ORION, LA COSTELLAZIONE DEL TEATRO AMATORIALE

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Ritorno alle origini, per una delle prime compagnie teatrali sorte in città. Il suo debutto ufficiale, la Orion Theatre lo fece giusto vent’anni fa, nel 1988, con il musical Cristo 2000 di Michele Paulicelli, l’autore di Forza venite gente. Oggi, dopo due decenni di attività, importanti esperienze professionali e decine di attori cresciuti sulle tavole dei propri palcoscenici, la compagnia diretta da Marco Francescangeli è tornata a cimentarsi con una commedia musicale e un’operazione particolarmente ambiziosa: Pene d’amor perdute di Shakespeare, in una versione cantata e ballata che si ispira al film diretto da Kenneth Branagh e che è andata in scena ieri e giovedì al teatro Verdi.

Insieme a Marco Francescangeli, i veterani della compagnia sono i fratelli Francesco e Massimo Locci. “Il teatro l’ho sempre fatto – racconta Massimo, 43 anni, responsabile commerciale di una multinazionale giapponese – anche se in modo discontinuo. E’ una passione dalla quale non riesci a staccarti. Io ogni volta dico ‘questo è l’ultimo spettacolo’, ma poi torno sempre”. Quarta per anzianità di servizio, Costanza Farroni (classe 1979) è troppo giovane per essere stata tra i fondatori, ma a San Cristoforo c’è cresciuta e ha interpretato tutti gli spettacoli degli ultimi quindici anni, a cominciare dall’intensa Ofelia dell’Amleto. Come Costanza anche Stefano De Majo, poliziotto e istruttore di fitness, Luisa Borini (studentessa diciottenne, al suo debutto nella Orion) e Vincenzo Policreti militano anche nella compagnia Altromestiere.

Psicologo e conduttore televisivo, Policreti celebra quest’anno trent’anni di teatro amatoriale: “Ho iniziato nel 1978 con Paolo Baiocco. Poi ho recitato soprattutto con la Nuova compagnia teatro città di Terni”. Nella Orion Policreti ha portato anche sua figlia Isabella, studentessa del Classico e compagna di classe di Luisa. “E’ stata quasi una sorpresa ritrovarci qui” dicono. “Io sono alla mia debutto teatrale – spiega Isabella – anche se ho fatto danza, quindi non è la prima volta che mi esibisco su un palco”. Dalle passerelle al palcoscenico è invece il percorso che ha fatto Sabrina Galletti. Oggi lavora nell’ufficio commerciale della Liomatic, ma nel suo passato c’è una carriera da modella: “Con la Orion sono tornata, due anni fa, ad esibirmi, anche se con un modo completamente diverso. Quando sfili su una passerella è soprattutto la tua bellezza che conta, quindi hai molta più sicurezza. In teatro invece devi dimostrare tutto e comunicare emozioni”. Simone Monotti, 30 anni, ingegnere, recita dal 2000 e prima di approdare alla Orion ha attraversato molte compagnie. “Ho studiato alla Fringe di Sabina Proietti, poi ho lavorato con Mauro Pulcinella, Leone Tocchi, Pompeo De Angelis”. Oltre che nel teatro, Simone è attivo, come attore e come regista, anche nel settore dei cortometraggi. Francesco Mecarelli, 22 anni, studente di regia al “Dams” di Terni, è l’unico che arriva dalla Mumos, la scuola di teatro fondata dallo stesso Moschin insieme a Marzia Ubaldi e ha collaborato anche con gli Artigiani del teatro e la Compagnia del Pino. Debutto Orion, invece, per Foscolo Ceccarani, che vive il teatro soprattutto “come un modo di conoscere persone di diverse età e diversi interessi” e Raffaella Vitali, commerciante, arrivata alla Orion lo scorso gennaio, dopo esperienze di danza e di teatro con il Progetto Mandela. Stefano Intini, invece, che ha un negozio di informatica ed era già nell’Amleto, ha frequentato anche un corso di dizione. Infine, Roberto La Gatta: con la Orion ha debuttato in veste di attore, che i palcoscenici li calca da 35 come ballerino professionista. “Marco mi ha chiesto di curare le coreografie dello spettacolo – spiega – e poi mi ha tirato dentro anche a recitare. Un’esperienza nuova, ma bellissima”. Da rifare.
Nata dalla fusione dei gruppi teatrali delle parrocchie di San Cristoforo e San Lorenzo, la Filodrammatica Crilor (dai nomi dei due patroni) esordisce ufficialmente nel 1988, ma   ha in realtà radici che risalgono almeno a 35 anni fa. “Anche di più – spiega Marco Francescangeli, avvocato di 42 anni – perché la nostra parrocchia ha una tradizione teatrale molto antica. Io già a cinque anni sgambettavo negli spettacoli che facevamo in chiesa”. La Filodrammatica debutta nel 1989 con Cristo 2000, diretto da Pino Scoccia e Daniela Cirillo, a cui seguono Planctus Mariae (1992) e De passione Christi (1994) ispirati a Jacopone da Todi,  Prova Generale e Corruzione al palazzo di Giustizia diretti da Daniele Di Lorenzi a cui, nel 1995, subentra Rita Riboni.

“E’ stato il momento più importante per la storia della compagnia” ricorda Francescangeli. E’ allora che assume il nome Orion (“Dopo un vero e proprio referendum” ricorda il regista). Riboni indirizza il gruppo verso il teatro sperimentale con Un sorso di Terra di Boll, presentato fuori abbonamento nella Stagione di prosa 1997-1998. Dopo Tutti i miei robots di Asimov Marco Francescangeli assume la direzione della compagnia che propone in varie chiese, nello stesso biennio, Ecce Homo sulla passione di Cristo e Amleto di Shakespeare, che verrà ripreso dalla Orion ben tre volte. Dopo l’antologico Moonlight, il teologico La porta della bellezza e Un angelo venne a Babilonia di Durrenmatt, nel 2002 un’altra importante svolta si prepara con l’inizio della collaborazione con Gastone Moschin, mostro sacro del cinema italiano: “Capitò quasi per caso, una sera, durante le prove e ci diede qualche consiglio. Poi si appassionò sempre di più al nostro progetto, tanto da firmare alcuni spettacoli”.
Moschin dirige Erano tutti miei figli di Miller, Piccola città  di Wilder e Ma non è una cosa seria di Pirandello, e lascia la compagnia nel 2006, dopo averla fatta tornare di nuovo nella Stagione di prosa con spettacoli a Narni e Todi.

“Ogni spettacolo è una sfida –  dice Francesco Locci, che si occupa di produzioni video e che è presidente dell’associazione Orion – certo, quella di quest’anno è stata la sfida più grande, visto che oltre a recitare abbiamo dovuto anche cantare e ballare”. 

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