NILLO E L’ANIMA GEMELLA III

Sette

Una “botta di sole” aveva invaso la cabina, come la chiamavano gli addetti ai lavori.
Nillo era al suo dodicesimo volo in aereo, ma ancora non si era abituato allo spettacolo fuori dal finestrino, e non riusciva a staccare gli occhi dal tappeto di nuvole in cui era immerso.

Quelle più vicine sembravano batuffoli di ovatta; mano a mano che allargava lo sguardo verso l’orizzonte, invece, le nubi davano l’idea di un tappeto di panna montata, più lontano ancora le avresti scambiate per un prato innevato.

Sei mancino?” esclamò d’un tratto il Salvi, che lo osservava mentre tracciava, nell’agenda gialla, la memoria di quel viaggio.

Erano stati tre giorni incredibili tra macchine, cantieri, studi televisivi e lunghe chiacchierate con il Gigio, personaggio alquanto singolare: aveva l’aspetto del coatto più genuino, Gigio: tatuaggi a forma di croce, il colletto della camicia tirato sù, il cravattone dandy, il giubbotto Armani e i capelli lunghissimi.

Diceva di avere cinquant’anni, ma se i suoi racconti fossero stati veri avrebbe dovuto averne almeno il triplo. Perché nella vita, il Gigio, aveva fatto – o almeno si vantava di aver fatto – praticamente qualunque cosa: il fotomodello, il capo-fotomodello per Missoni e per tutti i più grandi stilisti italiani, l’attore in film erotici, l’attore in film porno, il venditore di Coca-Cola sulle spiagge della costa adriatica, il contadino, il dirigente di banca, il personal trainer di George Clooney; sosteneva inoltre di essere un grande amico di Lele Mora e di aver conosciuto Vasco Rossi quando era ancora un disc jockey: raccontava di essere stato chiamato a fare il primo Grande Fratello (ma aveva rifiutato), di aver picchiato una volta Versace perché gli aveva messo una mano nelle mutande e di aver incontrato Osama Bin Laden in Albania.

Gigio – raccontava – aveva viaggiato nel deserto e attraversato praticamente ogni angolo del mondo, era stato avventuriero in Sudamerica ed era l’eminenza grigia dietro lo scandalo della Banca Popolare di Lodi. Era stato anche consulente di Al Gore, era proprietario di una televisione e di una radio e millantava persino dei legami con ‘ndrangheta e la mafia albanese.

Quel che era certo è che alla fine degli anni ’80 aveva fatto la comparsa nel Megasalvishow (interpretava un motociclista negli sketch dei Budini Molli Diesel) e che adesso aveva un autosalone a Tirana e organizzava  rally automobilistici.

Aveva ritrovato il Mino dopo tanti anni non si sa come, e li aveva invitati – lui e il Salvi – a raggiungerlo a Tirana per concordare una non meglio precisata serie di produzioni televisive.

Di soldi ne ostentava tanti, il Gigio: li aveva accolti con tutti gli onori, il Salvi con il suo manager e l’amico giornalista, aveva prenotato per loro un albergo a ventotto stelle che nella hall aveva anche un pianoforte dove il Salvi aveva improvvisato standard jazz e brani dei Beatles. Alla fine, però, il conto lo aveva fatto pagare a loro.

L’hostess stava attraversando il corridoio e annunciava l’arrivo di prodotti di alta qualità di ogni genere.

Nillo pensava ad Amélie. Adesso gli mancava davvero. Non era più soltanto il pensiero felice che accompagnava la sua giornata, il primo al mattino e l’ultimo alla sera. Era diventata proprio una necessità.

Per quanto bello, entusiasmante, e straordinario fosse stato quel viaggio, ora Nillo aveva davvero una gran voglia di tornare a casa per riabbracciare la sua ragazza.

In quei due giorni, per la prima volta da quando si conoscevano, si erano mandati delle lettere, che lui leggeva e scriveva dall’internet point dell’Hotel Diplomat.

Mi sento quasi in colpa di tanta felicità perché so di non meritarla.
Credo di avere davvero troppo. Rischio un’indigestione di gioia!

Le aveva scritto. Poi le aveva raccontato dell’Albania.

Cominciamo col dire che il 90% della popolazione capisce l’italiano! Qui è la seconda lingua, se gli parli in inglese ti rispondono in italiano! E meno male, perché l’albanese è una lingua totalmente incomprensibile, anche perché è unica nel suo genere: non appartiene al ceppo delle lingue slave e questo rende totalmente inutile le mie conoscenze di polacco!

No, in realtà dobbiamo cominciare dicendo che l’Albania è veramente bella! E non me lo sarei mai aspettato, sinceramente. Questo viaggio mi entusiasmava per la compagnia e per la curiosità che mi metteva, ma non mi aspettavo certo di vedere dei bei posti. Invece ci sono dei paesaggi meravigliosi e se lo Stewart di bordo non mi avesse cazziato due volte in fase di atterraggio perché non spegnevo la macchina fotografica, ti avrei mostrato volentieri le immagini aeree.

Qui c’è tutto: montagne, laghi, mare, edifici buffi, belli e interessanti. A Tirana abbiamo visto persino una baita costruita sul tetto di un grattacielo!

Il Salvi è fantastico. Ti dimostra un affetto sincero, una stima autentica. Parla sempre alla gente di me, del mio lavoro e non lo fa perché ne ha qualche ritorno. Lo fa per valorizzarmi, perché mi stima e mi vuole bene! E, ti dico la verità, è la prima volta che mi capita di incontrare una persona così nell’ambiente dello spettacolo.

