Perché Pietro Taricone e Ilenia Pastorelli godono della mia stima più di Roberto Saviano

Rispondendo su facebook al mio articolo su Roberto Saviano, un collega giornalista di Radio Radicale mi ha postato questo articolo pubblicato su Repubblica nel 1992, sostenendo una certa analogia tra la mia critica a Roberto Saviano e quella che Sandro Viola rivolgeva allora a Giovanni Falcone.

“Saviano oggi rappresenta col proprio corpo cosa significa vivere asserragliato contro le mafie – scrive il collega di Radio Radicale – Saviano oggi ha presentato al parlamento inglese un’inchiesta che dimostra come il Regno Unito sia il più corrotto del mondo, con ZeroZeroZero ha narrato la filiera del narcotraffico reale e non immaginario, Saviano oggi viene infangato dagli stessi che infangavano Falcone dicendo che si teneva le carte nei cassetti, Saviano oggi è quello che con le sue testimonianze ha contribuito a smantellare il clan dei Casalesi, Saviano oggi con il suo corpo e le sue parole ha fatto in modo di accendere i riflettori sulla corruzione corta nella pubblica amministrazione (da questa modalità è nata Mafia Capitale per intenderci). Deve fare un lavoro diverso perché quello del cronista implica la libertà di movimento cosa che non può avere. Da giornalista vorrei poter aver fatto l’1% di quello che ha fatto Saviano, da cittadino e da collega posso solo proteggerlo e dargli un microfono. Se fosse stato uno Scanzi dell’antimafia con una visione populistica del mondo non avrebbe avuto nessun problema a strizzare l’occhio alla moda corrente”.

Mi sono sembrate riflessioni interessanti a cui valeva la pena di rispondere, anche se non posso replicare che – a questo punto – mi aspetto anche che si dica che Saviano ha sconfitto Hitler, ha vinto i Mondiali del 1982, ha trovato la cura dell’Aids. ha liberato Mandela, ha aiutato Gandhi, ha fatto cadere il regime di Pinochet e ha fatto vincere i referendum sul divorzio e sul nucleare. E sospetto che abbia anche ucciso Dart Fener!

Sarcasmo a parte (purtroppo la retorica mi dà questo tipo di reazioni allergiche) è interessante che si dica che quelli che infangavano Falcone sono gli stessi che oggi “infangano” Saviano, e che si porti poi proprio l’esempio di Repubblica. Quello stesso quotidiano che infangava Giovanni Falcone, infatti, è oggi il principale artefice del Culto di Roberto Saviano.

Io credo che Saviano sia – e rappresenti – esattamente il contrario di Falcone e proprio per questo quelli che attaccavano Falcone oggi lo sostengono. Falcune invitava a liberarsi dai luoghi comuni e a informarsi, Saviano è un campione di qualunquismo e messaggi preconfezionati.

Detto questo, credo che in effetti questo pezzo di Repubblica non abbia nulla – ma proprio nulla – a che vedere con il mio: tutto l’articolo di Sandro Viola è concentrato infatti su un’unica critica rivolta a Giovanni Falcone, e che era poi quella che gli faceva Corrado Augias nella trasmissione citata nel mio articolo: e cioè quello di essersi trasformato in un personaggio mediatico. Non è un articolo “contro” Falcone, il cui valore di magistrato e di nemico della mafia viene riaffermato da Viola:, è un articolo critico nei confronti di Falcone, così come il celebre “I professionisti dell’antimafia” di Sciascia era un’analisi critica sull’antimafia e non un articolo contro Borsellino (come invece, è stato detto da chi vuole semplificare e allineare sempre buoni e cattivi).

La critica di Viola io non la condivido ma mi sembra che – pur se sgradevole e aggressiva – sia pienamente legittima. Ma non c’entra nulla con quella che io faccio di Saviano. Io, infatti, non critico il suo presenzialismo mediatico, ma il personaggio nel suo complesso e soprattutto l’adorazione acritica di cui è oggetto.

Falcone era un grande magistrato che – secondo Viola – si era “rovinato” diventando un personaggio mediatico. Saviano – a mio avviso, è piuttosto un mediocre scrittore che grazie alla fama guadagnata con un unico libro è diventato il simbolo di un paese affamato di eroi e votato al conformismo e alla superficialità. Una fama che mantiene viva solo attraverso il continuo ricatto morale e un vittimismo totalmente privo di fondamento. Saviano non si è “rovinato” perché non c’era nulla da rovinare. Saviano ha “svoltato” come i fuoriusciti dal Grande Fratello; solo che i fuoriusciti dal Grande Fratello non tengono gli italiani sotto ricatto morale per tenere accesa la propria fiamma. Anzi, loro fanno esattamente il contrario: hanno cercato di dimostrare un qualche talento per guadagnarsi a posteriori la fama raggiunta, e per questo personaggi come come Pietro Taricone e Ilernia Pastorelli godono della mia stima assai più di Roberto Saviano

Un’ultima notazione: il collega di Radio Radicale dà del “populista” a Scanzi. Senza entrare nel merito del personaggio, non posso non notare come l’aggettivo “populista” venga da sempre riservato a figure che rifiutano di farsi legittimare dalle élite intellettuali e politiche e si rivolgono direttamente al popolo. Non a caso nessuno ha mai dato del populista a Saviano, mentre credo che la critica sottesa rivolta da Viola a Falcone fosse proprio quella di populismo.

Qui c’è il mio articolo “incriminato” su Falcone e Saviano. Giudicate voi e fatemi sapere!

http://www.worldpass.it/…/I_falsi_miti_della_mafia_e_de…/232

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