INTERVISTA A SIMONE CRISTICCHI

                      
Lo scorso anno sfiorò la vittoria nella sezione giovani e si dovette accontentare del secondo posto con la ballata anticonformista “Che bella gente”, quest’anno – forte della Targa Tenco vinta proprio a Sanremo pochi mesi fa – è dato tra i favoriti nella sezione big.

Ma per Simone Cristicchi, quello che voleva cantare come Biagio Antonacci e che invece è stato paragonato a leggende come Rino Gaetano, Giorgio Gaber e Luigi Tenco, il festival di Sanremo rappresenta soprattutto una grande vetrina per presentare il suo progetto dedicato ai manicomi.

Un progetto iniziato un anno fa, con lo spettacolo “Centro Igiene Mentale” che dovrebbe approdare presto anche in Umbria, e che oggi è diventato un libro e un documentario che saranno entrambi presentati nella città dei fiori durante il festival.

Classe 1977, fumettista allievo del grande Jacovitti prima ancora che cantautore, Cristicchi sul palcoscenico dell’Ariston c’è arrivato al termine di un percorso tutto in salita, cominciato nel 2002, quando presentò il brano “Leggere attentamente le istruzioni” al programma “Destinazione Sanremo” e fu eliminato. L’anno dopo ci riprovò presentando quello che sarebbe divenuto poi uno dei suoi più grandi successi – “Studentessa universitaria” al Festival di Tony Renis, e fu di nuovo bocciato.

 

Che emozione provi a salire di nuovo sul palco dell’Ariston ad un anno dal secondo posto nella sezione giovani?



“E’ una bella emozione, anche perché oltre alla canzone porto anche una serie di altri progetti che sono riuscito a concludere, e quindi l’emozione per me non sarà solo quella della canzone”.


In questi giorni presenti infatti il libro “Centro di igiene mentale” e il documentario “Dall’altra parte del cancello”. Cos’è più emozionante, avere una vetrina così importante per i tuoi progetti o la gara?

 

“Forse la cosa più emozionante, in realtà, sarà la prima proiezione del documentario. Non perché non mi interessi il festival o la canzone – che è anch’essa molto importante ai fini del progetto – ma sai, vedere sullo schermo di un cinema una cosa che ho realizzato all’inizio quasi per gioco e che poi è diventata una cosa molto seria, è un’emozione nuova; come d’altra parte, vedere il mio libro negli scaffali di una libreria”.

 

Tu sei anche dato per favorito. Come vivi questi pronostici?


“Non saprei, non ci penso molto. Per me la cosa più importante è avere la possibilità di parlare di questa cosa. Certo, non voglio fare il paladino della psichiatria. Ci sono decine di psichiatri che possono parlare di questo mondo meglio di me. Io tramite la musica e le canzoni cerco di dare un piccolo apporto a questa problematica, e spero di riuscirci, anche perché Sanremo ti dà una grande visibilità. Mi scontrerò, magari, con un altro tipo di mentalità, quello più alla ricerca del gossip che dei contenuti. Ma quello che mi interessa è portare a termine questo lavoro che ormai mi tengo dentro da due anni”.


E che avevi già portato nella canzone dell’anno scorso, “Che bella gente”, in cui parlavi dei “matti”.

 

“Era proprio l’inizio di questo mio interesse, infatti portavo in giro uno spettacolo chiamato “Centro di Igiene Mentale”. Quella canzone è stata, diciamo, un piccolo antipasto del progetto. La canzone che porto oggi a Sanremo, invece, più che dei matti parla di una cosa che in Italia c’è stata ma che spesso non è conosciuta tra i giovani, e che è il manicomio”.



Pensi che questo tema sarà accettato facilmente da una platea abituata  alle canzonette d’amore?

 

“Non lo so. Sicuramente dipende dalla sensibilità di chi ascolta. Naturalmente non si può arrivare a tutti. Quello che interessa a me è poter aiutare, nel mio piccolo, certe persone, anche tramite iniziative benefiche”.

 

Il documentario verrà allegato in dvd al nuovo album.

 

“Sì, in un’edizione a tiratura limitata. Sono anche riuscito a tenere un prezzo bassissimo che corrisponde praticamente solo alla stampa del dvd, quindi sarà veramente se non un regalo, un incentivo alla divulgazione di questo documentario. Di questo devo ringraziare la casa discografica che non ha voluto speculare. Una seconda distribuzione avverrà tra qualche mese, allegata a qualche giornale e i proventi andranno per progetti artistici destinati a progetti artistici che coinvolgono malati psichici e ragazzi con disagi mentali”.

 

Tu sei molto legato alla figura di Rino Gaetano. Hai vinto un premio intitolato a lui e suonato con la coverband. Oggi, in qualche modo, te lo trovi come rivale sul palcoscenico.

 

“Sì, è buffa questa cosa, è anche emozionante, perché che Rino continui a vivere è solo un bene per la cultura italiana. Poi lui era un maestro di ironia e l’ironia a Sanremo viene spesso tenuta a distanza. Si preferisce magari la canzone d’amore… Io, comunque, sono molto felice di gareggiare, quest’anno, non solo con Paolo Rossi che è un artista enorme, ma anche con Daniele Silvestri e Fabio Concato, di cui sono un vero e proprio fan e di cui posseggo tutta la discografia”.



Arrivi a Sanremo vincitore del premio Tenco proprio nell’anno del quarantesimo anniversario della morte del grande cantautore. Senti la responsabilità di portare anche questa eredità?

“La responsabilità la sento soprattutto nei confronti delle persone che mi hanno assegnato questo premio, che sono i giornalisti e i critici italiani. Per quanto riguarda la grande massa, forse nemmeno sa che ho vinto la Targa Tenco. Ho ancora tutto da dimostrare. Tento di essere fedele a me stesso e continuare il mio percorso scrivendo canzoni sincere ed oneste”.

 

(intervista trasmessa da Radio TNA in Adesso in onda e pubblicata dal Giornale dell’Umbria)

(mms inviati da Simone e pubblicati su www.cristicchiblog.net)

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Un commento su “INTERVISTA A SIMONE CRISTICCHI

  1. ARNALDOCASALI il said:

    Due minuti fa:

    il mio caposervizio: “Sei tu che hai fatto l’intervista a Simone Cristicchi?”.

    io: “certo”.

    Lui: “Una volta tanto hai puntato sul cavallo giusto. La sua è la canzone più bella del festival”.

    io: “non l’ho scelto a caso

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