All’inizio pensavo che mi avesse chiamato a fare questo viaggio con lui perché gli servivo. Non avevo capito in quale modo, ma pensavo di servirgli.

Beh, perché mi ha chiamato ancora non l’ho capito, però ho capito che non gli servo affatto! Il fatto che sono un giornalista era solo un modo per giustificare la mia presenza. Comincio a pensare che davvero mi volesse al suo fianco per amicizia o per coinvolgermi nei suoi progetti. E questo è addirittura commovente…

E’ un po’ come te: ma perché mi ami? Ma è possibile che tu mi possa amare così tanto e così gratuitamente?

Oggi siamo stati al quartier generale di questa piattaforma televisiva che comprende tipo una cinquantina di canali tra digitale terrestre e satellite. Tra questi c’è anche una delle più importanti reti televisive albanesi.

Abbiamo incontrato il direttore di questa televisione (che in gioventù aveva fatto il cameriere in Italia) e il proprietario, che appartiene ad una famiglia di petrolieri.

Per farla breve: loro hanno i soldi e cercano idee e professionalità. Sono venute fuori un sacco di idee, durante la riunione, tra cui una fiction su San Valentino che mi frulla in testa da anni. So che in Italia sarebbe praticamente impossibile da produrre. Forse qui, oltre ai mezzi e ai soldi, potrebbero avere anche la volontà…

Tornando alla giornata di oggi, ho avuto un’oretta per passeggiare da solo per Tirana. L’impressione è davvero strana. E fa anche rima.

E’ simpatico il fatto che tutti capiscano l’italiano, ma in realtà non lo parlano, quindi si creano sempre delle situazioni molto buffe e divertenti. Tipo che fai le domande in italiano e loro ti rispondono a gesti…

Volevo fare un po’ di shopping, perché ho cambiato 10000 lek senza sapere a quanto corrispondessero. Poi ho saputo che sono oltre 80 euro. Una parte andranno per la mia collezione di monete e banconote, ma qualcosa dovrò pure spendere, no?

Volevo comprare qualcosa perché qui i prezzi sono molto bassi. Ebbene, cara Amélie, qui comprare è difficilissimo. Perché non c’è niente da comprare!

E’ paradossale. L’esatto opposto dell’Irlanda: Dublino è piena di negozi dove riescono a venderti qualsiasi cazzata. Gadget di ogni tipo, non a caso mi sono dovuto comprare ben 2 valigie in più per portare indietro tutta la roba che avevo comprato. Qui invece non c’è niente, niente! I negozi e le botteghe vendono solo beni di prima necessità: acqua, frutta, bibite…

 Ho trovato pochi negozi di abbigliamento e non avevano niente di decente. I souvenir semplicemente non esistono. Perché non esiste il turismo, fondamentalmente. Vai in giro per la strada e trovi solo ed esclusivamente albanesi. Magari ci sono macedoni, kosovari, non lo so. Ma certo non ci sono turisti. E quindi, giustamente, non c’è niente di inutile da comprare.

 Ho anche pensato che non è che devo per forza spendere soldi in cazzate, magari potrei dare i soldi a qualcuno che ne ha più bisogno di me. Ma non è così facile nemmeno trovare un mendicante per strada, qui a Tirana. Come in tutti i paesi poveri, scarseggiano anche i mendicanti. E’ normale, perché qui tutti sono poveri. A chi li chiedono i soldi?

 E’ anche straniante vedere intorno tanta povertà e poi sentire un produttore televisivo che ti dice che i soldi sono l’ultimo dei problemi. E’ che come in tutti i paesi poveri (la Polonia fino a dieci anni fa, la Romania…) il divario fra ricchi e poveri è enorme. I ricchi sono ricchissimi e pochissimi. I poveri sono tanti e sono la maggior parte. E vivono insieme, quindi per strada trovi sia edifici lussuosi sia vere e proprie baracche…

 Resta il fatto che, al momento, ho comprato solo un cd di musica folk albanese, a 6 euro – peraltro, un quotidiano e le gomme per il Salvi che si mangia tipo un pacchetto intero alla volta!

Comunque è una città molto strana: è tutta un cantiere. Ci sono interi quartieri in costruzione. Poi fanno prima le case e poi le strade, quindi per esempio, per raggiungere gli studi televisivi siamo passati per strade fatte di fango. Una cosa impressionante, sembrava di essere in una baraccopoli africana. A parte il fatto che le baraccopoli africane, io le ho viste solo in televisione…

Il tuo pensiero mi dà gioia ogni momento. Questo viaggio è fantastico, e il fatto che io posso condividere con te la gioia che mi dà è una sensazione del tutto inedita. Sentirti felice della mia felicità.. .è qualcosa che non ho mai vissuto…

Lei, al contrario di lui, aveva scritto poco

Con te adesso sto davvero vivendo uno di quei periodi in cui con la punta del naso sfiora il cielo; tutto cambia colore, si tinge di grande sensatezza là dove un tempo vedevo solo un mondo materiale inerte,

Ma quel poco era riuscito rigare di lacrime il viso del nostro cinico e smaliziato cronista.

Non so… è una specie di miracolo, tutto mi parla adesso, mi parla di vita, mi parlano le strade e i muri e le finestre delle case, e tutto parla con la voce di Dio, capisci?

Non è comunque il caso di entrare nei dettagli di quella lettera strettamente privata.
Non possiamo però esimerci dal citare la meraviglia del vecchio Nillo di fronte a quell’amore così potente, così completo. Il vecchio cronista, dopo quasi un mese, non riusciva ancora a capacitarsi del fatto che l’amore potesse esser così totale. Cioè che con la stessa donna si potesse fare davvero di tutto.

