LETTERA (MAI SPEDITA) AD ALESSANDRO D'ALATRI


I GIARDINI DELL'EDEN da te.

Terni, luglio 2002.

 
Caro Alessandro D’Alatri,
 
Mi chiamo Arnaldo Casali, ho ventisette anni e da tre faccio il giornalista. Tra le varie occupazioni dirigo una rivista di impegno sociale, civile e culturale chiamata “Adesso”, che riprende (indegnamente) il nome della storica testata fondata nel 1949 da don Primo Mazzolari.
 
Ti scrivo perché ho da poco (e finalmente) visto “Casomai” e – esattamente come mi accadde per “I giardini dell’Eden” – sento fortemente l’esigenza di ringraziarti per aver realizzato un’opera simile, e nello stesso tempo ho molte domande che mi piacerebbe condividere con te.
 
Ai tempi dei “Giardini dell’Eden” non facevo ancora il giornalista, e la lettera che ti scrissi non l’ho mai spedita e giace ancora in qualche vecchio dischetto. Oggi quelle domande mi piacerebbe poterle concretizzare in un’intervista da pubblicare sulle pagine di “Adesso” e sul sito web reteblu.org, che è stato fondato dalla giornalista delle Paoline Mirella Camera e che da quasi un anno è gestito dalla nostra redazione.
Sperando quindi di poterti incontrare, a Roma “dal vivo” o virtualmente, per e-mail, ti voglio intanto – se ci riesco – sintetizzare quello che i suoi ultimi film mi hanno suscitato.
 
De “I giardini dell’Eden” devo dire che l’ho amato già molto tempo prima di vederlo: innanzitutto per l’argomento trattato, che nessuno aveva mai affrontato prima (e del quale, da cristiano in piena formazione e in ricerca, avevo davvero bisogno!) ma anche per la formula stessa scelta (ad esempio, ho apprezzato moltissimo la scelta di utilizzare i nomi originali) e per quello splendido manifesto con il volto di Kim Rossi Stuart e la scritta ARMATEVI con la “R” cancellata.
 
Non sto a dilungarmi, per non essere eccessivamente prolisso, su tutte le domande e le riflessioni suscitatemi dall’attesa, la visione, e la lettura del libro “Attraversando i Giardini dell’Eden”, ma anche le considerazioni sulla pessima distribuzione – e di conseguenza la scarsa fortuna – che il film ebbe (posso dirti che a Terni non è mai arrivato, e ricordo che a Roma era proiettato in un solo cinema. Cosa davvero scandalosa per un film di quella portata).
 
Sicuramente per me quello era il film giusto al momento giusto, e forse proprio per questo – tutto sommato – mi ha ‘parlato’ meno di Casomai. Semplicemente condividevo troppo le idee espresse, i contenuti, anche il background culturale visto che la mia formazione universitaria riguarda la Storia del Cristianesimo (sto preparando la tesi su Francesco d’Assisi).
Casomai, invece, è tutto incentrato su valori che io onestamente avevo accantonato da tempo. Pur essendo cattolico, ho sempre sentito più forte l’anima “rivoluzionaria” del Vangelo e questo film mi ha aiutato invece a rivalutare – e anche questa volta proprio nel momento giusto, quando cioè cominciavo, per ragioni del tutto personali, a rivalutare il matrimonio e l’amore di coppia – certi valori tipicamente cattolici ma che io avevo sempre come ‘vecchi’ e ‘ingenui’.
Complessivamente devo dire che “I giardini dell’Eden” e “Casomai”, pur apparentemente così distanti, a mio parere sono le due facce della stessa medaglia, sono due capitoli dello stesso libro: entrambi parlano di Amore: sono un po’ la teoria e la pratica, l’amore di Dio e l’amore dell’uomo, il divino e il terrestre, l’eccezionale e il quotidiano.
Mi hanno fatto pensare alla Canzone d’amore esagerata contenuta nell’ultimo disco di Jovanotti, personaggio la cui poetica trovo molto vicino alla tua e che non ha caso c’era nei Giardini (poi so che avete avuto problemi, anche se non ho mai capito bene cosa sia successo, e ancora me lo domando!).
 
Ho trovato, e spero che la cosa non ti dispiacerà, Casomai un film autenticamente cattolico, e al di là della tua confessione (ai tempi dei Giardini ti definivi un “ex cattolico distratto”) credo sia davvero bello che ci sia qualcuno in Italia che faccia film così, visto che davvero non ce ne sono altri di registi come te, e anche i presunti autori cattolici si limitano al massimo a ricamare un’esaltazione della Chiesa-Istituzione lasciando ben da parte il Vangelo.
 
Bene, perdonami se ti ho annoiato. Ti ringrazio di tutto cuore per il tuo lavoro, spero di poter interagire con te e continuo a sognare un film su Francesco che porti la tua firma.

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