CONFLITTI DI POTERE TRA GRILLO E TRAVAGLIO

A quanto pare non c'è nulla di personale, dietro l'improvviso divorzio tra Marco Travaglio e Beppe Grillo, che ha portato alla chiusura di “Passaparola”, la celebre rubrica che il giornalista torinese curava dal 2008 sul blog più visitato d'Italia tutti i lunedì.

Ma non è una buona notizia, anzi. Uno conflitto tra due personalità ingombranti e molto diverse tra loro come quelle di Grillo e Travaglio sarebbe stato comprensibile, e in fondo, accettabile.

Invece, leggendo i blog di Grillo e quello del Fatto, oltre che gli articoli di mezzi di comunicazione “nemici” ma ben informati, emerge uno scenario assai più inquietante: quello di un vero e proprio conflitto di potere che vede contrapposti da una pare il Movimento a Cinque Stelle di Grillo e la Casaleggio associati, dall'altra L'Italia dei valori e il gruppo editoriale del Fatto.

In questi anni di “Passaparola”, di “Annozero”, di “V-Day”, di elezioni politiche sempre più trionfali, noi che rifiutiamo tanto il Pdl quanto il “Pd meno L”, noi che crediamo che un'altra politica è possibile, una politica che rifiuti tutte le logiche di cui si nutre l'attuale sistema, noi che abbiamo vinto moralmente le ultime elezioni amministrative e la storica battaglia sul referendum su acqua e nucleare, noi – ebbene no – non eravamo guidati, come credevamo, da un gruppo di idealisti e di gente pulita composto da comici, giornalisti, scienziati e gente di buona volontà.

No, noi eravamo guidati da due gruppi di potere alleati tra loro e che ora hanno rotto la loro alleanza, esattamente come è successo nel centrodestra italiano, esattamente come è successo nel centrosinistra.

La vittoria di De Magistris è stata una grande vittoria della cosiddetta “antipolitica”, ma Grillo l'ha vissuta come una sconfitta. Perché, qualche mese prima, aveva litigato con De Magistris per motivazioni che potevano giustificare il suo disappunto (che coerenza c'è nell'iniziare un mandato nel parlamento Europeo e poi dimettersi per candidarsi a sindaco?) ma non una vera e propria “guerra”, contro quello che era comunque l'unico candidato “presentabile” a Napoli.

Io sono e resto un grilliano convinto, ma non posso negare che alcune prese di posizione sono solo in apparenza dettate da rigore morale e politico. E' evidente che Grillo ha paura di perdere il potere che ha acquisito grazie al malcontento popolare. Insomma, siamo sinceri: Grillo, ancora, ha ragione da vendere quasi sempre. Dice cose giuste, fa bene a rifiutare qualsiasi compromesso e quindi a delegittimare chi vive di compromessi (a partire dal gruppo del Fatto). Ma è evidente se oggi Grillo si ostina – giustamente – a rifiutare “il meno peggio”, le sue posizioni ci fanno temere che un domani potrebbe anche rifiutare il “meglio”, se il meglio non sarà lui.

Travaglio e Santoro stanno con Di Pietro. Questo è noto. E' quindi comprensibile che finché Grillo si teneva al di fuori della politica attiva e Di Pietro si faceva portavoce delle sue idee in Parlamento, tutti potevano andare d'amore e d'accordo.

La discesa in campo di Grillo ha reso di fatto inutile Di Pietro e il principale alleato dell'Italia dei valori è diventato – all'improvviso – il principale nemico.

Il problema è che se Travaglio e Santoro stanno con Di Pietro avranno anche i loro buoni motivi. O se vogliamo essere più chiari: i loro interessi più o meno occulti. Che quindi Travaglio fosse destinato, in un modo o nell'altro, ad allontanarsi da Grillo, era piuttosto chiaro.

Pare però che il problema non sia solo di carattere politico, ma anche economico.

Secondo alcuni giornalisti, infatti, alla “discesa in campo” di Grillo nella politica, corrisponde quella del Fatto quotidiano su web. Il nuovo blog del Fatto si sarebbe presentato, quindi, come il principale rivale di www.beppegrillo.it. Ad aggravare il tutto, il fatto il nuovo blog sarebbe dovuto essere gestito dalla Casaleggio associati, ovvero la società che gestisce la comunicazione di Grillo (blog, libri e dvd – compresi quelli di “Passaparola”). L'accordo però salta, e così la rivalità – oltre che politica e mediatica – diventa anche economica.

Di fatto da un mese “Il fatto” e Beppe Grillo hanno iniziato a farsi una guerra: Grillo accusa quelli del “Fatto” di essere vecchi comunisti dentro al sistema fino al collo e di prendere soldi da potentati economici, il “Fatto” accusa Grillo di essere un censore e un dittatorello.

Niente di più squallido che vedere i profeti della politica e dell'economia italiana sputtanarsi a vicenda e non per posizioni diverse su questioni importanti (chessò, la Chiesa o la bioetica.) ma per potere e per soldi.

Alla fine chi ci guadagna sono i nemici comuni, e cioè quasi tutti: quel sistema fatto di politica, mezzi di comunicazione e potentati economici che la Santa Alleanza aveva rischiato di picconare. A perderci sono tutti quelli che ci avevano creduto.

Ma visto che le idee, quelle – soprattutto quelle di Grillo, visto che Santoro & Travaglio in questi anni si sono impegnati soprattutto a sputtanare Berlusconi – quelle sono vere e sono giuste, io dal mio piccolissimo inviterei tutti, a cominciare da Beppe e da Marco, a farsi un esame di coscienza.

Non ci prendete per il culo anche voi, please.

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