Era lì, seduto – mentre il Salvi, davanti a lui dormiva – che faceva la lista: in tre settimane si erano guardati negli occhi per attimi infiniti, avevano passeggiato mano nella mano al parco come due adolescenti, avevano giocato a completare in rima le frasi dell’altro, avevano detto le battute più idiote, avevano fatto sesso sfrenato, cucinato insieme, lottato come due leoncini, si erano divertiti a postarsi messaggi in codice su facebook e a osservare divertiti le reazioni di quegli amici che, casualmente, li avevano incontrati insieme.

Ciao Nillo” disse una voce alle sue spalle.

Solo due persone al mondo lo chiamavano Nillo. Il sottoscritto ed Eleonora, che ha inventato quel buffo nomignolo in tempi ormai remoti, più o meno a metà strada della loro trentennale amicizia.

Al suo fianco si era seduto un uomo. Avrà avuto quaranta-quarantacinque anni. O forse meno, ma di certo se li portava male. Aveva i capelli castani brizzolati, scapigliati, la barba incolta. Indossava una felpa che avresti detto un po’ pacchiana: nera, aveva una grande scritta “Italia” sul petto, quattro stellette dorate ricamate sulla manica sinistra, e un tricolore sulla destra. Sì, era un po’ pacchiana, pensò Nillo. Eppure gli piaceva, e se l’avesse trovata in giro ad un prezzo accettabile non avrebbe esitato a comprarsela. Lo guardò in faccia: aveva l’aria stanca, un paio di occhiaie profonde e uno sguardo triste e disincantato.

Ci conosciamo?” disse Nillo, meravigliato.
L’uomo fece un risolino. “Decisamente sì”.

Non mi riconosci, eh?” aggiunse poi, con un altro risolino. Nillo annuì. Sì, era un volto familiare, quello. Ma non riusciva a identificarlo.
Beh, è normale” proseguì l’uomo dalla felpa kitsch. “In realtà tu non mi conosci. Ma io ti conosco molto bene… ti seguo da una vita!” rise.
Nillo non capì esattamente cosa voleva dire l’uomo, ma il suo narcisismo fu molto appagato da quell’affermazione.

Azzo, sto diventando proprio famoso” pensò, e cercò lo sguardo del Salvi, come a dire “vedi, anche a me mi riconoscono in giro!” ma non lo trovò.

Ci scialava alla grande, il vecchio Nillo, ad andare in giro col più grande mito della sua adolescenza. Gli piaceva fare la parte dell’amico della celebrità. Ripensava a quante volte si era ritrovato ad avvicinare un personaggio famoso per cercare di conoscerlo e a invidiare da matti l’amico che aveva vicino. Ora si trovava dall’altra parte: guardava con soddisfatta compiacenza, quando erano al ristorante insieme, i fan che si avvicinavano timidamente per chiedere un autografo o una foto cercando magari proprio nello sguardo di Nillo una qualche conferma.

La cosa più divertente, comunque, era successa una sera a Roma, quando il Salvi si era fermato a fare pipì davanti al Palazzo di Giustizia. Anzi, per la precisione, su uno dei portoni del Palazzaccio.

Non lo fare! – aveva esclamato Nillo – può passare la polizia da un momento all’altro”.
Madaaai” aveva replicato il Salvi, accingendo a compiere la sospirata operazione.
Non appena Illo aveva cominciato a liberarsi dall’eccedente liquido però, tempestiva era sopraggiunta una volante dei Carabinieri.Vieni via! Stanno arrivando i carabinieri!” aveva gridato lui. Ma il Salvi nemmeno l’aveva ascoltato, continuando a urinare tranquillamente sulla sede della Corte suprema di Cassazione.
La volante si era fermata, e ne erano usciti due carabinieri tutti incazzati. “Allora? Ma che cosa sta facendo!?” avevano esclamato.
Il Salvi, convinto che fosse Nillo che gli faceva uno scherzo, non si era nemmeno voltato. “Per piacere, sto lavorando!” aveva gridato.

Ma le pare quello il posto? Un po’ di rispetto!” avevano replicato i due carabinieri.
Il Salvi si era finalmente girato, e avvicinandosi ai due militari, senza scomporsi, si era scusato. “Avete ragione. Ma, sapete, quando scappa scappa…”.
I due l’avevano riconosciuto, e avevano subito cambiato tono. “Ci scusi, credevamo fosse un balordo… un ubriacone”
Il Salvi si era coperto le mani con i polsini della camicia prima di porgerle ai militari. “Scusate se non dò la mano, eh, ma ho manovrato l’attrezzo…”
.
Si figuri! Allora? Quando la rivediamo in televisione?”.
Andrà in onda adesso su Raiuno una fiction con Terence Hill”.
Che bello allora la guardiamo! Che piacere averla conosciuta”. Poi si erano guardati tra loro. “Pensa tu, Enzo Salvi!”.
Poi se ne erano andati tutti contenti.

Nillo e il Salvi si erano diretti in pizzeria ridendo. “Ma perché non gli hai detto che non sei Enzo?”.
Son mica scemo: così se dovevamo farmi una multa, la facevano a Enzo Salvi”. Poi aveva preso a fare l’imitazione del suo omonimo comico coatto romano.

Fa un caldo bestiale” disse l’uomo a fianco a Nillo, sfilandosi la felpa e scoprendo sotto una bella panza e una maglietta con una grande scritta Ireland.
Era identica a quella che Nillo aveva comprato quell’estate a Dublino.
Un’altra cosa lo colpì: il braccialetto di lattice azzurro, identico a quello che indossava lui. Lo mostrò subito al vecchio giovanotto.

