2011 (LAST SPLINDER POST)

Un anno fa scrivevo, nel mio ormai tradizionale bilancio annuale su blog, che il 2010 era stato l’anno più felice della mia vita, e che il 2011 non avrebbe potuto in nessun modo eguagliarlo, quindi non mi aspettavo più di tanto dall’anno che era appena iniziato e che oggi è appena finito.


D’altra parte sono più di vent’anni che sono convinto di una certa ciclicità degli anni. Non dico che ad ogni anno ne segue uno brutto e viceversa. Diciamo che però almeno dall’età di quindici alterno anni “spensierati” e anni difficili. Anni in cui si semina e anni in cui si raccoglie.

Il 1990 lo considerai un anno d’oro, il 1991 un anno difficile e sofferto, il 1992 un anno bellissimo, il 1993 decisamente più duro, il 1994 così-così, il 1995 fantastico, il 1996 durissimo, il 1997 gioioso, il 1998 più duro, il 1999 un anno di grande crisi e cambiamenti, con tutto ciò che ne comporta, il 2000 un anno di luce, il 2001 di ombre, il 2002 di gioia, il 2003 più pacato, il 2004 sofferto, il 2005 bellissimo, il 2006 bello ma più difficile, il 2007 ancora di crisi, il 2008 bellissimo, il 2009 più sofferto… il 2010 è stato l’anno più bello della mia vita.. nell’anno cruciale dei 35. Dal 2011 non potevo aspettarmi niente di buono.

E invece alla fine: come dire, non ci possiamo lamentare. Ogni seguito riesce ad essere bello solo se non cerca di imitare il precedente. Così è stato il 2011, senza dubbio diverso.


Se il 2010 è stato l’anno dei sogni e dei progetti realizzati, il 2011 è stato un anno di grande lavoro e minori soddisfazioni, ma con dei momenti assolutamente fantastici: si è aperto con uno StraValentino da cui sicuramente ho avuto meno di quanto mi aspettassi ma si è concluso con
Il Giorno di Natale il cui successo ha fatto dimenticare tutta la sofferenza con cui è stato preparato.

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Di certo non è stato un anno noioso, ripetetitivo, o sottotono. E’ stato un anno intensissimo, così come lo erano stati i tre pecedenti. Su alcuni fronti ha persino superato il 2010: la vita sentimentale è stata la più intensa di sempre. Da una parte, lo ammetto, avere avuto tante (almeno tante per quelle che sono i miei canoni) storie è stato bello: è stato senza dubbio appagante per l’ego e anche per il fisico, eppure mi ha anche fatto capire che davvero le storielline disimpegnate non ti lasciano nulla. Ti appagano, appunto l’ego e il fisico ma non ti riempiono il cuore, anzi, ti fanno diventare ancora più cinico e ti lasciano ancora più solo. Oltre, spesso, a generare sofferenza negli altri. Cosa a cui non ero abituato.

Ma non voglio essere ipocrita e ammetto che – comunque –  continuo a preferire una storia disimpegnata alla solitudine. E se dico questo, significa che, nonostante tutto, queste storie non mi hanno fatto crescere. Mi hanno lasciato lo stronzo che ero!

D’altra parte – e questo è senza dubbio l’aspetto più negativo nell’anno appena finito – il 2011 è stato un anno sotto molti punti di vista, di regressione. Forse sono regredito a livello sentimentale. La fine di quella storia di cui parlavo l’anno scorso – la più bella della mia vita – mi ha lasciato amareggiato, disincantato e cinico. Oltre che confuso.

Sicuramente sono regredito a livello spirituale. E, soprattutto – soprattutto nel senso che è l’aspetto più evidente e oggettivo – sono regredito a livello fisico: nel 2009 avevo attuato, per la prima volta in vita mia, una sorta di dieta (che non era altro, in realtà, che un limitare gli abusi) che mi aveva portato a dimagrire quasi dieci chili in pochi mesi. E Dio sa se ne avevo bisogno.

