IL GIORNALISTA CON LE PALLE (QUINDI PALLOSO?)

DIBATTITO SU FRANCESCO da te.

Ringrazio di cuore Andrea Armati per le belle parole spese sul suo blog. Anche se non credo di meritare il paragone con i "Giornalisti con le spalle dritte" di cui parla Travaglio.

E’ vero, io non ho mai piegato la schiena. Ma è vero anche che non sono mai stato costretto a farlo, non mi sono mai trovato di fronte ad una scelta radicale, ad un bivio. Quindi, più che "un giornalista con le palle" mi considero più semplicemente un giornalista fortunato. Che non ha mai avuto bisogno di leccare il culo a nessuno, e a cui naturalmente interessa più fare informazione che ingraziarsi i potenti. Ma solo perché è più divertente e appagante.

Detto questo non credo che subirò scomuniche per l’incontro di sabato. Nella scelta di invitare Andrea non mi sono trovato in sintonia con il direttore dell’Istess. Peraltro involontariamente, perché quando ho organizzato l’incontro ero convinto che lei condividesse le mie scelte e resto convinto che quell’incontro sia perfettamente in linea con lo spirito del Festival.

E vado orgoglioso di aver organizzato l’unico momento di incontro tra l’istituzione ecclesiastica ternana e l’ambiente degli irriducibili anticlericali di Civiltà Laica.

Ma ci tengo a precisare che non credo che un giornalista con le spalle dritte sia un giornalista che non tiene in considerazione le idee e le esigenze del suo editore. Un giornalista con le spalle dritte è anche un giornalista che sa capire i modi, i tempi e i contesti in cui dire certe cose. E un giornalista con le spalle dritte è uno che si assume fino in fondo le responsabilità delle sue azioni.

Quindi per me l’incidente di sabato resta un nodo da sciogliere, un problema da affrontare. Anche se resto convinto di quello che ho fatto.

La cosa più importante per me, adesso, sarebbe conoscere l’opinione delle persone che hanno assistito all’incontro. Perché c’è chi l’ha trovato un dibattito interessante e chi una caduta di stile. Vorrei capire qualcosa di più, quindi dico a chi c’era: commentate questo post e ditemi come vi è sembrato!

Infine una precisazione, Andrea, alla quale tengo moltissimo: don Enzo Greco è rimasto entusiasta dell’incontro. Non ha avuto nessun mal di pancia. E’ il direttore dell’ufficio ecumenismo e il dialogo della Diocesi, e ha dimostrato di meritare quell’incarico. Ovviamente non era d’accordo con te, ma se lo fosse stato non ci sarebbe stato nessun dibattito da fare!

Quindi per favore: basta con i luoghi comuni e i pregiudizi sui preti di turno!

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8 commenti su “IL GIORNALISTA CON LE PALLE (QUINDI PALLOSO?)

  1. anonimo il said:

    La prossima volta porterò una cimice per registrare gli insulti che mi è toccato sorbire dal prete di turno -so che non puoi fare a meno di difenderlo, ma non riesco a trovare altre parole per definire un tizio che davanti al pubblico mi stringe la mano calorosamente complimentandosi e poi, subito dopo, nel dietro le quinte mi accusa di voler fare soldi spacciando favole.

    Purtroppo sabato 8 non sono stato così malizioso da portarmi dietro la pulce, ma la prossima volta ho intenzione di farlo per evitare di sentire di nuovo proferire simili discorsi.

    Caro Arnaldo, i miei non sono affatto luoghi comuni. Io quelle parole le ho sentite davvero pronunciare con una veemenza che mi ha fatto del male; per il resto, vorrei non fossi tu a rispondermi (il tuo atteggiamento, infatti, è stato impeccabile e ripeto che posso solo ringraziarti), ma direttamente don Greco.

    Mi dica se il Francesco della Chiesa è conciliabile con quello della storia e argomenti la sua asserzione in base alla quale il sottoscritto trarrebbe un vantaggio pecuniario dal libro.

    Aspetto fiducioso.

    Andrea Armati

  2. AlexJC il said:

    Intervengo solo per precisare una cosa.

    Andrea Armati, attualmente, non fa parte di Civiltà Laica. E’ semplicemente uno studioso che ha publicato autonomamente un lavoro che a C.L. (ma che brutta abbreviazione) è piaciuto e quindi come associazione facciamo ciò che possiamo per pubblicizzarlo e diffonderlo.

    Se poi nel prossimo futuro Andrea si volesse anche iscrivere e collaborare ancor di più con noi, è il benvenuto. Ma attualmente non ne fa parte.

    Lo dico perchè mi sembra che su questo punto, anche nell’incontro stesso, sia stata fatta un po’ di confusione. Niente di grave per carità, anzi. Siamo ben lieti di venire accomunati ad un ottimo lavoro come “lo stregone di Assisi”, semplicemente non vogliamo prenderci meriti non nostri!

    Ad ogni modo complimenti ad Arnaldo per aver avuto l’onestà intellettuale di presentare un lavoro su S. Francesco nonostante questo non fosse gradito a qualcuno del suo ambiente.