Sì, lo so” fece quello con noncuranza.
Referendum per l’acqua pubblica?” chiese Nillo sorridendo.
Già” fece quello.
Insomma, anche tu amante dell’Irlanda…” continuò Nillo, sempre più incuriosito da quel personaggio.
Già” disse ancora una volta, quello.
Io ci sono stato per la prima volta la scorsa estate. Erano tredici anni che volevo andarci. Un’esperienza fantastica”.
L’uomo abbozzò un sorriso e non disse nulla.

Quest’anno ho fatto il mio record di viaggi – continuò Nillo, ormai convinto di aver trovato un nuovo amico – Questo è il sesto: ho accompagnato il Salvi a parlare con dei produttori televisivi. Potrebbe nascere qualcosa di molto interessante. E tu, che sei andato a fare a Tirana?”.
L’uomo dal cappuccio nero sorrise ironico. “Io non vengo da Tirana”.

No? E da dove?”
Varsavia”.
Nillo non poté trattenere la risata. “E tu per tornare in Italia dalla Polonia hai fatto scalo a Tirana?”.

No”.
Nillo lo guardò, come si guarda un matto.

Ma questo aereo è partito da Tirana” disse solo.
Il tuo aereo è partito da Tirana. Il mio è partito da Varsavia”.
Se è per questo il mio è partito da Ginevra”.
Nillo si voltò. Dall’altra parte del corridoio, seduto vicino al finestrino, c’era un altro anziano giovanotto. Aveva un’aria allegra e soddisfatta, e vagamente malinconica. L’aria, insomma, di uno che è appena tornato da uno splendido viaggio e ha già nostalgia della persona che ha lasciato all’aeroporto.
Aveva un felpa a righe orizzontali marroni e blu con la lampo che lasciava intravedere, sotto, una maglietta scura con la scritta Ojciec Dyrektor; la felpa era identica a quelle che Nillo e Riccardo si erano comprati insieme, proprio a Varsavia, due anni prima. E anche la maglietta ce l’aveva precisa anche Nillo.
L’uomo aveva i capelli corti, brizzolati, la barba fatta, e assomigliava moltissimo a quello che si era seduto vicino a Nillo. L’avresti detto il gemello.

Tuo fratello?” disse all’uomo dalla felpa nera.
L’uomo non rispose, e si limitò a scuotere la testa.

Siete due gocce d’acqua!” esclamò, ancora Nillo.
Ma quello continuava a stare zitto.
Doveva essere l’aereo dei matti, si diceva Nillo mentre guardava il suo vicino di posto; e più lo guardava, più si rendeva conto di quanto gli assomigliasse.

Quanti anni mi dai?” disse all’improvviso l’uomo.
Beh, non so… una quarantina?”
Ah Ah. Ah. Considera che siamo coetanei”.
Beh no, non credo”
Tu quanti anni hai?”
Trentacinque”.
“Io ne ho 36”.
E allora sì…beh, non siamo proprio coetanei… hai un anno più di me. Sei del ’74?”
No, ho solo tre mesi più di te. Comunque non sono del ‘74… – poi cambiò all’improvviso argomento – stai pensando alla tua ragazza, eh?”.
Sì” rispose subito Nillo, con un sorriso a 36 denti. Avrebbe parlato di Amélie con chiunque; anche con uno sconosciuto.
Ridi – fece quello con un sorrisaccio ironico – ridi adesso, perché fra qualche mese non avrai più nulla da ridere”.

 

Otto

Il Salvi dormiva con un libro tra le mani. Il Bianchi era lontano, nelle prime file del corridoio. L’aereo era sceso tra le nubi, e quella che prima sembrava una distesa di panna montata sospesa nel cielo ora era diventata una nebbia grigia che avvolgeva tutto.

Non ci vorrà molto perché di tutta questa felicità non resti più nulla. E tu non farai altro che tormentarti, per anni, alla ricerca della risposta alla domanda”.
Quale domanda?”
Se quel grande amore è finito o se non c’è mai stato. Se è morto, o è sempre stata solo un’illusione”.

Nillo sentiva l’angoscia insinuarsi tra le pieghe della felicità. Ma sorrise: “Non è un’illusione. Ho trentacinque anni, cocco, non sono un adolescente. So distinguere un amore da una cotta”.

Forse” rispose beffardo l’uomo dalla felpa pacchiana. “Ma lei, lei invece è proprio un adolescente. Lei non è capace, poverina, di distinguere il grande amore da un’infatuazione”.
E’ la ragazza più matura con cui abbia mai avuto a che fare – rispose lui – e la nostra è storia più bella che abbia mai vissuto”.
Le cose più belle sono quelle che durano di meno”.

Nillo sentiva farsi liquido il suo sguardo. Non c’era niente che non andava, nel suo rapporto con Amélie. Niente. Tutto era così perfetto, così bello, così poetico.

Quante poesie hai scritto per Amélie, povero Nillo?”.
Nillo sorrise. Ne aveva scritte di belle.

Le più belle devi ancora scriverle” intervenne di nuovo l’altro tizio, dall’altra parte del corridoio, mentre armeggiava con un taccuino.
Non si scrivono poesie quando si è felici” riprese lo sconosciuto.
Io sono felice” replicò Nillo.
Credi di esserlo. Ma il tuo cuore lacrima, perché sa quanto sia fragile e precaria questa felicità. E sai perché? Perché la tua felicità dipende da ciò che hai, non da ciò che sei. Solo quando avrai perso tutto capirai se sei davvero una persona felice. E tu sai di non esserlo”.

