HO SOGNATO BERLUSCONI

Stanotte l'ho sognato.

Lo sapevo che sarebbe successo, prima o poi.

Ero ad Arcore, o a Palazzo Grazioli, o a Villa Certosa, che ne so, chi le ha viste mai.

Era a cena. Una grande cena con un sacco di ospiti tutti eleganti. 

Io arrivo in ritardo, ovviamente. Stanno già mangiando tutti e io mi avvicino a lui, il padrone di casa.

E' ridotto proprio male, mi dico subito. Ha una faccia di cera, l'aspetto sofferente, malato. Non riesce quasi a parlare. Anzi, non ci riesce proprio, e infatti quello che deve dirmi me lo scrive sul telefonino, e poi me lo passa.

Io, a ritrovarmi fra le mani il cellulare di Berlusconi, non posso negarlo, mi galvanizzo parecchio. La prima cosa che penso di fare è chiamare il mio cellulare. Così – penso – avrò il suo numero. Perché ormai quello sputtanato in televisione da Santoro, l'avrà disattivato. Questo non ce l'avrà nessuno, e ce l'avrò io!

Poi un atroce dubbio: e se poi, in mezzo alle intercettazioni, ci finisco anche io? Se il mio numero è nella rubrica del Premier – mi dico – magari ci finisco anche io, su tutti i giornali.

L'idea mi eccita ancora di più. Però mi scappa da andare al bagno. Quindi lascio il telefonino per terra e cerco la toilette.

Entro, ma mentre sto pisciando sento la porta che si apre dietro di me. La chiudo con un piede gridando "occupato", ma anziché andarsene, l'intruso spinge più forte e riesce ad entrare: è il Cerimoniere del Vescovo.

"Ma che cazzo fai?" gli dico, mentre continuo – imbarazzatissimo – ad armeggiare con il papagno. "Sto pisciando, vattene!".

Ma il Cerimoniere non vuole saperne. E resta.

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