LA CRITICA

Il problema della critica, in Italia, è che non fa critica.

 La prima cosa che ti insegnano, quando studi Metodologia della critica dello spettacolo, è che il critico deve analizzare, non giudicare.

Se leggiamo "La fenomenologia di Mike Bongiorno" di Umberto Eco ci accorgiamo di cosa sia la vera critica: la capacità, cioè, di demolire completamente un personaggio senza esprimere un giudizio di valore.

La maggior parte dei critci italiani, invece, scrive articoli che potrebbe scrivere chiunque: bello, brutto, ottimo, fa schifo, un capolavoro, una cagata pazzesca.

E ci vuole un critico, per dire certe cose?

 "Le stellette", ovvero le pagelle ai film, poi sono la peggiore aberrazione della critica.

Oltretutto, mancando i critici italiani anche di onestà intellettuale, tendono a parlare bene degli amici e male dei non-amici. E lo fanno anche con grande spudoratezza. I registi-amici fanno solo capolavori, con gli altri tengono la puzza sotto al naso.

Per questo io considero la maggior parte dei critici italiani totalmente inattendibili. Spesso sono dei semplici appassionati di cinema che si sono trovati a dover (o poter) scrivere recensioni. Il loro giudizio non vale più di quello di qualisasi altro spettatore. Basti pensare che persino Walter Veltroni ha scritto libri di critica cinematografica!

Una volta ho chiesto ad uno dei più importanti critici italiani cosa pensasse di Alessandro D'Alatri. Mi ha risposto: "è una persona scostante". E io gli ho risposto: "Io volevo sapere se è bravo, non se è simpatico!".
Un altro critico mi ha confessato candidamente di essere  citato nel Dizionario del cinema solo perché è amico del suo autore.
E per concludere citerei il celeberrimo Marco Giusti (l'inventore di Blob e di Stracult) che ha avuto la faccia di scrivere sul Manifesto che "Grande, grosso e Verdone" è un film CORAGGIOSO!
C'è bisogno di aggiungere che Verdone, a prescindere dai suoi meriti, è amatissimo dai critici perché figlio di un grande critico?

Allora, poi, non mi meraviglio quando leggo recensioni di "Sul Mare" freddine e tiepidine, che non hanno il coraggio di stroncare il film (perché oggettivamente non ci sono appigli) ma nemmeno lo promuovono e restano appesi ad un'insoddisfazione non argomentata.

La cosa più grave è che l'onestà intellettuale non solo è assente dai critici, ma non è nemmeno rimpianta!

La grandezza del critico, invece, andrebbe misurata – a mio avviso – proprio nella capacità di criticare amici e nemici con la stessa oggettività.

Io, sinceramente, non ho problemi a dire che "I Giardini dell'Eden", che è il film che amo di più in assoluto di Alessandro D'Alatri, è un film imperfetto e non completamente riuscito, così come non ho problemi a dire che "Vincere!" di Bellocchio – il regista che odio e disprezzo di più in assoluto – l'ho trovato un buon film.

Ah già, ma io non faccio il critico cinematografico!

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Un commento su “LA CRITICA

  1. anonimo il said:

    Sei grande Arnaldo, ho letto i tuoi post su facebook sulla pagina de "Sul mare". Devo confessare che non ho resistito alla tentazione ed ho risposto ad un "critico" cinematografico su Comingsoon (come dici tu un critico deve analizzare e non giudicare) ma…….non ci siamo capiti. Ho confutato alcune sue tesi, con cui demoliva il film e mi ha risposto con una nuova affermazione senza senso, un puro appliglio per continuare a sostenere la sua tesi! Il vero critico è il pubblico, loro non sono niente. Grazie
    Francesca

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