Nillo sentiva il cuore in fiamme. Lo stronzo aveva ragione.
E non si scrivono poesie sul vero amore, caro vecchio Nillo. La poesia sublima, la poesia è sempre espressione di un disagio. Non si scrive mai quando si sta davvero bene. Non si scrive quando si vive, e tu lo sai benissimo. Si scrive sempre per sfogarsi”.
Io scrivo per sfogarmi perché sono troppo felice”.
L’altro sconosciuto si era alzato e si era avvicinato ai loro posti.

Sentite qua:

Joanna, sconosciuti amanti
in riva al lago di Ginevra
due cuori infranti
abbracciati in un sorriso
pane, cacio e libertà
un caffé annacquato
e una fetta di paradiso.

Che ve ne pare?”
Nillo fece una smorfia di disappunto. Gli sembrava piuttosto banale.
Joanna? – esclamò lo sconosciuto, guardando il presunto gemello – Sconosciuti amanti sul lago di Ginevra? Mi piace! Mi piace molto!”. E fece un gran sorriso.
Il presunto gemello fece per andarsene. Prima, però, disse a Nillo:

Dicono che è vero che quando si muore poi non ci si vede più
dicono che è vero che ogni grande amore naufraga la sera davanti alla tv
dicono che è vero che ad ogni speranza corrisponde stessa quantità di delusione
dicono che è vero, sì, ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione
per non farlo più… ora”.

Nillo fece un piccolo applauso: “Questa sì, mi piace parecchio. E’ proprio bella! Bravo! E’ tua?”.
Non è mia – sorrise il tizio – è di Jovanotti”.
Come di Jovanotti? Le conosco tutte le canzoni di Jovanotti”.
Fra poco conoscerai anche questa” riprese a parlare lo sconosciuto, mentre lo pseudogemello se ne tornava al suo posto.

E’ vero” gli disse Nillo. “E’ proprio vero quello che dice quella canzone. Se anche finirà, vale comunque la pena di essere vissuto. Se andrà come dici tu, se Amélie mi lascerà, beh, resterà comunque la storia d’amore più bella che abbia mai vissuto. E lei resterà la persona più importante della mia vita”.
Anche se starà con un altro?”
Certo. E comunque, non starà mai con nessuno come sta adesso con me. Noi due siamo qualcosa di speciale, insieme. Me lo dice sempre”.
Rinnegherà tutto”.
No, non lo farà”.
Fidati. Se te lo dico io, significa che succederà. Rinnegherà tutto. Dirà che stare con te è stato un errore. Che ha sbagliato. Di tutto ciò che di bello state vivendo, fra tre mesi non sarà rimasto nulla. Nulla. Se non il rimpianto”.
Non è possibile”
Vuoi sapere quante altre cose belle farete, oltre a quelle che ti sei elencato da solo poco fa? Ascolta qua: lei si dimenticherà persino di farti gli auguri per il tuo compleanno, ti attaccherà il telefono in faccia almeno sette o otto volte e tu proverai a richiamarla, le manderai messaggini supplicanti e lettere infuocate; ti struggerai di gelosia per qualsiasi suo amico o conoscente, inizierai persino a frequentare gli incontri di buddismo per cercare di starle vicino, ma sarà inutile. Poi lei ti cancellerà da facebook e tu ti attaccherai ad ogni amicizia comune per avere sue notizie. Quando crederai di averla dimenticata, lei rispunterà fuori a sorpresa, ma solo per deluderti ancora”.
Ci amiamo troppo per arrivare a odiarci, ci stimiamo troppo per perderci. Siamo troppo onesti e sinceri, l’uno con l’altro, per deluderci. Se anche non staremo più insieme, continueremo comunque ad essere qualcosa.
Sì, sì, queste sono belle parole. Come “restiamo amici”. Tutte stronzate. La realtà è quando finisce l’amore, non rimane nulla. Non può rimanere nulla, non deve rimanere nulla. Quando hai sognato di cambiare il mondo con una persona, che senso avrebbe farci quattro chiacchiere ogni tanto?”.

Quando ami qualcuno così tanto che anche solo l’idea che ci sia anche lei al mondo ti dà gioia – replicò Nillo – puoi essere felice in qualsiasi modo riesci a condividere con lei la vita. Può essere un matrimonio, ma può essere anche soltanto uno spettacolo”.
Oh, ma se è per questo lo farete, uno spettacolo insieme. Sì, Nillo, lo coronerai il tuo sogno. Farete insieme lo spettacolo di San Valentino, senza guardarvi in faccia però, nemmeno sul palcoscenico”.
Nillo era rimasto in silenzio, il tizio aveva preso ad armeggiare con la macchina fotografica, riguardando le foto che – evidentemente – aveva scattato durante quel viaggio. Nillo riconobbe molti luoghi. In parecchie immagini c’era una ragazza con gli occhi a mandorla dall’aria familiare.

