SANREMO E' COSA LORO?

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Lo guardo sempre meno Sanremo. In diretta. In compenso, tra vhs o dvd, a casa abbiamo le registrazioni di tutte le edizioni a partire dal 1985. Tutte, nessuna esclusa: ogni singola canzone, ogni ospite, ogni conduzione.

Quindi, anche se me lo guardo in differita (per ora del 2011 sono arrivato alla seconda serata) posso considerarmi un sanremista abbastanza esperto.

Vittoria Vecchioni Finalmente. Erano quattro anni che non vinceva un cantante vero, e vent'anni che non vinceva un artista che ha fatto la storia della musica italiana.

D'altra parte, il parterre, quest'anno, era di tutto rispetto. C'era Vecchioni, ma c'era anche – pur se defilato – nientemeno che Franco Battiato. Sicuramente è stata una delle edizioni migliori sotto il profilo musicale, in cui Sanremo è tornato ad essere il festival della canzone italiana e a rappresentare la musica leggera italiana, e non il festival dei talent show..

Il problema è che la maledizione di Sanremo sembra essere sempre la stessa: la qualità musicale è quasi sempre inversamente proporzionale a quella dello spettacolo. Tranne rare eccezioni (come il leggendario dittico di Fabio Fazio) di solito più è bello lo spettacolo più trionfano le schifezze (basti pensare a Bonolis) mentre la grande musica si accompagna spesso a conduzioni imbarazzanti (penso ai festival 1990-1991 o 2001).

Quest'anno, a mio avviso, non fa eccezione e la gestione Gianni Morandi & Magnifici Quattro è stata tra le peggiori viste negli ultimi anni.

La caratteristica comune è stata l'autoreferenzialità e la retorica. E visto che il buon giorno si vede dal mattino, a dare il la ci ha pensato Antonella Clerici aprendo l'edizione 2011 con un'insensata e intollerabile autocelebrazione della sua conduzione, associata oltretutto alla sua vita più intima e personale, con tanto di esibizione ostentata della povera figliarella (che giustamente ha tenuto il muso per tutto il tempo).

Non lo so, forse sono strano io, ma non ho potuto fare a meno di domandarmi dall'inizio alla fine: ma cosa dovrebbe fregarcene a noi di tutto ciò? Ma perché questa signora solo perché ha presentato con successo un'edizione del festival deve pensare che quel palcoscenico sia cosa sua? Perché deve permettersi di utilizzare il Tempio dello spettacolo italiano per raccontare i fatti suoi anziché per fare uno spettacolo di pubblico interesse?

Un tempo per l'inaugurazione si confrontavano due pezzi di storia del festival stesso, come Mike Bongiorno e Pippo Baudo, oggi ci dobbiamo sorbire una tirata autobiografica di una figura del tutto irrilevante per la storia di Sanremo e, tutto sommato, della stessa televisione.

D'altra parte è stato evidente da subito che la tirata della Clerici non era altro che il prologo di un copione ben preciso che ha scelto quest'anno di puntare tutto sul tasto dell'autoreferenzialità. Probabilmente perché ormai in televisione lo spettacolo non esiste più: i reality show e i talk show ci hanno abituato a non interessarci più di argomenti culturali, ma solo a farci i fatti degli altri. Tutto è stato privatizzato.

E così mentre il festival festeggia 60 anni, anziché parlare dei sessant'anni del festival si parla dei cazzi personali del conduttore, della ex conduttrice, delle vallette, dei comici.

Non a caso Gianni Morandi apre il suo intervento non parlando delle 60 edizioni del Festival di Sanremo, ma di lui e del suo modo di seguire il festival. Persino Luca e Paolo si dimenticano l'ironia entrando in scena in modo retorico e autocelebrativo, orgogliosi e commossi di essere approdati su quel palco, manco avessero vinto il Nobel.

E' un paradosso e uno svilimento del prestigio del festival stesso: perché il festival di Sanremo è sempre stato e teoricamente è ancora oggi, il più importante riflettore dello spettacolo italiano. Andare a Sanremo significa dunque ricevere una consacrazione universale, farsi conoscere da tutti  gli italiani. Ma proprio per questo tutti gli artisti dovrebbero presentarsi su quel palco come sconosciuti,  pronti a diventare delle celebrità. Così è sempre stato. Sanremo è un trampolino di lancio e una consacrazione definitiva per tutti: per i cantanti, per i presentatori, per le vallette e per i comici.

Perché Sanremo lo guardano tutti gli italiani. Ma proprio per questo è un controsenso che chi sale su quel palco si autocelebri. Così si dà per scontato che gli spettatori di Sanremo debbano esserlo anche de La prova del cuoco o delle Iene.

