Ha dato un ultimo colpo di scalpello e concluso per sempre l’opera d’arte più importante: la vita.
Don Fabio Leonardis, direttore dell’ufficio per i beni culturali della Diocesi e segretario regionale della consulta per la cultura, è morto nella notte tra venerdì 22 e sabato 23 agosto, stroncato da un male incurabile. Con lui se ne va uno dei più grandi protagonisti della vita culturale della città degli ultimi dieci anni: sacerdote, artista, mecenate, talent scout, organizzatore di mostre, festival, convegni e rassegne cinematografiche e artefice, con il vescovo Paglia, di una nuova stagione culturale che ha fatto di Terni una delle capitali italiane dell’arte sacra contemporanea.
Che si trattasse di commentare La passione di Cristo di Gibson o le elezioni politiche in Salvador, la sua era sempre una posizione inedita, una visione originale, un contributo nuovo al dibattito. Non è retorica di circostanza dire che lascia un vuoto incolmabile, non solo in una comunità cristiana, ma in un’intera città.
Un’esistenza controcorrente tra arte e preghiera
Mi spiace.
Ti ho già detto, quando tu mi hai dato la notizia, che anche a me è dispiaciuto molto della morte di don Fabio Leonardis…Vorrei testimoniare per quel pochissimo che l’ho conosciuto (qualche battuta ogni tanto di sfuggita, un saluto ogni tanto quando lo incontravo ) che era uno dei pochi preti che di cui avevo stima. E’ stato un uomo come Cristo in una Chiesa cattolica composta per lo più da presunti semidei che assomigliano molto ai farisei. La sua somiglianza con Pasolini, inoltre, nello sguardo, nel viso, nel modo di parlare, mi colpisce e mi stupisce ancora oggi come ieri. Tu Arnaldo l’hai conosciuto bene a don Fabio, ti faccio le mie condoglianze di nuovo! Io poco, giusto qualche dibattito ai tempi della Mailing List della FUCI, e qualche saluto fugace dopo…Era un’artista e gli artisti sono sacri, era un intellettuale e gli intellettuali non dovrebbero mai morire, come non dovrebbero le persone libere e capaci di vivere con coerenza come faceva lui!