  3. anonimo il said:

    Ciao Arnaldo,

    approfitto ancora di questo spazio per ringraziare pubblicamente Alex per la sua presa di posizione in favore del mio libro, ma anche e soprattutto per sottolineare che, se c’è qualcuno nell’ambiente deciso a impedire l’incontro e il dialogo tra intellettuali laici e intellettuali cattolici, quelli di certo non siamo noi. Arnaldo si è dato da fare il più possibile affinché le ragioni dei laici, anche su Francesco d’Assisi, venissero a galla e fossero portate all’attenzione della diocesi di Terni. Speriamo di riscontrare in futuro una maggiore apertura anche solo al dibattito -poi, se proprio il dibattito deve degenerare in scontro, la cosa non mi preoccupa granché in quanto il sottoscritto ha sempre avuto un debole per le ‘risse’ verbali! 😉

    Per il resto, ancora complimenti ad Arnaldo per il suo coraggio nel fare una scelta rischiosa quanto necessaria.

    A presto

    p.s. piuttosto, devo restituirti 10 € per il libro, come faccio??

    Andrea Armati

  4. anonimo il said:

    Omnia munda mundis. Ecco perchè i preti sovente accusano coloro che non si uniformano al loro pensare di scrivere libri con favole per fare soldi.

    “Ma ci tengo a precisare che non credo che un giornalista con le spalle dritte sia un giornalista che non tiene in considerazione le idee e le esigenze del suo editore.Un giornalista con le spalle dritte è anche un giornalista che sa capire i modi, i tempi e i contesti in cui dire certe cose. E un giornalista con le spalle dritte è uno che si assume fino in fondo le responsabilità delle sue azioni.”

    Concordo solo sulla conclusione, per quanto sia una ovvietà, ma le premesse (non sono giornalista ma mi permetto di avere un’opinione) sono del tutto fuorvianti. Le idee dell’editore non devono minimamente interessare un giornalista. Neanche le uniche legittime che l’editore può tenere presente: quelle del profitto. Il giornalista dovrebbe fare solo il suo lavoro, seguendo la deontologia. L’editore il proprio, quello di imprenditore. Il giornalista che tiene presente le idee del suo editore, e scende ad una sorta di compromesso soft, non è un giornalista. Alessandro G.

  5. ARNALDOCASALI il said:

    Il dibattito si farebbe interessante, però in effetti ci vorrebbe un giornalista. Però ti faccio un esempio: te lo immagini, tu, un cuoco che si mette a fare la pizza in un ristorante cinese, perché a lui piace la pizza?

    O un metereologo che si mette a fare discorsi religiosi durante le previsioni del tempo, perché in quel momento lo ritiene una priorità?

    O entrando nel campo del giornalismo, un redattore di “Ville e casali” che fa un articolo in cui parla dei barboni nella stazione di Milano.

    Oppure un idraulico che chiami perché non ti funziona la cucina, e lui decide di ripararti il bagno!

    Forse – per quanto anarchico – anche tu concordi che questo non sarebbe accettabile.

    La libertà di coscienza finisce dove comincia la linea editoriale. E non c’entrano i compromessi. C’entra la professionalità.

    Io non posso scrivere tutto quello che mi pare sul Giornale dell’Umbria, e non posso scrivere tutto quello che mi pare nemmeno su ADESSO, anche se di “Adesso” sono io il direttore e l’editore! Perché una linea editoriale c’è anche lì. Personalmente è per questo che cerco di lavorare contemporaneamente su molti fronti. Perché questo mi fa guadagnare molto in termini di libertà. E non sto parlando di libertà politica, ma editoriale. Se voglio fare cronaca locale scrivo sul Giornale, se voglio fare opinione scrivo su “Adesso”, se voglio fare spettacolo vado in radio.

    Io non sono mai sceso a compromessi e non sono stato (quasi mai) censurato. Eppure credo di aver sempre tenuto le spalle dritte.

    Ma non sono un anarchico, sono uno che cerca di fare bene il suo lavoro.

    Un giornalista con le spalle dritte non fa sempre quello che gli pare, ma evita di lavorare per editori che lo costringerebbero a scendere a patti con la sua coscienza.

    So che coi tempi di leccaculismo ed ‘equivicinanza’ che viviamo, non è facile capire questo discorso.

    Io dico sempre che se Marco Travaglio può dire quello che dice è perché ha trovato degli editori che hanno un interesse politico a fargli dire certe cose. E che Sabina Guzzanti non mi piace perché – a differenza di Beppe Grillo – pretende di utilizzare il mezzo pubblico per esternare le proprie idee.

    In sintesi: LA LIBERTA’ NON E’ ANARCHIA

  6. Sorciccio il said:

    Caro Arnaldo,

    premetto che so per certo, essendo più che un testimone oculare, che tu sei una persona libera: un giornalista professionale nel tuo lavoro. Non lo dico per cortesia dialettica, bensì perchè lo credo, e più volte l’ho detto. Questo discorso, quindi, è prettamente generale. Trascende le questioni personali.