A prescindere da questo, la conduzione di Morandi – per come la vedo io – è stata quanto di peggio si potesse fare. Impacciato sempre, totalmente incapace di gestire non solo gli inevitabili momenti di vuoto (a quello dovrebbe servire un conduttore) ma persino a rapportarsi con i suoi compagni di scena.

Fondamentalmente, quando non aveva le battute scritte, si rivolgeva ai membri della squadra con frasi che potrebbero riassumersi nel più classico: "Che mi racconti?", "Tutto bene a casa?".

Luca e Paolo, le presunte "rivelazioni" di Sanremo hanno brillato su quel palco solo perché intorno c'erano solo tenebre. Ma quale rivelazione? Si sono confermati quello che sono: due simpatici cazzoni,inadeguati a gestire una conduzione appena appena un po' più raffinata delle Iene, ma anche a proporre momenti di comicità vera, fantasiosa, dirompente.  Anche i momenti comici che hanno regalato erano a livello di Camera Café, certo non degni del più importante palcoscenico italiano. Hanno fatto molto peggio di tutti i comici che li hanno preceduti, i loro interventi erano privi di creatività, fantasia, innovazione, provocazione, ma lo spettacolo in generale era talmente brutto che nessuno se ne è accorto.

Anche la presunta "satira" con cui hanno fustigato Berlusconi, era una macedonia di luoghi comuni e banalità del tutto innocue. Niente più del Bagaglino. D'altra parte chi se lo ricorda ancora, quello che diceva Beppe Grillo su quel palcoscenico, 23 anni fa? Pochi. Per questo adesso chiamano satira quella di Luca e Paolo.

Ma ripeto: in mezzo ai nani anche un tappetto diventa un gigante. E a giganteggiare vicino a Gianni Morandi, Belen e Elisabetta Canalis non è che ci volesse molto.

Eccoci alle vallette, o alle artiste, o alle ragazze. Già l'imbarazzo di Morandi quando doveva definirle la dice tutta: Di solito a Sanremo vengono chiamate due tra le donne "del momento" dello spettacolo italiano.Questa volta sono state scelte due tra le donne "del momento" del gossip italiano: Elisabetta Canalis ha una sola qualità: è la presunta fidanzata di George Clooney. E dico presunta perché ormai lo sanno tutti che è una fidanzata per contratto e di Clooney, forse, non è nemmeno amica. Però Clooney si ostina a non voler rivelare al mondo la sua omosessualità e quindi ai festival, anziché portarci il suo vero fidanzato (come disse Brad Pitt) si ostina a portarci una ragazza immagine. Un'accompagnatrice fissa, insomma quella che una volta si chiamava una escort.

A parte far finta di essere la fidanzata di Clooney, la Canalis non è che sappia fare altro. Velina era, velina non è rimasta visto che le veline, notoriamente, sono come le fidanzate di Berlusconi: a vent'anni sono già vecchie e da cambiare.

Belen invece è la fidanzata del più celebre delinquente d'Italia. Davvero un'operazione molto educativa, quella di chiamare come protagonista del festival la pupa del boss, di un individuo tra i più abbietti che abbiamo in questo paese, accusato e reo confesso di ogni genere di porcata, di cui si fa persino vanto.

Poi ovviamente Belen si è riscattata ai nostri occhi dimostrando di saper far tutto: cantare, presentare, danzare. Anche qui, vien da dire, se vicino c'è la Canalis ci vuole abbastanza poco a farsi stimare un po'. forse però è stato un po' eccessivo arrivare alla sua beatificazione, tanto da indurre la buona Lorella Cuccarini a dire che adesso che sappiamo che bella persona è Belen, deve per forza risalire nella nostra stima anche Corona, che se fosse davvero così schifoso lei non ci potrebe stare insieme, no?

Più finto del fidanzamento della Canalis, poi, è stata l'ostentata "amicizia" tra le due primedonne, così finta da essere smentita dalla stessa Belen (la cosa più carina che ha saputo dire  della Canalis dopo il festival è che è  una ragazza "fragile") e da far gridare all'ipocrisia ad ogni tentativo di far compiere alle due velone qualche gesto d'affetto.

In generale – per quello che ho visto fino ad ora – lo spettacolo è stato, semplicemente, totalmente assente dal festival, quest'anno. Gli sketch comici, i balletti, gli interventi dei cinque presentatori sembravano le scenette fatte al campeggio dai bambini  per intrattenere i amici e parenti. Fortuna che c'erano le canzoni, quest'anno, a salvare il festival: le canzoni in gara, i duetti (tra le più belle innovazioni degli ultimi anni), e anche le cover regalate per l'unità d'Italia. Davvero, viva la musica.

p.s.

Ma la canzone di Albano chi l'ha prodotta? I legali della Knox?

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