DESTRA / SINISTRA

Una sera, alla festa dell’Unità, mi ero fermato a chiacchierare fino a tardi con alcuni amici. La gente, mano a mano, era scemata. I giardini della Passeggiata si erano svuotati, e l’atmosfera si era fatta sempre più intima e familiare.
 
Eravamo rimasti in pochi. Io, un mio amico militante del partito, e alcuni volontari dello staff organizzativo.
 
Si chiacchierava passeggiando nel grande viale alberato, e ad un certo punto si finì a parlare di Ciaurro. Dell’unico sindaco di centro-destra che la città di Terni abbia mai avuto. Dell’unico sindaco capace di mettere in minoranza un partito che aveva governato ininterrottamente la città dalla fine della Seconda guerra mondiale, e che l’aveva governata anche prima dell’avvento fascista.
 
Ciaurro è stato un sindaco molto amato dai ternani. Dai ternani che, intendiamoci, non hanno mai smesso di essere di sinistra.
 
Nel 1993 quando Ciaurro salì per la prima volta a Palazzo Spada con una lista civica appoggiata da altre liste civiche, civiche davvero –  si era reduci da Tangentopoli. La voglia di novità era inarrestabile.
 
Nel 1997, invece Ciaurro si presentò con Forza Italia e con una giunta di centro-destra. Berlusconi in persona venne a fare campagna elettorale per lui.
 
Ciaurro vinse lo stesso, ma in Consiglio Comunale si trovò in minoranza. Il popolo di Terni era rimasto di sinistra, e aveva continuato a votare a sinistra. Ma la percezione dei ternani, era stata che Ciaurro – in quei cinque anni – era stato un grande sindaco, capace di portare davvero una ventata d’aria fresca nella città rossa. E lo votò. Lo votò anche se era di destra.
 
I Ds, da parte loro,  non hanno mai digerito questa svolta. Tanto i dirigenti – a cominciare dal successore stesso di Ciaurro, Paolo Raffaelli – quanto la base, non continuato, durante e dopo la sua giunta, a parlare male di Ciaurro, spesso ripetendo sempre le stesse cose (ricordo le famigerate “Ballerine brasiliane” di cui si parla ancora oggi).
 
Io non è che di politica, più di tanto, ci capivo. Certo è che anche io avevo quella percezione di rinnovamento e di buon governo e anche se da quando avevo diciotto anni mi sono sempre collocato a sinistra e nel ’93 non lo avevo nemmeno votato, nel 1997 Ciaurro lo appoggiai apertamente. Arrivai persino a fare il rappresentante di lista per Alleanza Nazionale. Allora mi presi gli insulti dei miei amici fricchettoni, oggi che ho fama di catto-comunista, non ci crede nessuno. Ma l’ho fatto, e non me ne sono mai vergognato. Perché alle ideologie, io, sono stato sempre allergico.
 
Con tutta la stima e tutta l’amicizia, ho sempre pensato che quei miei amici fricchettoni che mi additavano come qualunquista, fossero in realtà obnubilati dall’ideologia. Però siccome era gente che stimavo – e da cui ho imparato molto – ogni tanto il dubbio che fossi io ad essere qualunquista, mi veniva.
 
Quel giorno, alla Festa dell’Unità, in un clima familiare e intimo, uno degli organizzatori della festa dell’unità cominciò a parlare di Ciaurro con toni insolitamente pacati. Cominciò ammettendo che Ciaurro, tutto sommato, delle cose buone le aveva fatte. Poi disse: “Sai che ti dico, ci voleva proprio, Ciaurro” e concluse con un’affermazione perentoria: “Avevamo proprio rotto i coglioni!”.
 
Oggi la situazione è molto diversa dal 1997 e anche dal 1993, ma certo anche stavolta sta accadendo qualcosa di particolare. Come nel 1997, nonostante il partito, c’era un sentore diffuso – nei ternani – che Ciaurro fosse stato un buon sindaco, anche oggi, dopo 10 anni di giunta Raffaelli, si respira una forte delusione tra i ternani, un’insoddisfazione (per usare un eufemismo) nei confronti di chi ha governato fino ad oggi, una generale voglia di svolta, di rinnovamento. Tanto che anche lo stesso Leopoldo Di Girolamo, candidato del Pd, parla di rinnovamento, parla di discontinuità.
 
Io non lo so – e anche se lo sapessi, forse non lo direi – chi farà del bene alla nostra città. Se il discusso Leopoldo Di Girolamo o il discusso Antonio Baldassarre, candidato di una lista civica appoggiata dal centro-destra.
 
Ma quando sento ripetere, da parte non solo di politici in carriera cialtroni e arrivisti, ma anche da parte di gente del Pd che stimo, quando sento ripetere i soliti slogan secondo i quali eleggere Baldassarre significa mettere la città in mano a gente che di Terni non sa niente, che darà la città in mano a oscuri manovratori da Roma, eccetera eccetera.
 
Quando sento ripetere la battuta del “Re Magio”, che faceva ridere nel 2001 quando l’ha usata – la prima volta – Benigni, e solo perché c’era anche Melchiorre (Cirami) e Gasparri (Maurizio), quando si continua ad insistere sui concerti pop di Arisa e gli Stadio, chiamati come testimonial da Baldassarre…
 
… non lo so, ma ho l’impressione che si sia a corto di argomentazioni. E trovo la cosa molto inquietante, perché la città e i suoi bisogni dovrebbe conoscerla, per l’appunto, molto meglio chi l’ha governata da sempre, piuttosto che uno arrivato da Roma e che di Terni non si occupava da vent’anni.
 
Quindi, tutto sommato, potrei capire slogan,  frasi fatte e ideologia da parte dello sfidante, piuttosto che dai “campioni in carica”.
 
Cosa devo pensare?
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