DA VIA VOLLUSIANO A SARAJEVO

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Quando  è nato, nel 2005 per iniziativa dell’Istess, il film festival Popoli e Religioni si è subito inserito all’interno di due linee direttrici di sviluppo della città di Terni: l’integrazione degli immigrati e la valorizzazione del polo cinematografico.

Sembrava infatti che dovesse, potesse e volesse passare per il cinema e per gli stranieri, il futuro della città di San Valentino.

Quella cinematografica ha rappresentato infatti l’unica prospettiva di sviluppo alternativa all’industria pesante su cui Terni ha investito negli ultimi decenni, mentre il fenomeno dell’immigrazione  – con un tasso di crescita tra i più alti in Italia – è oggi l’unico fattore a salvare la città dalla regressione demografica.

Da una parte, quindi, il festival  – organizzato da due anni in collaborazione con UVN – ha cercato di valorizzare al meglio i luoghi di produzione cinematografica della città e le risorse artistiche del territorio, dall’altra ha coinvolto nelle sue attività le comunità degli immigrati, incentivandone l’integrazione anche culturale.

Purtroppo, a sette anni di distanza, dobbiamo ammettere che la città ha subito in questo periodo un’autentica regressione, su entrambi i fronti.

Se il radioso futuro del polo cinematografico ternano è ormai definitivamente alle spalle, seppellito sotto le attese, i sogni di gloria e le buone intenzioni miste a disinteresse delle istituzioni, sul fronte dell’integrazione arrivano segnali inquietanti dalla città e dal mondo politico.

Quest’anno il focus che il festival incentra ogni anno su una diversa regione del mondo è dedicato – a vent’anni dall’inizio del lungo assedio – a  Sarajevo: la “Gerusalemme d’Europa”, una città dove per secoli ebrei, musulmani, cattolici e ortodossi hanno convissuto pacificamente fino a quando – per ragioni politiche – la religione non è stata identificata con l’appartenenza etnica e l’appartenenza etnica con il nazionalismo, fino a scatenare uno dei massacri più assurdi e tragici della storia del Novecento.

Ed è grottesco che proprio mentre noi guardiamo a quello che è successo vent’anni fa oltre il Mediterraneo, nella nostra città tornino ad affacciarsi le ombre del razzismo e  dell’intolleranza.

Via Vollusiano, a due passi dalla stazione ferroviaria, è per certi versi la piccola “Gerusalemme di Terni”: a pochi metri l’uno dall’altra sorgono il luogo di culto dei sikh, il Centro culturale islamico e la chiesa dei Mormoni.

Nessuno scontro, nessun incidente, nessun problema di ordine pubblico si è verificato fino ad oggi. Eppure è proprio questa “concentrazione etnico-religiosa” che viene additata da un Comitato di residenti  che si batte contro l’apertura del dormitorio della Caritas.

L’equazione straniero-povero-delinquente è palese e inquietante, e tanto più preoccupante è  il fatto che sia stata recepita dal Consiglio Comunale di Terni, che ha votato all’unanimità un atto di indirizzo contro il dormitorio

Quella stessa amministrazione rimasta in silenzio di fronte a oltre 500 cittadini che venti giorni fa  –sotto un diluvio – hanno detto il loro no all’inceneritore in nome dell’ambiente e della salute pubblica, ha invece prontamente accolto la richiesta di un comitato di cinque persone che associano lo straniero al delinquente, il pluralismo religioso al disordine sociale e che il dormitorio lo vogliono sì, ma lontano dalle loro finestre.

Di fronte a questo rischio di deriva razziale e di imbarbarimento sociale e culturale, siamo sempre più consapevoli dell’importanza rivestita, in questo contesto, anche dalla nostra attività, che da sette anni pone religioni e culture in dialogo attraverso l’arte: perché solo la conoscenza può vincere i pregiudizi e far crescere un territorio, sotto tutti i punti di vista.

Arnaldo Casali

Direttore artistico Film festival Popoli e Religioni

 

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