Ma sai – fece Nillo – quella ragazza assomiglia tantissimo ad una mia cara amica che vive proprio a Varsavia. Si chiama…”.
E poi – lo interruppe il tizio – ci saranno scenate di fronte ad amici e parenti, e incontri al Caos dove nemmeno vi saluterete… e poi ancora abbracci illusori, sguardi imbarazzati, e tu continuerai a chiederle per mesi se il vostro è un amore impossibile o un amore infinito. Ma non avrai mai una risposta”.
Cosa mai potrà succedere di così terribile per rovinare tutto?”.
Oh, assolutamente nulla. Nulla”.
Che significa nulla? Visto che dici di sapere tutto: perché ci lasceremo? Lei mi tradirà? Succederà, vero? Mi lascerà per uno più bello e più giovane?”.
No, niente di tutto questo”.
Cosa allora? Per quale motivo la nostra storia finirà?”.
Oh, ma non c’è un motivo. Finirà con l’ineluttabilità del destino”.
Ma che cazzo dici?” fece Nillo, che cominciava a scaldarsi.
Sì. Non c’è un perché per tutte le cose, caro il mio vecchio Nillo. Non c’è sempre un motivo per morire. Eppure capita. Capita a tutti, capita a tutto. Anche a un grande amore”.
Tu sei un cretino”.
Oh, sì. Se è per questo anche tu. Non ti rassegni all’idea che le cose debbano finire”.
No, non mi rassegno all’idea che le cose non abbiano un senso”.
E’ la stessa cosa”.
No, non è la stessa cosa. Il fatto che si debba morire non significa che la vita non abbia un senso e un valore. Il fatto che un amore finisca, non significa che non sia vero amore”.
Ne riparliamo tra tre mesi, povero Nillo”.
Povero cosa? Io sono felice, caro il mio sconosciuto dalla felpa pacchiana. Sei tu, il povero della situazione: deluso e disilluso che non credi più nell’amore. Anche io una volta ero come te, sai?”
E non puoi immaginare quanto sarai come me, tra tre mesi”.
Prima che incontrassi Amélie, neanche io credevo più nell’amore. Neanche io credevo più nell’anima gemella”.
Eh eh eh. E adesso ci credi. E fra poco, te lo garantisco, starai peggio di prima. Molto peggio. Altro che anima gemella: Amélie riderà, di fronte a quella definizione, e tu, tu metterai il tuo cuore in saldo, e ci metterai anche il tuo papagno. Sarai disposto davvero a regalarli alla prima che capita. Ci proverai con tutte, anche con quelle di cui non ti frega assolutamente nulla. Ti infilerai in qualsiasi tipo di storie: userai e ti farai usare dalle donne con gran disinvoltura. Non chiederai altro che un po’ sesso, un po’ di affetto, e un po’ di appagamento per il tuo irrefrenabile narcisismo. Amore è una parola che uscirà dal tuo vocabolario”.
Ascoltami bene… come è che ti chiami?”.
Come te”.
Ascoltami bene, Comete: io non avrei mai creduto, fino a un mese fa, di poter vivere una storia così. Eh sì, mi infilavo in storie di cui non mi fregava nulla, perché non credevo più nell’amore. Ma adesso, adesso ho scoperto che l’amore esiste. E anche se dovesse finire, e se dovesse finire nel peggiore dei modi, il fatto stesso di sapere che una storia d’amore così è possibile, che cose del genere possono capitare e capitano quando meno te lo aspetti, beh, anche solo questo mi dà speranza. E mi dà una speranza che niente e nessuno potrà togliermi”.

L’uomo dalla felpa pacchiana fece un sorriso amaro. “Ti auguro di cuore che sia così” disse. Poi si alzò e si allontanò.

Questo porta sfiga” borbottò Nillo eseguendo istintivamente un gesto apotropaico.
Poi tornò a guardare dal finestrino. Le nuvole, adesso, ce le aveva sopra la testa, sotto poteva già vedere, in lontananza, i campi coltivati, le strade, i tetti delle case, i campetti da calcio, le piscine, i colori pastello della campagna romana…

Dicono che è vero che noi siamo fermi ed è il panorama che si sta muovendo
Dicono che è vero che ogni sognatore diventerà cinico invecchiando
Dicono che è vero che per ogni slancio tornerà una mortificazione
Dicono che è vero che ad ogni entusiasmo
corrisponde stessa quantità di frustrazione
D
icono che è vero, sì, ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione per non farlo più… adesso.

Nove

Una sera che erano rimasti soli a casa di lei.

Amélie indossava scarpe da tennis e una specie tuta grigia. Non era il massimo dell’eleganza, ma valorizzava al meglio le sue forme. Aveva i capelli raccolti in una coda di cavallo e e i suoi occhi neri da bambina brillavano più del solito. All’improvviso, tutta raggiante, aveva detto a Nillo: “Ti faccio vedere una cosa”.
Nillo aveva sorriso, non senza una punta di malizia, ed era rimasto in silenzio a vedere cosa sarebbe successo.
Amélie si era alzata dalla sedia e aveva preso a frugare dentro un armadio, poi aveva tirato fuori un libro dall’aspetto molto antico, direi quasi medievaleggiante.

Era un volume di grosse dimensioni ma di poche pagine. I fogli, tenuti insieme da una cordicella, sembravano di pergamena ed erano scritti a mano, si sarebbe detto con una penna d’oca.
La copertina era in legno e il titolo, scolpito in rilievo, recitava:
Il Giardino di Valentino.

Che cos’è?” fece divertito Nillo.
Un poemetto su San Valentino. L’ha scritto il mio bisnonno”.
Il tuo bisnonno?”.
Sì, era un artista, nonno Alban” disse Amélie tutta orgogliosa.
Allora sei pronipote d’arte” rise Nillo.
Era anche un matto. Pensa che sosteneva di essere un discendente di San Valentino!”.
Allora – aggiunse lui – si spiegano tante altre cose”.
Nillo lesse la prima pagina.

Un’aria di festa,
nascosta,
correva Interamna:
un nuovo Vescovo
porrà fine al dramma!

