Tommaso

E’ stato gentile, Kim Rossi Stuart, a fare un film su di me. Anche se in realtà io non sono così bello, e nemmeno così matto. Ma sì sa, gli artisti esagerano sempre. E un regista che fa un film ogni dieci anni, in un modo o nell’altro deve esagerare per forza.

Ma è certo che se un regista fa un film ogni dieci anni, quando lo fa è perché ha davvero qualcosa da dire. E Tommaso – uscito a dieci anni esatti dal bellissimo debutto di Anche libero va bene – esagerato o meno, è senza dubbio un film insolito e sorprendente. E di questi tempi non è poco.

Più che un film alla Nanni Moretti, l’opera seconda del più grande attore italiano, sembra un vero e proprio remake di film di Bianca, o addirittura una parodia dello stesso Nanni Moretti: il protagonista, infatti, è un attore e regista nevrotico e che fatica a rapportarsi con le donne. E per di più ha stesso nome del protagonista del primo film. Un vero e proprio alter ego di Rossi Stuart, così come Michele Apicella lo era di Moretti.

In realtà, però, di Nanni Moretti – Kim Rossi Stuart – non ha proprio niente: gli manca il surrealismo – e di conseguenza la dirompente comicità – ma anche il narcisismo. Tommaso  a differenza di Michele, non è un egocentrico, non ha tic né manie. E’, più semplicemente, matto. Non è eccentrico: è malato. E più che i personaggi di Nanni Moretti o di Woody Allen, l’autobiografia di Kim Rossi Stuart ricorda Senza pelle di Alessandro D’Alatri, il film che lo lanciò 21 anni fa e in cui interpretava un ragazzo con problemi psichiatrici. Un personaggio che Kim aveva tanto interiorizzato da collaborare alla sceneggiatura scrivendo egli stesso le poesie  del suo personaggio.

Verrebbe da dire allora che per togliersela, quella “pelle”  e mettersi a nudo (in ogni senso) Kim Rossi Stuart ci abbia messo tutta la sua carriera.

D’altra parte non c’è bisogno di conoscere personalmente l’attore e regista romano per riconoscere la sua vita nella vicenda raccontata dal film: il padre (l’attore Giacomo Rossi Stuart) scomparso da tempo, la madre straniera, il difficile rapporto con le donne, la carriera di attore e regista cinematografico, l’incidente grave con cui rischia la vita.

C’è bisogno di altro? Se non fosse ancora abbastanza chiaro, la donna destinata a portare stabilità della vita del protagonista è interpretata da Ilaria Spada, compagna del regista e madre di suo figlio. Per i più duri di comprendonio, poi, Tommaso ripete per tutto il film che sta scrivendo un film pieno di scene oniriche, e di scene oniriche Kim dissemina il suo film.

Una confessione, dunque. Sobria e tardiva. Già, perché se c’è un attore che si è tenuto nascosto per tutta la sua carriera, questo è Kim Rossi Stuart. Di lui pochissimo sapevamo. Men che meno del suo rapporto con le donne – principale tema del film.

Questa è, soprattutto, la grande differenza con Nanni Moretti. Il percorso dei due artisti romani è addirittura inverso: Nanni ha interpretato e raccontato sempre e solo sé stesso per tutta la sua carriera, per arrivare finalmente a recitare davvero solo l’anno scorso con Mia Madre, mentre Kim è stato per oltre vent’anni il più camaleontico attore italiano, tra i pochissimi capaci di calarsi mimeticamente in qualsiasi ruolo, ma solo adesso ha trovato il coraggio di interpretare sé stesso, raccontandosi pubblicamente.

L’effetto, va detto, è quanto di più straniante: se le attrici a cominciare dalla “burina” Camilla Diana, sono scritte e interpretate in modo straordinario, il personaggio che convince di meno è – paradossalmente – proprio quello di Tommaso. Che suona sempre finto, eccessivo, recitato. Eppure non mancano certo a Kim Rossi Stuart doti di attore, di regista e di sceneggiatore. Quindi il dubbio è concesso: o il più grande attore italiano (nevrotico e introverso) non è riuscito a vincere la sfida con il personaggio indubbiamente più complicato della sua carriera: sé stesso – oppure (molto più probabilmente) è Tommaso stesso – attore nevrotico e introverso – a non riuscire a comunicare con gli altri senza indossare una maschera e recitare. Recitare sempre. Anche la parte di sé stesso: attore nevrotico e introverso.

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