Linguaggio Politicamente Corretto

Un tempo li chiamavano storpi, infelici, “toccati dal Signore”. Quando finalmente hanno capito che non era rispettoso, hanno iniziato a dire handicappati. Poi hanno deciso che anche questo termine era politicamente scorretto, e sono passati a “portatori di handicap”, poi disabili, poi diversamente abili. Adesso i benpensanti ci dicono che bisogna dire “portatori di disabilità”.

Ora io conosco bene il potere delle parole: non mi dimentico che Mussolini ordinò ai giornali di scrivere “giudei” anziché “ebrei” perché il termine richiamava Giuda il traditore. Così come so bene che i suffissi -ino e -ismo vengono utilizzati a scopo politico, per dare un’accezione negativa a parole che non dovrebbero averla (due esempi su tutti: “grillino” e “revisionismo”).

Ed è proprio per questo che non sopporto più l’ipocrita perbenismo (nota il suffisso) di chi ci vorrebbe insegnarci a dare dignità cambiando in continuazione termini che non cambiano la sostanza: la serva è diventata domestica, poi colf. Lo spazzino netturbino e poi operatore ecologico. Il bidello “ausiliario”, il pensionato “emerito” e la badante – immagino – presto si trasformerà in operatrice geriatrica.

Intanto i ciechi sono diventati non vedenti, poi ipovedenti e poi sono tornati ciechi.

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