SOLO IL PAPA

E’ incredibile osservare, giorno dopo giorno, come il papa più rivoluzionario, coraggioso e illuminato della storia, si ritrovi a guidare la Chiesa più bigotta e retrograda dell’ultimo secolo.

Domenica scorsa don Antonio Santantoni  sul Giornale dell’Umbria scriveva che se ai tempi della visita di Francesco ad Assisi sosteneva che quello che il nuovo Papa diceva adesso lui lo predicava da quarant’anni, negli ultimi tempi si sente  “scavalcato a sinistra” dallo stesso Pontefice.

Credo che sia il pensiero di tutti noi cattolici che dieci anni fa ci saremmo definiti progressisti e due anni fa dissidenti. Il Papa fa ogni giorno un balzo in avanti che nessuno di noi avrebbe nemmeno osato pensare. Il Papa dice cose che se le dicessi io mi sentirei rispondere: “Allora non sei cattolico!”.

All’indomani della Giornata Mondiale della Gioventù di Rio, ho ripetuto su facebook la battuta secondo cui il Papa è argentino ma Dio è brasiliano. Sono stato subito attaccato da un mio amico cattolico che mi accusava di essere blasfemo. Quando gli ho fatto presente che la battuta era stata coniata da Bergoglio è rimasto traumatizzato e silenzioso.

Perché questa è la Chiesa di oggi: mentre il Papa proclama beato il vescovo Romero ucciso da un regime cattolico perché difendeva i poveri,  il fanatismo cattolico si esalta di fronte alla visione del film Cristiada che racconta la lotta armata della Chiesa messicana contro il regime anticlericale; mentre il Papa invita a pranzo un transgender con la fidanzata i vescovi continuano a tuonare contro la “teoria del gender”; mentre il Papa si rifiuta di giudicare i gay e apre ai divorziati le piazze si riempiono di Sentinelle in piedi; mentre il Papa leva la sua voce contro la mafia e le ingiustizie sociali gli opinionisti cattolici difendono i crocifissi nelle aule scolastiche; mentre il Papa spiega che “la Madonna non è un postino” le Madonne continuano ad apparire ovunque senza dire nulla di evangelico.

I preti, da parte loro – che fino a due anni fa guai a pensarla diversamente dal Papa – adesso non sembrano minimamente interessati ad aggiustare il tiro, e anzi, assecondano molto più volentieri il devozionismo e l’integralismo dei parrocchiani che i messaggi che arrivano da Roma.

Nella primavera del 2005, commentando in un editoriale pubblicato su Adesso l’elezione di Joseph Ratzinger sostenevo che probabilmente un papa così conservatore e così poco carismatico avrebbe finalmente risvegliato il dissenso cattolico che il governo carismatico di Wojtyla aveva addormentato.

Se Karol era così “grande” che a pensarla diversamente da lui ti sembrava quasi di fare peccato e aveva finito per identificare la Chiesa stessa con la sua persona, l’assai più discutibile, distante e arcigno Ratzinger ci avrebbe dato la forza e la voglia di ricominciare a lottare per una Chiesa diversa.

Purtroppo mi sbagliavo: la verità è che Benedetto XVI non ci ha fatto prendere le armi, ci ha fatto cascare le braccia: non ci ha suscitato il desiderio di una Chiesa diversa: ci ha fatto passare la voglia di essere cattolici. Più che dissidenti siamo diventati disillusi. Anche noi che dentro la Chiesa ci lavoriamo abbiamo finito per distaccarci dai nostri ideali per adeguarci alle direttive vaticane mentre il Vaticano implodeva e le parrocchie andavano allo sbando. Certe cose abbiamo smesso di dirle, certe altre forse anche di pensarle.

Ora, all’improvviso, abbiamo un Papa che non solo ha rilanciato tutte quelle sfide che covavano ormai sotto la cenere, ma ne ha lanciate di nuove che davvero non avremmo mai pensato potessero appartenere alla Chiesa Cattolica.

Ma in quanti siamo a condividerle davvero? Il lavoro fatto in questi ultimi 10 anni, ma anche nei 20 precedenti, è stato molto profondo. Se il Papa corre tanto è perché ha fretta: deve recuperare tanto tempo perduto e sa di non averne troppo a disposizione. Il rischio è che si ritrovi a correre da solo, con una minoranza apertamente ostile, una maggioranza indifferente e noialtri che lo guardiamo ammirati, ma fermi.

 

Precedente L'OMICIDIO RAGGI Successivo CASA DELLE MUSICHE, IL BANDO NON SI FARA'