Tre sogni

Negli ultimi dieci giorni ho sognato ancora tre volte mia madre.
L’ultimo è stato il sogno più drammatico in assoluto, davvero strappalacrime. Forse una reazione al post in cui raccontavo di non aver pianto al funerale.
Come al solito lei mi diceva: “Ora va meglio. Ho passato un brutto momento ma adesso sto meglio, davvero”. E io: “Ma stai meglio di che? Sei morta!”. E poi la abbracciavo e la imploravo di non abbandonarmi.
Quello prima – qualche giorno fa – lo ricordo poco, ma era piuttosto sobrio. Come sempre era viva ma io sapevo che era morta.
Quello prima ancora, invece, è il mio preferito, perché è stato un sogno autenticamente comico.
Lei era caduta. Come succedeva relativamente spesso prima che lo scompenso cardiaco la costringesse sulla sedia a rotelle. Il momento più penoso fu un giorno in cui io ero a casa con lei perché avevo la doccia di casa mia rotta, eravamo soli, lei era caduta e io non ero riuscito a rialzarla da solo. Era rimasta per terra non so per quanto tempo.
Così stava anche nel sogno. Per terra, senza potersi rialzare.
Anziché cercare di aiutarla, però, nel sogno io le ho detto: “Alzati e cammina!”.
E lei mi ha guardato, come si guarda un idiota.
Ma io ho ripetuto solennemente: “Alzati e cammina!”.
A quel punto lei, miracolosamente, si è alzata da sola e ha cominciato a camminare.
E io: “Mamma: tre mesi dopo la morte è un record assoluto!”

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