soprattutto sulla Rai che da anni la tiene in esilio.


“In televisione non posso tornare a fare un mio programma. Posso solo andare ospite, come è accaduto da Santoro e Fazio; è il segnale di un’azienda pubblica in cui niente è cambiato negli ultimi anni, in cui comandano sempre le stesse persone e che è ancora lontana dall’essere libera”.

L’8 settembre hai partecipato al “V-Day”. Credi che questo movimento possa avere davvero un impatto sulla politica italiana o Beppe Grillo rischia di essere solo l’ennesimo leader cercato da un popolo che – tu stessa hai detto – non è migliore dei politici che lo rappresentano?

“Io non credo che quello italiano sia un popolo buono governato da malfattori. Siamo un popolo che corrisponde a quelli che ci governano. Credo che come tra gli italiani, anche tra i politici ci siano persone oneste; poi c’è un problema anche di democrazia all’interno dei partiti e nel sistema elettorale. Io credo che di fatto, oggi, un parlamentare ha meno possibilità di fare qualcosa di concreto di quante non ne abbia io, quindi non voglio demonizzare la casta politica. E’ fin troppo comodo trovare il nemico e poi sentirsi quelli buoni, quelli che stanno dalla parte giusta. Ad ogni modo il movimento di Grillo mi sembra composto da persone molto preparate, ragazzi che non si occupano dei massimi sistemi o di ideologia, ma di cose concrete che riguardano le proprie città. Un lavoro molto faticoso e noioso, che richiede costanza”.

Quando hai fatto “Raiot” – con il momento che stava vivendo la Rai in termini di censura – davvero non immaginavi che ti avrebbero cacciata? Non sarebbe più costruttivo cercare di dare il proprio apporto creativo dall’interno anziché rischiare di diventare una censurata di mestiere?

“Io non faccio la censurata di mestiere: lavoro tanto al cinema e in teatro e faccio tutto quello che mi viene in mente; non credo proprio che sarebbe stato costruttivo autocensurarmi per restare in Rai. Sarebbe un discorso ipocrita. Penso invece che se tutti facessero come me avremmo una televisione più libera. Chi si presta ad accettare le cose come stanno pensando di fare un lavoro costruttivo in realtà pensa solo a tenersi il posto”.

(da Il Giornale dell’Umbria di domenica 14 ottobre 2007)

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Un commento su “LE RAGIONI DI SABINA GUZZANTI

  1. ARNALDOCASALI il said:

    LA FAMIGLIA GUZZANTI

    [..] + bonus track SABINA GUZZANTI “Se tornerò a fare Gianfranco Funari? Sì, mi piacerebbe farlo in una versione nuova, in cui parla dall’aldilà, e dice: ‘quanno venite qui, nun dite che siete cristiani, sennò [..]

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