LE MERENDINE DI BEPPE DONADIO

Venti “merendine” tutte da gustare, tra musica, spettacolo e ironia. A offrirle gratuitamente al pubblico ternano la Circoscrizione Interamna e l’associazione Visioninmusica, che per venerdì 19 ottobre all’auditorium Gazzoli hanno organizzato (a ingresso libero) il concerto di Beppe Donadio. Una prima assoluta per l’Umbria, nel corso del quale il cantautore bresciano presenterà il suo album di esordio – “Merendine”, appunto – in  quello che si preannuncia come non una semplice esecuzione di canzoni ma uno spettacolo teatrale a tutto tondo.

Autentico concept album, “Merendine” racconta infatti la tragicomica audizione di Beppe D., cantautore “impegnato” che si trova suo malgrado, a doversi adeguare al ruolo di idolo del pop, con canzoni capaci di spaziare dal pop al blues, dalla canzone d’autore fino al jazz, intervallate da veri e propri siparietti tra Beppe e il cinico discografico Max.

Sul palco del Gazzoli il cantautore sarà affiancato da Enrico Catena, (batteria e percussioni) Fausto Ongarini (basso e contrabbasso), Giovanni Rovati (chitarre), Stefania Martin (cori) e Giancarlo Zucchi (tastiere).

“Quello del concerto organizzato con la circoscrizione Interamna è un appuntamento giunto ormai al terzo anno – commenta Silvia Alunni, presidente dell’associazione Visioninmusica – e che ha sempre portato grandi successi e fortuna ai talenti emergenti a cui abbiamo dato spazio: basti pensare a Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, che abbiamo avuto qui nel 2005 e che sono ormai richiesti in tutta Europa”. “La cosa più bella – aggiunge Alunni – è il rapporto di fiducia che si è creato con il pubblico, che considera ormai “Visioninmusica” una garanzia di qualità”.

Classe 1968, Beppe Donadio ha già oltre quindici anni di carriera alle spalle come pianista e “Merendine” rappresenta il suo album di debutto come cantautore. Autoprodotto, il disco è uscito nel maggio del 2006 e – paradossalmente – è distribuito in Svizzera (dall’etichetta Disques Office) ma non in Italia, dove si può acquistare per ora solo attraverso il sito internet dello stesso cantautore
www.bepppedonadio.it.
 
Come è nato il progetto “Merendine” e l’idea di dedicare un intero album al mondo spietato dei discografici?
 
“In realtà non sono certo il primo ad ironizzare su questo argomento, basti pensare al Bennato di “Sono solo canzonette” e più recentemente a Simone Cristicchi. Certo nasce anche da un’esperienza personale, perché questo album me lo sono registrato e prodotto da solo, mettendoci dentro una decina di anni di lavoro. Io non ho una casa discografica e anche adesso il disco devo promuovermelo da solo, facendo leva sul passaparola. In questo devo dire che mi ha aiutato moltissimo Sergio Mancinelli di Radio Capital, che ha dopo aver ascoltato il disco ha cominciato a mandarlo in onda con grande successo. Un successo inaspettato, devo dire, perché in fondo io ho registrato questo disco fondamentalmente con l’idea di fare qualcosa da regalare agli miei amici e da lasciare ai miei figli. Insomma era un prodotto destinato ad un uso quasi privato e invece in Svizzera, con il passaparola, sono arrivato alla radio nazionale e ai grandi teatri”.
 
Come ha iniziato la sua carriera?
 
“Sono nipote d’arte, perché avevo una nonna pianista e quindi ho cominciato sin da piccolo a suonare il pianoforte. Poi ho scoperto Billy Joel, Elton John e tutti i cantautori che si accompagnavano con il pianoforte. I miei primi modelli sono stati i cantautori americani come James Taylor e Jackson Browne, poi ho scoperto che la lingua italiana ha delle potenzialità e una musicalità che valeva la pena di sfruttare”.
 
E’ difficile fare il cantautore in Italia?
 
“Non è facile fare cose tue quando sei sconosciuto. Soprattutto nei locali, per questo ora suono solo ed esclusivamente nei teatri; perché a me piace dialogare con il pubblico, non suono musica che fa ballare. Una volta durante un concerto a Pavia un ragazzetto di quindici anni mi ha chiesto di se gli facevo un pezzo dei Nirvana: è nata così “Subliminale”, il primo singolo estratto dall’album, che parla di un cantautore costretto al ruolo di rockstar e attorno al quale ho costruito poi tutta la storia di “Merendine”.
 
Come riesce ad andare avanti senza una casa discografica?
 
“E’ molto difficile. Io ho cercato di farmi da solo una casa discografica in miniatura, con tanto di piccolo ufficio stampa. Attualmente sono in giro almeno 2500 copie del mio album. Le canzoni piacciono e la gente le impara, e questa è la cosa più importante”.
 
D’altra parte oggi il mercato discografico è sempre più in crisi, e anche molti big della musica internazionale hanno scelto di vendere direttamente su internet le proprie canzoni.
 
“E’ vero, anche se capisco che per questo poi le etichette non hanno soldi da investire. Se io produco ravioli e accanto a me apre un negozio che li regala mi passa la voglia di fare questo lavoro, quindi non posso dare la colpa ai discografici di questa situazione: un’industria che non ha più mercato fa fatica ad andare avanti, ma il risultato è che uno deve cercare di andare avanti da solo. Oggi i cantanti guadagnano più con le suonerie dei cellulari che con i dischi venduti”.
 
Non è paradossale che il suo disco si possa comprare in Svizzera ma non in Italia?
 
“In Svizzera il mio album lo trovi anche nei supermercati e su internet. In Italia il problema è che, a differenza di quanto accade all’estero, il distributore ti chiede subito le edizioni. Vuole entrare, cioè, nella proprietà delle canzoni. Io invece ci tengo a restarne il titolare, dal momento che le ho prodotte io”.
 
Da dove nasce l’idea di non limitarsi a mettere insieme le canzoni ma di costruire, per l’album, un vero e proprio spettacolo?
 
“Dalla mia esperienza cinematografica. Ho sceneggiato diversi cortometraggi e ho un cugino regista che spesso mi ha fatto fare anche l’attore per i suoi film. Nell’album ho voluto che convergesse tutto quello che ho fatto in questi vent’anni e ho pensato che alcune storie potevano essere raccontate non solo attraverso le canzoni ma anche con veri e propri sketch”.
 
Perché “Merendine”?
 
“L’album prende il titolo da un testo che ho scritto 6 anni fa e che in origine sarebbe dovuto diventare un cortometraggio. Poi il film non si è fatto ma poco prima di incidere il disco ho scritto una musica che si adattava bene a quelle parole. E poi il mio album – con le sue venti tracce – mi faceva pensare a quelle confezioni di 24 crostatine o 12 brioche che si trovano al supermercato…”.
 
Sta già lavorando ad un nuovo album?
 
 “Sì, sono pronte molte canzoni. Anche perché sono 12 anni che scrivo, quindi ne ho parecchie da parte. L’idea è quella di fare un vero e proprio seguito di “Merendine”, con la storia di Beppe D. che continua. Usando un gergo cinematografico potrei dire che ho completato la sceneggiatura. Se non interviene una casa discografica che mi darà una mano a farlo anche questa volta troverò uno sponsor e me lo produrrò da solo”.

(da Il Giornale dell’Umbria di giovedì 18 ottobre)

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