Ebbene, un poco alla volta li ho recuperati tutti, e ora posso dire di essere tornato al punto di partenza. Ingrassato di altri dieci chili, e non per qualche ragione misteriosa o fuori controllo. Semplicemente perché il 2011 è stato un anno di abusi. Abuso di pasta, abuso di pizza, abuso di alcool, abuso di grassi, di fritti… abuso di tutto ciò che fa ingrassare.

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Sono ingrassato fisicamente, spiritualmente, affettivamente e umanamente. Il mio ego è cresciuto a dismisura, mi rendo conto che è diventato sempre più difficile rapportarmi con gli altri in modo sereno.

Insomma, è stato un anno sbracato. Intenso e con dei momenti bellissimi. Ma è stato un anno ingurgitato senza masticare. Un anno improvvisato. Un anno andato a letto sempre tardi. Un anno pieno di occhiaie, pieno di delusioni, pieno di sofferenze. Pieno di illusioni, di entusiasmi e di delusioni. Pieno di vette e pino di abissi. Pieno di amicizie e rapporti sentimentali iniziati oggi e finiti dopodomani. Ma è stato anche l’anno in cui, i rapporti più stabili, ma hanno creato comunque grande sofferenza e instabilità. Per non parlare dell’amore. Non parliamone! E’ stato un anno passato troppo tempo su Facebook. Che continuo ad adorare come straordinario mezzo di comunicazione e socializzazione ma che, mi rendo conto, inizia ad avere un ruolo fin troppo egemone nella mia vita.

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Forse non è un caso che la poesia, sia la forma letteraria in cui più mi sono espresso nel 2011. Non è certo un caso se nel 2011 ho pubblicato il mio primo libro di poesie.

E’ stato l’anno delle pubblicazioni – ben due libri – e di tanti viaggi, anche se non sono riuscito a mantenere il “ritmo” del 2010 (credo di averne fatto uno in meno, all’esterno. E diversi di meno in Italia).

E’ stato l’anno anche delle grandi imprese: del viaggio Terni-Vacone in bicicletta che progettavo da almeno tre anni. E’ stato l’anno del mio primo libro pubblicato con un editore vero, Tra cielo e terra.

Ma è stato anche un anno di grandi amarezze: perché quella bicicletta – la mia amata Adriatica II – che proprio l’anno scorso ha compiuto 20 anni – dopo vent’anni mi è stata rubata. Così, all’improvviso. Nel posto dove la tenevo, tranquillo, da otto anni.

E quel libro ha avuto una lavorazione tormentatissima, piena di litigi con l’editore perché avevo capito – e avevo ragione! – che quell’editore, una volta pubblicato, avrebbe abbandonato il libro a sé stesso, come purtroppo è stato.

Pubblicare un libro è bello. Ma lavorare con enorme fatica ad un progetto – del tutto gratuitamente – pensando che stai facendo qualcosa di grande. E poi vedere il tuo lavoro gettato nel cesso, no, non è bello per niente.

E’ stato un anno di successi e insicurezze, un anno di applausi e di invidie velenose.
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I viaggi

Marzo – Polonia. Il più bel viaggio mai fatto per andare al festival di Zamosc in cui – anche se momenti difficili (rivedersi con Agnieszka) non sono mancati, ci sono stati anche momenti assolutamente memorabili, come la lezione tenuta all’università di Lublin sulla storia politica in Italia. Per la prima volta sono andato solo, ma questo ha fatto di me anche la star!
Poi i giorni a Varsavia, prima di ripartire. C’è stato spazio per tutto: l’amore (lo chiamiamo così un flirt-flash?), l’amicizia (Yumi), il lavoro (l’intervista a Jerzy Stuhr e la registrazione di I
l giorno di Natale)

Aprile – Svizzera. Una follia. Incontrare una donna in Polonia, durante un viaggio di lavoro. Ritrovarla su facebook e corteggiarla per due anni. Poi, un viaggio insieme in Svizzera. Quattro giorni d’amore a Ginevra e poi non vedersi mai più.

Maggio – Belgio. Un’altra follia. Partire il sabato per Bruxelles e tornare la domenica solo per andare al compleanno della tua migliore amica. Poi tornarci, una settimana dopo, e partire insieme per l’Irlanda.