    Pur non giornalista, mi permetto di contraddirti quasi su tutto.

    1) Gli esempi con cui tu inizi l’ultimo commento sono indubbiamente ammalianti, ma non c’entrano minimamente niente. Un conto è una professione intellettuale come la tua (in cui hai un obbligo di mezzo) un conto quella di un cuoco, che non è una professione intellettuale ma che si caratterizza tendezialmente come una di risultato. Scusami se uso categorie giuridiche per il discorso. Ma tornano utili.

    Diverso il discorso del meterologo, che sarebbe solo un pò scemo nel mettersi a citare discorsi religiosi. Sarebbe internato in una casa di cura, anche se in America ho visto che esistono e sono liberi 😛 La meterologia è una scienza, anche se nn sempre esatta vista le esperienze personali :P.

    Diverso ancora il discorso del “giornalista”, come lo chiami tu e sicuramente nella forma hai ragione, settoriale, come l’ipotetico redattore di “Ville e casali”.

    Le differenze si vedono ad occhio, non le spiego, sennò il post viene lunghissimo.

    2) Il termine “linea editoriale” significa altro da ciò che si potrebbe erroneamente dedurre da quello che dici tu. La linea editoriale è una linea politica, ma non è linea editoriale: a) il censurare opinioni; b) l’alterare fatti; c) il distorcere la realtà. Prospettare una visione politica, economica, sociale, di quelle opinioni, di quei fatti, di quella realtà, è linea editoriale. Il lettore ha, in questo modo, salvo il suo diritto di essere informato. Diritto costituzionalmente posto. Quando, cioè, linea editoriale ed esercizio della professione giornalistica, non si disturbano a vicenda.

    Ribadisco: la linea editoriale è legittima, ma non può comportare una lesione del diritto ad essere informati. E’ diritto ad essere informati la prospettazione, seppur non approfondita, di un’alternativa di opinione. L’apertura al dialogo, o come minimo il non ingenerare confusione fra fatti e opinioni.

    3) Io non sono un anarchico, anche se di questa parola se ne fa un uso inappropriato, perchè potrei dirti che il luogo comune per cui libertà non è anarchia, con cui concludi il precedente commento, è una grande beffa lessicale. L’anarchia, quella vera, è l’unica, a mio giudizio forma di libertà. Ma non c’entra niente in questo caso. A nessun giornalista, concordo con te, è chiesto di essere anarchico, ma solo di essere libero; come indubbiamente lo sei tu, almeno tendenzialmente.

    4) Marco Travaglio può dire quel che vuole, o meglio quel che deve, non perchè ha trovato editori a cui torna utile (indicameli semmai e anche i ritorni che essi hanno da querele per diffamazioni, in ultimo l’Espresso sul caso Previti). Marco Travaglio dice quel che deve perchè esercita la professione giornalistica in modo esemplare.

    5) Usare il mezzo pubblico per esternare proprie idee, come tu dici fa la Guzzanti, che non è un giornalista, non è sbagliato. Esso proprio per questo si chiama pubblico. L’editore del mezzo pubblico è lo Stato. Lo Stato non può avere opinioni personali, in quanto ente impersonale; è solo garante della libertà di tutti ad esprimersi sui propri mezzi di comunicazione. E’ l’organizzatore del corretto e pacifico esercizio di questa libertà. La sua linea editoriale è non averne una. E’ un’utopia lo so, in Italia è un’utopia, perchè, di fatto, non lo Stato è editore del servizio pubblico, ma il Governo. Certo è che in questo solo senso si può ammettere, in extremis, la figura di Stato editore. Altrimenti essa è del tutto incompatibile con i fondamenti costituzionali che pretendono questa società, come minimo, democratica. E se anche utopia, resta comunque illegittimo ogni contrario comportamento del servizio pubblico.

    6) Un abbraccio*)

    Alessandro G.

  7. ARNALDOCASALI il said:

    Tendenzialmente sono d’accordo con te.

    Non ho molto da aggiungere, se non che un conto sono i fatti e un conto le opinioni.

    Per quello che riguarda i fatti, un gionalista serio deve sempre attenersi ad essi (anche se in realtà i fatti, a seconda di come vengono raccontati, possono fare opinione). Diversi il discorso per quanto riguarda le opinioni, che non sempre vengono richieste al giornalista.

    Insomma, se io lavoro per un giornale di destra non posso arrabbiarmi se il mio editore non mi pubblica un editoriale di sinistra!

    Se invece io lavoro per un giornale che denuncia abitualmente le malefatte del governo (a qualunque colore esso appartenga) e censura una mia denuncia su un fatto particolarmente scomodo, allora sì che posso parlare di censura.

    Non so se mi spiego.

  8. Sorciccio il said:

    Sentivo nostalgia dei tempi della mailing list della FUCI, i nostri dibattiti 😛

    Se lavori per un giornale di destra non dovresti arrabbiarti perchè il tuo editore non ti pubblica un editoriale di sinista. Certo. Obiezione: perchè devi lavorare per un giornale di destra? E’ più dignitosa la disoccupazione 😛

    Daje!! a presto!

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