LETTERA APERTA A FRANCESCO BORZINI

Si parla tanto di dare fiducia ai giovani e di talenti, poi quando l’amministrazione comunale investe sulle idee di alcuni brillanti giovani ternani (penso ai Vanni con Terni in jazz o a Indisciplinarte) ecco che piovono le critiche.

Ed è così che i nuovi eventi valentiniani vengono criticati già da gennaio.

Chissà, forse qualcuno ha nostalgia dell’era dei mega concerti costosissimi che facevano il tutto esaurito grazie alla marea di inviti gratuiti che venivano distribuiti a pioggia?

Comunque sono d’accordo con Marco (che saluto, anche se difficilmente si ricorderà di me): aspettiamo, vediamo e poi giudichiamo.

Altrimenti c’è il rischio che lo scrupolo (doveroso quando si parla di conti pubblici spesi per finanziare eventi) possa essere confuso con l’ira funesta e un po’ invidiosa delle comari di cui parlava De Andrè…

Francesco Borzini(da Facebook)

Carissimo Borza,

compagno di avventure teatrali,
compagno di avventure giornalistiche,
compagno di serate tra amici,
compagno di lunghe chiacchierate di politica,
ma soprattutto: compagno.

Premetto che a me – personalmente – mi girano le palle, perché c’è un evento valentiniano, forse uno dei pochissimi che avrebbe davvero senso organizzare a San Valentino, che sono tre anni che cerco di organizzare. E sono tre anni che gli interessi di qualcuno si mettono di traverso e riescono a bloccarlo dopo una prima approvazione…

E diico questo tanto per parlare chiaro. Perché per me la trasparenza sta al primo posto. E non nascondo né la mia neutralità (posso dire libertà?) politica né la mia appartenenza culturale e religiosa.

D’altra parte penso anche che sia perfettamente legittimo, normale e doveroso che quanto più si hanno delle idee per questa festa (e, sottolineo, senza fini di lucro) più ci si incazzi per come vengono gestite queste manifestazioni.

Quando vengono gestite male, è ovvio.

In questo caso, quindi, parlare di invidia delle comari,  mi appare decisamente fuori luogo, e anche offensiva nei confronti di tutti quelli (e non parlo di me, che sono un giornalista, ergo un intellettuale della domenica e un artista a tempo perso, ma di tanti giovani – che tu conosci bene, visto che con uno di essi ci hai anche diviso la casa – pieni di talento ma privi di tessere, che vivono in questa città), giovani che hanno delle ideee non possono realizzarle, non perché queste idee non siano buone, ma perché queste idee non vengono nemmeno valutate.

Il problema non è che gli eventi culturali a Terni siano privi di qualità. Il problema è che gli eventi culturali di qualità, a Terni, li possono fare solo certe persone.

Il problema è che di cultura, a Terni, può vivere solo chi ha certi requisiti e gli altri, se va bene devono accontentarsi del volontariato, se va male sono costretti a vivere nella frustrazione.

E ti dirò: in questa città non ti viene chiesto nemmeno di scendere a compromessi. Se non fai parte di un certo ambiente non vieni preso nemmeno in considerazione.

E a parte il fatto che i mega concerti costosissimi continuano ad essere organizzati per gli Eventi valentiniani (mi domando, peraltro, un concerto – tipo Fiorella Mannoia – che fa davvero il tutto esaurito, non dovrebbe autofinanziarsi? Che c’entrano i fondi per gli eventi valentiniani. E soprattutto, che c’entrano gli eventi valentiniani con un concerto che è semplicemente una tappa della tournée di una cantante, senza nessuna progettazione e nessuna tematica valentiniana?).

Io un po’ di nostalgia ce l’ho. Sì, ho nostalgia dei tempi in cui qualsiasi ternano poteva presentare un progetto per gli eventi valentiniani, e vederselo approvato. E – tanto per non parlare a caso – io, te e Francesco potevamo organizzare un reading sull’amore in Gaber e non perché nel trio ci fosse qualcuno vicino a chi gestiva gli eventi, ma semplicemente perché c’era un’associazione che raccoglieva le idee di tutti.
E magari di soldi ne dava pochi, ma li dava a tutti.