Giugno – Irlanda. Dovevo tornare a Dublino, lo sapevo, dopo l’esperienza meravigliosa dello scorso anno. Quest’anno la compagnia era diversa, tutto è stato diverso. Ma è rimasto bellissimo. Purtroppo il rapporto con la mia sorellina rumena non è stato dei più facili. Anzi, quella vacanza insieme forse ha minato per sempre la nostra amicizia. E’ facile volersi bene, da lontano. Da vicino, è decisamente più difficile. Ma i posti erano bellissimi, e poi c’èra Audrey Tartare, e l’Irlanda era la mia seconda patria anche prima che ci mettessi piede. Figuriamoci adesso.

Agosto – Medjugorje. Un viaggio importante. Intenso. Bello. No, non mi sono convertito. Sono partito scettico e sono tornato – per certi versi – ancora più scettico. Anche se ammetto di aver visto, oltre a miracolismo e superstizioni, anche tanta fede e tanta spiritualità.

Settembre – Portogallo. Altro viaggio bellissimo. Inaspettatamente ottima anche la compagnia e mi dispiace solo che, dopo, non ci siamo più rivisiti. Un’indigestione di bellezza, di esperienza, e diciamolo pure, di cibo e di vino!

Settembre – Argentario. Mini-vacanza col gruppo ormai collaudato, che è poi quello di StraValentino. Ovvero, i miei migliori amici. La peggiore sotto il profilo turistico (siamo sempre stati fermi), la più bella sotto il profilo umano, perché molto più serena delle precedenti. Ma soprattutto, la vacanza con cui il sottoscritto ha scoperto Risiko. Una delle vere svolte del 2011. Insieme allo Squash. E il rafting!

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Il teatro

Erano appena due anni che non salivo sul palcoscenico con un costume, eppure mi è sembravo davvero un ritorno alle origini, prendere parte allo spettacolo Francesco un canto alla vitaorganizzatodallaparrocchia di Sant’Antonio. Il ruolo di Frate Giovanni il pugile mi calzava a pennello. E poi è stata la prima volta che ho preso parte ad uno spettacolo su san Francesco in veste di attore. E desideravo farlo da almeno… diciotto anni!

Un’esperienza breve – troppo breve – ma bellissima. Anche perché ho trovato un gruppo di persone meraviglioso, e l’unico rimpianto è non aver continuato a frequentarle dopo. Sicuramente frate Claudio e frate Antonello restano la più bella scoperta del 2011!

Per il resto, ho appeso la maschera al chiodo. I brevi excursus, però, sono stati molto divertenti, come l’incursione alla manifestazione dedicata ai matrimoni in cui ho riproposto Il suicida gentile di Campanile con Stefano De Majo e Silvia Imperi.

In tutto l’anno c’è stata una sola rappresentazione del Giullare di Assisi. E questo è stato al tempo stesso motivo di gioia (per quella) e di amarezza (per aver visto un progetto in cui ho creduto moltissimo, di fatto accantonato, e tutte le aspettative deluse).

Del Giorno di Natale ho già detto e non ritorno. Ma il giorno di Santo Stefano è stato davvero un momento fantastico.

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Il lavoro

Fosse un lavoro, scrivere su facebook, allora mi sarei sistemato. Ma purtroppo non è così.

Anzi, quello del lavoro è uno dei tasti più dolenti di questo 2011, complice la famigerata crisi. Sono dieci anni che faccio un duplice lavoro: webmaster di mattina e cronista di un quotidiano nel pomeriggio.

Ebbene, dopo 10 anni in cui ho gestito – anche negli orari – il mio lavoro in modo totalmente autonomo in ufficio è arrivata – all’improvviso – la stretta. Maggiore rigidità e obbligo di firma (e ci può stare) ma anche un paio di lettere di richiamo ingiustificate che mi hanno fatto pensare, per un momento, ad una vera e propria persecuzione.