Era nato nel 1892” disse Amélie.
Cento esatti prima di te” notò Nillo.
Infatti – e non si capiva se scherzasse o dicesse sul serio, la ragazza – sono convinta di essere la sua reincarnazione”.
A te – rispose Nillo ridendo – ti ha dato alla testa diventare buddista!”.
Era un genio senza pace – riprese lei – una mente irrequieta. Il padre era un dirigente delle acciaierie, e avrebbe voluto lasciargli il suo posto ma Nonno Alban non ci aveva mai pensato nemmeno per un secondo, di fare l’ingegnere, e a quindici anni se ne andò di casa e si mise a fare in giullare”.
Scusa, a fare cosa?”.
Il giullare. E ha girato l’Europa, sai?”.
Cioè, esattamente cosa faceva?”.
Un po’ di tutto: il poeta, l’attore, il saltimbanco, il clown, l’artigiano, il cantastorie. Un giorno si univa a un circo, sei mesi dopo a una filodrammatica, scolpiva oggetti in legno e li vendeva ai mercatini e alle feste di paese. Ha conosciuto acrobati, vagabondi, e credo anche qualche Re”.
E’ una storia pazzesca. E poi che ne è stato di lui?”.
A quarant’anni è tornato a Terni, con una moglie francese: Audrey, zingara come lui. Con i soldi che avevano si sono comprati una cantina a Collescipoli e sono andati a vivere lì, continuando a campare con la loro arte”.
Quando si dice due cuori e una capanna…”.
E hanno campato a lungo sai? Però quando è nato nonno hanno dovuto mettere, come si dice, la testa a posto”.
Nonno Claudio?”.
Sì, anche se in realtà il suo nome vero è Renji Conigliando, ma lui non lo dice perché si vergogna”.
Che?”
Amélie scoppiò a ridere. “Te l’ho detto che erano due matti. E per fortuna che non hanno avuto altri figli, perché avevano deciso di chiamarli Anonimo e Omonimo!”.

E perché si firmava Guillon?” chiese Nillo, osservando la firma sulla prima pagina del volume.
Era il cognome di Audrey. Lui diceva che se la legge diceva che sua moglie doveva prendere il suo cognome, era giusto che lui prendesse il cognome della moglie!”.
Questa sì che è parità. Ma che lavoro ha fatto, poi?”.
Non è che abbia mai avuto un lavoro fisso. Però faceva cose più normali del giullare, come l’insegnante di francese. Ma anche l’operaio, il contadino. Comunque è sempre rimasto un personaggio, a Collescipoli. Se parli con i tuoi vicini sono sicura che se lo ricordano. Era considerato una specie di vecchio saggio del paese: aveva i capelli lunghi, bianchissimi, un barbone da Babbo Natale e sempre lo stesso vestito, vecchio e rappezzato, ma di cui andava fiero come fosse tessuto in filo d’oro. La gente andava da lui per chiedere consigli, comprare le sue sculture o semplicemente ascoltare le sue storie. Che poi non si sapeva mai se fossero vere o inventate. Come questa di San Valentino: lui diceva di averla trovata tra le carte del padre e che era una sorta di storia segreta del santo, rimasta nascosta per secoli, ma nessuno gli ha mai creduto. Come potevi dare credito ad un tipo simile?”.
Una storia segreta?”
Ti dirò di più. Dice che proprio in quelle carte aveva trovato la prova della sua parentela con il santo”.
Questa è proprio bella”.
Diceva di essere discendente della sorella di Valentino”.
Un matto vero!”.
Lui era il Piccolo Principe. E’ riuscito a restare un sognatore, un poeta, un idealista tutta la vita. Non è mai invecchiato, anche se è morto a 99 anni”.
A 99 anni?”.
Sì, è morto pochi mesi prima che mamma rimanesse incinta di me. Per questo sono convinta di essere la sua reincarnazione. E forse lui era convinto di essere la reincarnazione di San Valentino”.
Nillo accarezzò Amélie sorridendo.

Nipotina di San Valentino, o addirittura la sua reincarnazione. Ora davvero mi spiego tutto” e le diede un bacio. Poi riaprì il vecchio libro di Alban.

Era appena più di un ragazzo,
Valentino;
Era alto, fiero, bello!
Il suo occhio sorridente
Sicuro di sé,
Aveva già conquistato
Il cuore della gente.


Dieci

La mia vita privata non esiste. La vita privata è privata, non c’è niente da dire”.
Aveva risposto così, il Salvi, all’avvenente e un po’ birrocchia conduttrice del talk show.

Ma il tema della puntata che stavano registrando, quel pomeriggio negli studi di Tring, era proprio l’amore, e fino a quel momento si era parlato di un po’ di tutto e un po’ di niente. Il Salvi aveva amabilmente buffoneggiato per quasi un’ora. Poi, quando all’auricolare l’interprete aveva tradotto la domanda sulla sua vita privata, era rimasto quasi disorientato.

Nillo, che osservava la scena seduto a fianco a una delle telecamere, insieme al Mino, aveva subito drizzato le orecchie. Tra i quattordici e i quindici anni era stato un fan totale del Megasalvi e sapeva tutto di lui. Tutto. Ogni dettaglio della sua carriera, ogni battuta pronunciata in ogni singola apparizione televisiva. Conosceva gli sketch del Salvi meglio del Salvi e spesso lo sorprendeva, ripetendogli battute che l’autore stesso aveva dimenticato. Come quella del cucchiaino…

La prima volta che il Salvi era venuto a pranzo a casa sua – un anno prima – Nillo gli aveva mostrato orgoglioso la sua collezione con tutti i libri, le annate della fanzine Coscia, le cassette con i bootleg, i 45 giri, i 33 e l’album con i Megasalvisickers – mentre il padre riprendeva tutto con la videocamera e la madre, emozionata più di lui, portava a tavola ogni ben di Dio e chiamava Anna, Maria, Mauro, Barbara, Riccardo, Serena e tutto il fratellame, il sorellame, il cuginame e il nipotame per far conoscere a tutti quello che, sotto l’influsso del secondogenito, era diventato un mito di tutta l’allegra famiglia.
A un certo punto Nillo si era alzato in piedi richiamando l’attenzione dei convitati su un cucchiaino che teneva in mano.
Perché – aveva detto – di fronte a questo cucchiaino vi fermate a riflettere per 30 secondi?”.
Mentre i boh risuonavano nella stanza, Nillo aveva guardato il Salvi, che aveva scosso la testa come a dire: “Non lo so”.