E magari non faceva eventi di carattere internazionale e originalità planetaria, ma faceva crescere le idee, lo spirito di iniziativa, la voglia di lavorare dei giovani.

Si dice spesso che gli eventi valentiniani dovrebbero richiamare l’attenzione mondiale su Terni. Io, per ora, mi accontenterei che gli eventi valentiniani fossero un’opportunità per i ternani stessi.

Si dice che le politiche culturali devono richiamare i turisti. Io mi accontenterei che le politiche culturali facessero crescere la cultura dei ternani.

Invece, proprio perché politicizzata, la cultura a Terni è sempre e solo di élite. Chi fa cultura punta a ricevere il riconoscimento internazionale, o ad intrattenere i propri amici. E guarda con aria snobistica al popolo ignorante, colpevole di non capirla o di non apprezzarla.

Non è un caso se il più grande patrimonio storico e folkloristico di questa città, ovvero il Cantamaggio e il teatro dialettale, sia anche quello meno sostenuto dagli enti pubblici.

Avevamo preso 800 euro, se non ricordo male, per quel reading. E chissà quanti altri spettacoli, quell’anno, avevano preso 500, 800, 1000 euro. Tra questi ce ne saranno stati alcuni più belli del nostro, altri più brutti. Me ce ne erano tanti. Sicuramente c’era varietà.

Oggi invece il budget non è di 800 euro, ma di 45mila euro: tutti, però, ad un’unico gruppo. Che guarda caso, è anche quello che organizza il festival internazionale di teatro contemporaneo e che presto gestirà l’intero polo museale e teatrale della città.

Nessuna associazione, nessun bando, nessuna selezione. Si lavora a chiamata diretta. E se non sei nell’indirizzario, ti attacchi. Chiunque tu sia.

Il problema, dunque, non è la qualità dei fratelli Vanni e della società Indisciplinarte. Il problema sono i criteri con cui vengono assegnati i fondi pubblici, o incentivate le attività.

Io sono convinto che i talenti – di sinistra, di centro, di destra e financo apolitici, vedi un po’ – vadano coltivati e valorizzati; Ma non foraggiati dalla politica.

Altrimenti è inevitabile che la cultura sventoli là dove sventola la bandiera. E che ogni amministrazione finanzi solo la cultura dalla quale si sente rappresentata, o peggio ancora – le persone che ha interesse o piacere a valorizzare.

Dunque magari un sindaco che ama il gospel dà i soldi al gospel, uno che ama il jazz e si inventa un festival jazz, poi arriva uno che detesta il jazz e ama il pop e organizza un sanremo de noartri.

Il punto è: con quali criteri un’iniziativa culturale prende 300mila euro, un’altra 150 mila, un’altra 50mila e un’altra ancora 10mila?

Perché magari quella che ne prende 50mila è quella che raccoglie più spettatori. E allora qualcuno potrebbe anche domandarsi perché un’iniziativa che si rivolge ad un grande pubblico prende pochi soldi pubblici e una che è riservata ad un pubblico di élite prende tanti soldi pubblici.

Se anche questi criteri venissero resi pubblici, magari si eviterebbero tante polemiche e tante malelingue.

Invece, quando qualcuno osa alzare la testa, e puntare il dito su un’anomalia o chiedere spiegazioni, arriva subito il militante che nega, deride, accusa di disfattismo, ignoranza e invidia.

E per quanto possa essere amabile sul piano umano, in questo contesto le sue parole suonano come quelle del volto del potere che ti dice:

"Perché? Perché noi siamo noi. E voi non siete un cazzo!".

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Un commento su “LETTERA APERTA A FRANCESCO BORZINI

  1. anonimo il said:

    Deve dire che la risposta di Arnaldo è esemplare.

    Spero che tu Francesco sia solo male informato circa l’assegnazione dei fondi per gli Eventi Valentiniani e voglia difendere a priori il tuo buon sindaco. Poichè altrimenti inizio a pensare che tu debba un pò disintossicarti dalla partitica.

    Con affetto, ricordando i tuoi commenti su Es.terni non troppo elogiativi…

    Riccardo Leonelli

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