Sull’altro fronte: nel 2011 ho compiuto 10 anni al Giornale dell’Umbria. Posso dire di essere stato tra i fondatori di quel quotidiano e credevo che – finalmente – sarebbe arrivato il dovuto riconoscimento. Niente di clamoroso, intendiamoci, parlo di un semplcie contratto di assunzione. Sai com’è, dopo 10 anni da precario sottopagato. Invece, sorpresa: dopo 10 anni mi viene diminuito lo stipendio. La crisi è crisi.

Intanto Impegno sociale, il periodico di cui sono direttore responsabile da 8 anni, mi annuncia che ha deciso di sostituirmi. Poco male, mi davano 100 euro all’anno. Però c’ero affezionato, a quella rivista, perché è l’organo della cooperativa sociale dove – 10 anni fa – ho fatto il servizio civile. Una delle esperienze più importanti della mia vita.

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Insomma, un altro capitolo chiuso. Ecco, forse se c’è una cosa che il 2011 mi ha insegnato, è che i libri, prima o poi, finiscono. E forse è inutile leggerli così lentamente come io faccio con il ciclo di Sherlock Holmes, che centellino dal 2004 per non farlo finire troppo presto.

Tutto finisce prima o poi. E nella vita si cresce, ma si invecchia anche. Invecchiano i tuoi genitori, invecchiano i tuoi amici. Invecchi te.

E’ stato il caso del festival Popoli e Religioni. Sicuramente la stanchezza c’era già. almeno in me. Ho iniziato a lavorare alla settima edizione dichiarando apertamente il mio distacco. Avrei dato una mano, ma quello che dovevo dare l’avevo dato nelle sei edizioni passate e di più, ero certo, on potevo fare. E poi poi basta giocare a fare il direttore artistico, il mio lavoro è quello del giornalist e quello voglio tornare a fare. Anche perché mi ero già sovraesposto a livello mediatico…

Poi è successo che i miei due co-direttori hanno litigato col capo e se ne sono andati. E io mi sono convinto ancora di più che la fine era vicina. Non saremmo mai stati in grado di farcela da soli, non, almeno, a mantenere gli standard degli altri anni. I nuovi partner sembravano inaffidabili e difficilmente gestibili. Insomma, si prospettava un’edizione in tono minore. Io speravo di tirare fuori qualcosa di carino, ma non mi facevo illusioni. Sarebbe stata l’edizione più brutta delle sette organizzate fino ad allora. Tanto più che il Comune ci aveva anche tagliato i fondi e ci siamo trovati a dover lavorare con il budget più basso mai avuto dal 2005.

Ebbene: è stata la più bella, la più grandiosa e quella di gran lunga di più successo di tutta la storia del festival! La prima che possiamo dire, ha avuto un’effettiva eco a livello nazionale. Oltre alla qualità, alle presenze, insomma un’edizione perfetta.

UIn miracolo? Probabilmente sì. I miracoli accadono. E allora perché non sperare in questo 2012 che si è avvicinato così minaccioso? Certo, c’è da tirarsi su le maniche e lavorare di brutto. Ma qualcosa di bello si può riuscire a farla.

Tutto finisce, dicevo. Anche il tuo blog. E questo è l’ultimo post che scrivo su questo blog che racconta la mia vita ormai da 6 anni. Splinder, infatti, chiude. Ha annunciato la dismissione di questo – e di tutti gli altri miei blog – con la freddezza con cui Il Giornale mi comunicava il taglio dello stipendio o Impegno sociale l’avvicendamento. Per non parlare di quella che mi ha detto: “Non mi interessi più”. Tra meno di dieci giorni il mio blog sarà cancellato.

Niente di grave, per carità. Si possono recuperare tutti i contenuti e fare un redirect. Però che ci devo fare, io sono un sentimentale, mi ero affezionato a splinder. Anche al suo nome così sprint. E poi certo, ci saranno tanti link da sostituire, bisognerà imparare a usare un altro sistema, abituarsi ad una nuova grafica. Ma magari – anzi sicuramente – quello nuovo sarà molto più bello e funzionale.
Insomma, morto un blog se ne fa un altro. Ci vediamo su AlterVista!

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