Perché – aveva spiegato Nillo – questo è un mezzo minuto di raccoglimento!
E questa è mia? – aveva riso il Salvi – Non me la ricordavo mica!”.

Eppure, della vita sentimentale del Salvi, il Nillo non sapeva nulla o quasi. Ricordava che ai tempi era sposato con tale Angela: una mora che, però, era riuscito a vedere solo su una foto, pubblicata da Sorrisi e canzoni. Per il resto nessun’apparizione pubblica, nessuna dichiarazione, nessun servizio su giornali scandalistici. Nulla si sapeva del Salvi e le donne. E il Nillo non aveva mai osato chiedere nulla.
La mia vita privata non è per niente interessante. Sono sposato da 30 anni” aveva risposto, infine, alla conduttrice birrocchia. “Sto con la stessa donna dal 1972” aveva aggiunto.
Il flusso di pensieri fu interrotto all’improvviso da un’altra spiritosaggine della giovane hostess. “Qualcosa da buttare?” disse, urtando con il carrello – volutamente – il posteriore dello stewart che procedeva, con un analogo carrello, nel senso opposto.
Era tutto molto giovane, il personale di quell’aereo. Lei aveva appena 23 anni, ed era molto simpatica. Era la prima volta che ne vedeva di simili; prima, quando Nillo aveva chiesto informazioni sul pullman da Malpensa per la stazione centrale ne era scaturito quasi uno sketch. Di solito le hostess sono fin troppo serie e compassate, tanto da metterti quasi in soggezione.

Meglio così” pensava Nillo, riavvolgendosi nei suoi pensieri.
Il Salvi e la moglie stavano insieme da quando avevano 19 anni. Erano due ragazzini, quando si erano innamorati…
“Tanti mi chiedono come si fa a far durare così tanto un rapporto – aveva detto il Salvi, durante l’intervista – la verità è che non c’è una ricetta: succede. Quando ami veramente qualcuno te ne accorgi e vorresti che durasse per sempre, ma non puoi programmarlo”.
A cena il Salvi gli aveva raccontato che erano stati fidanzati otto anni, lui e l’Angela, perché non avevano i soldi per la casa. E appena sposati dormivano con il sacco a pelo perché non avevano ancora il letto.

Ma quando li vedi insieme, lui e Angela – aveva scritto Nillo ad Amélie – lo capisci come hanno fatto a stare insieme quasi quarant’anni: perché si vede che si amano davvero!”

E Amélie lo sapeva. Perché quella sera, quella sera famosa che si erano rivisti dopo tanto tempo e poi tutto il resto, quella sera si erano incontrati proprio al festival in cui era ospite il Salvi, e con lui era venuta anche Angela, e dopo la proiezione del film Butterfly Zone erano andati a cena tutti insieme all’Irish pub, con Eleonora e Letizia. Dopo cena Nillo aveva accompagnato il Salvi e l’Angela in albergo, e infine Amélie…
Insomma il Salvi era stato un po’ il padrino del loro amore.

Pensa – gli aveva detto Nillo – che quest’anno organizzeremo insieme un festival per San Valentino. Sai, per animare un po’ la città, perché il Comune non fa niente”.
San Valentino? – aveva risposto il Salvi, divertito – ho scritto un libro, su San Valentino”.
Davvero? Non lo sapevo! Quando è uscito?”.
Quattro anni fa. Ma è rientrato subito. Si chiama San Valentino era single”.
Eh eh, è vero, è quasi un paradossolo… il patrono degli innamorati era single… già: questo è poco ma sicuro…”.

Vedere questo divo della televisione circondato da strafighe – scriveva ad Amélie – e che ti parla sempre della moglie, e ne parla senza alcun sentimentalismo e nessuna ostentazione, ma come si parlerebbe del proprio braccio, delle proprie gambe, insomma di qualcosa che è parte di te, e che è del tutto naturale che tu non possa farne a meno… e non c’è da parlarne perché è vita, e la vita non si parla, si vive.. beh, questa è una cosa che mi dà tanta speranza… perché mi sono domandato spesso come fa, uno come lui a resistere alle tentazioni, con tante belle ragazze che gli girano intorno – dovevi vedere la giornalista di oggi, che razza di bella ragazza era e come faceva la smorfiosa…”

Se ami davvero la tua donna e vai con un’altra – pensava Nillo – significa semplicemente che sei un mediocre. Tradire non è immorale, è contro natura. Perché se hai qualcosa che ti fa stare bene davvero non ha senso cercare altro. Semplicemente, non ha senso. E’ come ubriacarsi senza avere sete. E sì che non gli mancavano le tentazioni, a Nillo, in quel periodo. Ma più stava con Amélie, più sentiva perdere l’interesse per tutte le altre donne.

E’ bello quello che hai detto sull’amore” disse.
Il Salvi si voltò.
Giù in basso, le geometrie dei campi coltivati lasciavano spazio alla lingua grigia della pista di atterraggio.

Ma come si fa? – fece Nillo – come si fa a restare insieme?”.
Il Salvi sorrise mentre un piccolo terremoto annunciava l’arrivo a terra.

Ma sai, in realtà – disse, con quella sua faccia da pugile buffo – in realtà è sempre la donna che decide”.

 FINE

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